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Mia sorella era tutto ciò che mi restava della mia famiglia, ed anche lei se ne era andata, ero a pezzi e in più la storia di Bianco non mi aveva aiutato anzi, il contrario, ma mai, mai glielo avrei fatto notare. Decisi di tenere il mio dolore dentro di me, decisi di non parlarne più.

Come sempre aspettavo con ansia l'arrivo del giorno in cui sarei uscito da quel posto infernale con le volontarie di questo lager. Mi posizionai al cancello del box in attesa e scodinzolante. Da lontano sentivo l'odore delle ragazze ed ero così eccitato, avevo bisogno di uscire, avevo bisogno di dimenticare anche per pochi minuti tutto questo, avevo bisogno di allontanarmi dal mio carcere, dalla mia vita deludente.

E mentre le ragazze entravano in canile, alle mie spalle Bianco si mosse verso la porta del box, si mise al mio fianco, sospirò e disse:

<<Una possibilità, una sola.>>

Non risposi, lo guardai e dentro di me sorrisi, se Bianco riusciva a tirare fuori un po' di speranza allora chiunque poteva averne.

Ed ecco finalmente il nostro turno; io scodinzolante e Bianco al mio fianco immobile respirava profondamente, come se stesse facendo di tutto per trattenere la rabbia, la voglia di ringhiare e di mordere chiunque provasse ad avvicinarsi. Vidi la mano della volontaria aprire il cancello, mi scostai per farla entrare, fece tutti i suoi movimenti noncurante della presenza di Bianco, come se non si fosse accorta che anche lui stava li ad aspettare il suo turno, pensai tra me e me "ti prego girati, guardalo, vuole uscire, lui ti da una possibilità dagliela anche tu!". Come se mi avesse letto nel pensiero si girò e vide Bianco seduto in attesa, il viso di lei si illuminò sorrise e gli allungò una mano per legare Bianco ad un secondo guinzaglio che aveva in tasca. Bianco fece un piccolo passo indietro, talmente piccolo che fu quasi impercettibile, ma io riuscii a vederlo e lo guardai con occhi colmi di speranza. Bianco colse il mio sguardo, fece un profondo respiro e lentamente si avvicinò alla ragazza che lo accarezzò sotto l'orecchio e lo legò al guinzaglio. Finalmente uscimmo.

Fu una lenta passeggiata fino al parco, Bianco non camminava molto bene, tutto il tempo passato steso sul cemento e i pochi passi all'interno del box gli avevano ridotto malissimo le gambe, ma non mi importava niente della velocità della passeggiata, ero veramente felice per Bianco che finalmente dopo tanto tempo rivide la luce del sole e di li a poco avrebbe riappoggiato le zampe sull'erba fresca. Giunti nel nostro posticino la volontaria mi staccò il guinzaglio ed io rimasi libero (dopo un po' di tempo avevo finalmente imparato che se non mi fossi allontanato troppo sarei potuto stare senza guinzaglio a correre e giocare), lei si mise a sedere vicino a Bianco che si era completamente steso per terra, sul viso sembrava quasi che avesse una lacrima che gli scendeva, ma non avrebbe mai dato a vedere la sua gioia immensa nel risentire la terra e l'erba sotto le zampe. Mi fermai dalla mia corsa, mi sdraiai di fronte a Bianco e la volontaria e mi godetti la scena:

<<Ehi Randagio guarda Bianco si è steso sulle mie gambe, che faccio gli accarezzo il pancino?>>

Disse la volontaria con Bianco sdraiato a pancia in su nelle sue gambe con un enorme sorriso sul muso in attesa delle tanto amate coccole, feci un piccolo guaito in segno di approvazione, la volontaria sorrise e lentamente cominciò ad accarezzare il pelo ricciolo di Bianco sulla pancia.

Mai avrei immaginato di vedere il mio compagno di cella così rilassato e felice, si stava finalmente aprendo si stava dando una possibilità di vivere gli ultimi giorni della sua vita in modo sereno seppur all'interno di un canile, perché diciamocelo quante sono le possibilità che un cane della sua età possa finire i suoi giorni su un morbido cuscino piuttosto che su una logora coperta marcia sopra ad un pavimento di cemento? Direi molto poche.

Capitan CoraggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora