Quando Simone arrivò davanti a Villa Balestra, il giorno dopo, notò subito il lieve fermento sotto al portico.
Avvicinandosi, fu facile capirne il motivo.
Lorenzo e un funzionario più anziano di lui, forse suo zio, se ne stavano placidamente accomodati sulle sedie di vimini davanti all'entrata della villa.
Dante, invece, se ne stava in piedi, chiaramente a disagio, proprio all'imbocco del portico, con Virginia accanto che guardava gli ospiti con un cipiglio di disappunto che proprio non riusciva a camuffare.
Intorno a loro, gli spiriti della casa erano in costante agitazione, disturbati dai nuovi arrivati e dalla storica rivalità che correva tra i Balestra e i Visconti non troppo apprezzati quindi su quel suolo già reclamato.Avvicinandosi, dovette tirarsi Aristotele in braccio, che proprio non voleva saperne di trovarsi di nuovo faccia a faccia con una persona chiaramente poco gradita.
"Che succede?"
Gli stanti si voltarono alla nuova intrusione e persino gli spiriti si placarono alla vista di Simone, che per naturale difesa sentiva già le dita sfrigolare.
Lorenzo posò i suoi occhi chiarissimi su di lui, due gemme rifugenti incastonate nel viso d'ebano che nulla aveva d'imperfetto."Eccoti!", esclamò col suo tono melenso, alzandosi in piedi con un sorriso sibillino che non poteva essere altro che ingannevole.
"Eccomi", il corvino si spostò davanti a suo padre e sua nonna, che gli posò una mano confortevole sulla spalla. Aristotele soffiò lievemente e si sporse per scendere dalle sue braccia, così da sedersi proprio di fronte al suo padrone, come una sfinge imperturbabile.
"Stavamo giusto parlando di te", lo zio di Lorenzo, Filippo, si levò come un'ombra alle spalle del nipote e gli rivolse uno sguardo di sufficienza.
Il lungo cappotto nero di panno toccò terra fino a coprirgli gli stivali di pelle, anch'essi scuri."E a cosa devo quest'attenzione?"
Lorenzo schioccò la lingua sul palato e avanzò di un passo, prima di rivolgere uno sguardo divertito ad Aristotele che aveva subito iniziato ad agitare la coda nera, nervoso.
"Considerato che, ovviamente, tuo padre non potrà presenziare al prossimo Sabbah" la supponenza intrinseca nella sua voce fece risvegliare ulteriormente la magia di Simone, già in tensione "Stavamo pensando che potresti diventare tu il rappresentante della tua famiglia, ufficialmente, ecco"
Simone si voltò a guardare Virginia, che si limitò a scuotere la testa e a stringergli di nuovo la spalla.
"Nessuno potrebbe rappresentarci meglio di Simone, su questo non abbiamo dubbi."
La risatina che abbandonò le labbra di Lorenzo, incontrollata, sembrava sottintendere una serie di significati che fecero ulteriormente agitare Aristotele, ai loro piedi.
"Non era solo questo che volevo proporti"
Dante se ne stava in silenzio, quasi estraniato dalla scena, impotente e nei suoi occhi Simone poteva scorgere tutto l'amaro di quella sensazione: il non poter parlare, il non poter difendere, perché così facendo avrebbe solo recato danni.
E per uno come Dante, che faceva della dialettica la sua arma, era avvilente vedersi costretto a tacere."Sono stanco di questo mistero, perché non parli e basta?"
Simone si forzò a tenere lo sguardo saldo in quello di Lorenzo, che si lasciò andare all'ennesima risata divertita.
"Vedi, è per questo che, nonostante tutto, mi piaci. Capisci? Per questo tuo -schioccò la lingua come alla ricerca della parola giusta- temperamento."
"Vorremmo tutti ridurre questo incontro al tempo necessario, quindi vieni al dunque o sfrutterò la mia totale incapacità di controllo, ti avverto."
Aristotele miagolò, in assenso.
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Bewitched
FanfictionSimone è nato baciato da poteri che affondano radici nei rami più antichi della sua famiglia. Peccato che sia anche terribilmente imbranato. •in copertina una delle opere meravigliose della talentuosissima @ariespuntosia che mi ha fatto piangere. 💓