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Mi ritrovai seduta sulla sedia della mia camera, una stanza che non avrei rivisto più per un po'.
Quando vidi che avevano accettato la mia domanda al college feci i salti di gioia, ero felicissima, non vedevo l'ora.
Sarei partita di pomeriggio, ero molto euforica al riguardo, finalmente il college... pensai tra me e me, è un passo molto importante ora che ci penso, sarà fantastico!

Andai in salotto da mia madre per portare le ultime valigie così da poter partire subito, l'ho già detto che ero molto euforica a riguardo?
<<mi mancherai molto...>> disse abbracciandomi <<mi mancherai anche tu, tanto, ma avremmo molte occasioni per vederci, per esempio il fine settimana, non abbiamo lezioni quindi potresti venire da me, usciamo da qualche parte, o torno io a casa, insomma, le occasioni non mancheranno di certo>> dissi sorridendole, lei mi guardò un attimo e poi mi sorrise a sua volta accarezzandomi la guancia destra <<sono così fiera di te figlia mia...>> la abbracciai più forte di prima godendomi quel momento e quella frase tanto sudata. Sì, feci molti sforzi nella vita per ottenere un suo "sono fiera di te" e sentirglielo dire mi rendeva così orgogliosa di me stessa.

Tornai in camera, mi cambiai veloce mettendo qualcosa di molto casuale e comodo, alla fine avrei dovuto affrontare un viaggio in auto di quasi due ore, volevo stare comoda. Mi legai i capelli in una coda di cavallo alta, gonfiando un po' i capelli davanti in modo buffo ma che a me piaceva, mi misi le scarpe e giusto un po' di mascara, solo per rendere le mie ciglia un po' più lunghe. Presi la mia giacca rossa preferita e andai verso la porta, mi girai e diedi un'ultima occhiata alla mia stanza, mi mancherà, ma spero di ambientarmi bene nella mia nuova camera...New York....che emozione.
Corsi da mia madre che appena mi vide aprì la porta prendendo una valigia, io presi l'altra e le caricammo in macchina. Salimmo nell'auto e mamma mise in moto accendendo quasi subito la radio, non andava da nessuna parte senza una colonna sonora che la accompagnasse durante i viaggi e a me non dispiaceva.

Cantiamo spesso insieme in macchina, fin da quando ho memoria con lei, è sempre stata una madre affettuosa, mi ha sempre dato l'amore di una madre, quell'amore di cui avevo bisogno.

Nell'orfanotrofio dove stavo da bambina avevo il terrore che la mia nuova famiglia non sarebbe stata in grado di farmi stare bene, ma non avrei potuto chiedere di meglio di una donna single che non può avere figli ma li desidera più di ogni altra cosa.

La guardai e mi venne in mente la prima volta che misi piede in questa casa, ero così disorientata ma lei mi mise una mano sulla testa e mi disse <<benvenuta a casa mia piccola Adora>> e da lì capii che lei non sarebbe stata solo una madre per me, ma anche la mia migliore amica. Mi fece scegliere come arredare la mia cambretta, ogni mio desiderio lei cercava sempre di realizzarlo ed io iniziai a voler essere perfetta per lei, per renderla fiera di me. Ho sempre avuto voti alti a scuola per questo, eccellevo in ogni tipo di sport; penso di averla delusa solo una volta nella vita, rubando una caramella da un negozietto vicino casa, ricordo che per prenderla feci cadere tutto il vaso facendo un trambusto enorme, ero circondata da caramelle e un vaso rotto, rivolsi un sorriso facendo vedere i denti al cassiere che non trattenne una risata, mia madre invece si mise una mano in faccia imbarazzata.

Sorrisi al ricordo di tale scena.
Mia madre era ormai partita, stava canticchiando ma io quella canzone non la conoscevo quindi chiusi gli occhi e mi misi comoda sul sedile poggiando una tempia sul finestrino.

Il viaggio sembrò volare, non me lo aspettavo sinceramente, ma meglio così.
Scesi dalla macchina e mi soffermai a guardare il college, era veramente molto grande, con le mura di un bianco perlato, due grandi porte verde scuro e un'infinità di finestre che mostravano l'interno delle aule. Non troppo lontano intravidi l'edificio che ospitava le camere, ed una marea di ragazzi che entravano ed uscivano: da soli, in gruppo, oppure a coppia, erano molto indaffarati. Altri, come me, erano occupati a scaricare i propri affetti dalle macchine dei propri genitori.
Mi diressi verso mia madre che stava togliendo le valigie dal portabagagli, ne presi una e mi diressi verso l'edificio con mia madre che mi seguiva a ruota con l'altro bagaglio.
Numero 16...la trovai dopo una ventina di minuti, la aprì e vidi una ragazza dai capelli scintillanti e viola.

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