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Le settimane passarono troppo velocemente, e dei ragazzi e del movente, nessuna traccia. Il maresciallo continuava ad elemosinare una confessione, cercava di spillare altre informazioni ai ragazzi. Al vicino di casa. Alla fioraia. E al camionista. Ma niente.
Tutti ripetevano sempre la stessa cosa. Così sconfitto, il maresciallo se ne stava sulla sua poltrona del suo ufficio, con davanti un dinosauro al posto del computer per quanto fosse vecchio quel catorcio. Pensava, scriveva, annotava, certe notti li sognava pure. Erano diventati un incubo per lui.

« Maresciallo, insieme alla posta giornaliera, c'è una lettera per lei »

Questo era il postino, che aveva beccato il maresciallo fuori dalla sua abitazione, nel giardino, che raccoglieva il giornale e passava il tagliaerba. Sorrise sotto ai baffi, e congedò il postino prendendo tutta la posta.
Posò tutto sul tavolo. E un po' per tutto il lavoro, e un po' per le lagne della cornacchia di sua figlia, si dimenticò completamente di quella lettera. Difatti i giorni passarono, e quella lettera con la carta azzurra pastello, rimase nella sul tavolo del divano.
La domestica l'aveva lasciata lì perché credeva che l'uomo l'aveva posata a posta. Ma poi, decise di posarla nel suo ufficio, nel ripiano in legno della scrivania.
Dopo una lunga giornata di lavoro, con ancora la fissa dei due amanti, il maresciallo tornò a casa e si rinchiuse sul suo studio, com'era solito fare. Per bersi una bottiglia di whisky in santa pace.
Ma allena vide la lettera, si mise comodo e la aprì.
La scrittura ordinata, molto elegante si fece spazio tra le righe ben delineate della carta azzurrina, usata appositamente per quella lettera. La lesse da capo a fondo trovando la pace dei suoi pensieri. In quelle righe vi era il motivo per il quale i due amanti erano scappati.

« Era così ovvio... perché non ci ho pensato prima »

Scoppiò in una fragorosa risata e uscì trionfante dallo studio. Urlando ai quattro venti che ci era riuscito, aveva il movente. Aveva risolto il caso. Presto tutto il paese lo venne a scoprire. Di certo non era il volere dei due ragazzi, ma almeno la signora Min ebbe un buon motivo per lasciarsi morire. La fioraia fece un sacco di soldi, appunto per il funerale della signora Min. Il camionista sorrise, una giovane coppia era riuscita a sopravvivere in un mondo di merda. E i due amici... Loro non erano affatto felici. Ma col passare del tempo, lasciarono perdere, e ripresero a vivere normalmente, e molto più vicini. Che siano riusciti a completarsi a vicenda? Chi lo sa.

Jimin aveva scritto quella lettera. La sua scrittura così elegante, mischiata alla carta azzurro pastello scelta da Yoongi, era così delicata e perfetta.
La lettera diceva chiaramente che erano scappati per colpa dell'omofobia della signora Min, ne tantomeno per gli insulti dei loro coetanei. Bensì per il loro amore.
Infatti, i due amanti, erano scappati perché volevano vivere il loro amore in gran segreto, custodendolo come una gemma costosa e preziosa dell'epoca vittoriana, magari custodita in un museo. Volevano che tutti, buoni e cattivi, avessero il ricordo dei due che si amavano con sfrontatezza, contro tutto e tutti. Però allo stesso tempo, erano così gelosi del loro amore che volevano goderselo, in un posto sperduto, in mezzo al nulla, secondo per secondo, giorno per giorno, fino a che la morte non li avrebbe accolti.
E neanche la signora morte stessa può separare le loro anime, perché esse, sono gemelle.

Angolo Autrice
E anche questa storia, è giunta al termine. Spero che questa storia breve vi sia piaciuta, e, non nego, che ne ho già un'altra in elaborazione.

se avete trovato errori nei capitoli, fatemelo notare così li correggerò immediatamente.

detto ciò, alla prossima storia <3

Gli Amanti · YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora