Wrong man

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Una lattina di caffè caldo, fu ciò che sembrò risvegliare Mirae dai suoi pensieri.

Kai aveva appena appoggiato l'oggetto sopra il tavolo, davanti alla ragazza, che portò i suoi occhi a lui, che si sedette davanti a lei, aprendo la propria lattina.

-Cosa? Non ti va?- le chiese alzando le sopracciglia, dopo aver preso un sorso.

Mirae continuò a fissarlo, per molto prima di decidersi a parlare. -Non sei arrabbiato?- gli chiese.

-Dovrei?-

-Ho ucciso una persona- disse Mirae con voce morta e lo sguardo spento.

-In realtà, l'hai solo ferita gravemente- precisò il ragazzo.

-Kai... lui è morto. E io non capisco nemmeno come mi sento. Perché sono così sollevata e questo mi fa solo pensare che io mi sto trasformando in un mostro- giunse le mani davanti la viso e ci poggiò la fronte. Chiuse forte gli occhi, rimandando indietro il groppo che aveva in gola.

-Non lo sei- le disse con gentilezza il ragazzo. -Il vero mostro qui, era lui-

-Tu sei stata una sua vittima, e spesso il dolore si tramuta in un odio accecante, arrivando a farci compiere azioni, fuori dal normale-la voce di Hitman Bang, le fece alzare subito la testa. -So che hai esitato, più di una volta. Ti ha portato allo stremo, giocando con le tue emozioni e il tuo dolore-

-Non ho provato nulla premendo il grilletto-

-Sei sicura?- le chiese l'uomo guardandola dritta negli occhi.

Rabbia. Una rabbia talmente intensa da averla sentita scorrere nelle vene.

Mirae distolse lo sguardo. Portandolo al tavolo bianco sotto di se.

-Le tue emozioni, ti rendono umana. E nessuno ha il diritto digiudicare, il tuo dolore di giocare con esso- le disse l'uomo.

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Mirae si era totalmente concentrata sugli allenamenti, per sfogare tutta la sua rabbia e frustrazione. Si sentiva meglio? No.

Ma era l'unico modo per scaricarsi ed evitare di fare un'altra sciocchezza che le avrebbe seriamente giocato la sanità mentale.

Colpì con forza il sacco da boxe davanti a lei, sentendo le sue stesse nocche farle male. Trattenne a stento un imprecazione, massaggiandosi subito il punto con l'altra mano.

-Che diavolo stai facendo?- le chiese Jesse poggiata al muro, mentre la osservava.

-Nulla- rispose Mirae, smettendo subito di massaggiare la mano dolorante.

-Davvero? Perché ho sentito il cark fin qui- le rispose la mora.

Mirae non rispose, bensì si avvicinò alla sedia, per prendere l'asciugamano che si passò dietro al collo.

Sakura flower// Park JiminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora