Ho sempre odiato il piccolo paesino nel quale sono cresciuta; era piccolo, molto piccolo, tutti si conoscevano tra loro, tutti amavano affacciarsi alla vita degli altri per poterla criticare con il vicino di casa, avevo sempre temuto quel chiacchiericcio, ma la cosa peggiore era che intorno a Cerville c'erano altri piccoli paesini molto simili, quindi non avevo vie di fuga.
Ho sempre avuto le stesse amiche, o almeno fino alle scuole superiori, da lì in poi non sono riuscita a legare in modo particolare con nessun altro.
Poi in quarta ho avuto la mia prima relazione con un ragazzo più grande di me, aveva venticinque anni, si chiamava Eric e per 2 lunghi anni mi fece vivere nell'inferno, sapeva che non sarei mai riuscita a lasciarlo a causa della mia paura della solitudine, in questo modo riuscì ad approfittarsene, usandomi quando ne aveva bisogno e poi uscendo con altre 5 donne contemporaneamente.
Spesso veniva a prendermi da scuola ed i miei genitori lo odiavano, a causa sua avevo avuto spesso diversi litigi con mia madre che giustamente si preoccupava per me, una ragazzina troppo accecata dall'amore per vedere la verità.
In realtà sono sempre stata molto oggettiva e realista, ma quando per la prima volta mi ero ritrovata di fronte qualcuno che mi dimostrava il minimo affetto, ero caduta e avevo abbandonato me stessa.
Fortunatamente dopo il quinto anno ho scelto di trasferirmi da sola in una grande città lontana dalla piccola gabbia che era il paesino in cui avevo vissuto.
In un anno sono riuscita a concludere il corso di fotografia e a diventare quindi fotografa.
Un lavoro che mi permette di viaggiare ed esprimermi e grazie al quale sono riuscita a comprare un piccolo appartamentino che adoro, nel quale appena si entra ci si ritrova nel salotto-cucina che ho arredato con mobili poco costosi ma di buon aspetto, la parte più bella in quella stanza è sicuramente la grande vetrata che si affaccia alla città.
Poi c'è un corridoio, adornato da foto che ho scattato durante i miei viaggi di lavoro, ognuno di quei posti mi ha segnata profondamente.
Parigi ad esempio mi ha fatto capire il significato vero di solitudine, mi aggiravo da sola per la città con la mia macchinetta fotografica, da sola in mezzo a milioni di coppiette che andavano ad appendere i loro lucchetti d'amore al Pont des Arts, in mezzo a gruppi di amiche che per la prima volta viaggiavano insieme; le persone si scambiavano battute, baci, sguardi, parole dolci o amare ed io le osservavo, seduta nell'angolo di un bar a mangiare il mio croissant al pistacchio e scrivendo piccole annotazioni sulla mia moleskine.
Anche la mia stanza è decorata dalle fotografie, anche se la prima cosa che si nota quando vi si mette piede è indubbiamente il disordine: libri e fogli sparsi ovunque sul pavimento, così come i vestiti, che quasi mai resistono riordinati per bene nel mio armadio; mi dico sempre che se mai mia madre dovesse venire a trovarmi le verrebbe un infarto.
Dopo essermi trasferita ho finalmente trovato la pace, anche se ogni tanto la mia mente subisce un crollo e in quel momento di debolezza affiorano i ricordi peggiori che mi fanno sprofondare, uno dei peggiori è sicuramente quello del giorno della mia maturità, ero molto felice, così come lo era la mia famiglia, stavamo aspettando Eric, il mio ragazzo, per iniziare la cena organizzata per me, quando sentii vibrare il cellulare: un suo messaggio.
"Mi dispiace Sara, ho avuto un contrattempo al lavoro, festeggiate senza di me e ancora tanti auguri"
Ne rimasi molto delusa e non riuscii a godermi la cena, sentivo ci fosse qualcosa di strano ed il mio intuito non sbagliava, perché dopo giorni passati senza sue notizie, mi scrisse semplicemente che gli dispiaceva doverlo ammettere, mami aveva tradita più volte e per questo mi lasciava.
Ricordo che il mondo mi crollò addosso, non gli risposi mai, non sapevo come farlo.
Durante il corso di fotografia ho fortunatamente conosciuto Lewis, un ragazzo molto alto e perspicace, con il quale esco spesso per delle serate di svago.
Ci siamo legati un venerdì di Settembre, ad un appuntamento per un aperitivo in orario serale, non era un appuntamento da coppia, bensì un appuntamento in amicizia, Lewis era dichiaratamente gay ed entrambi avevamo solamente bisogno di poter contare su qualcuno.
Indossai dei jeans a zampa d'elefante di colore marrone ed un maglioncino bianco, completai il tutto con un cappotto lungo e nero, non mi truccai, non amavo farlo.
Arrivai ovviamente in ritardo e Lewis mi stava già aspettando davanti al locale.
"Ti ho già detto che quel cappotto sembra lo stesso che potrebbe indossare un investigatore hollywoodiano?"
"Sì Lewis, me lo dici ogni volta che lo indosso"
ridemmo insieme e nel mentre entrammo nel piccolo bar.
Nel corso della serata Lewis mi raccontò di come aveva scoperto di essere omosessuale, con tanto di divertenti aneddoti, io invece lo intrattenni con la vicenda della stupida ragazzina che si era fatta ingannare da un uomo.
Immancabilmente finimmo per raccontarci tutta la nostra vita, instaurando così durante quella sera un legame molto forte, quasi fraterno.
-SPAZIO AUTRICE-
Ciao! spero ti stia piacendo ciò che leggi!
Fammi sapere cosa ne pensi e soprattutto vorrei chiederti di farmi notare i miei errori nei commenti, ogni tanto potrei sbagliare a coniugare i verbi o potrei commettere errori/orrori grammaticali e vorrei che tu me lo facessi notare per potermi migliorare:)
Inoltre se hai suggerimenti o critiche sono molto aperta!
Detto questo, buona lettura!
17/11/2022 22:36
-Sara
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Key
FanfictionTutti hanno bisogno di qualcuno al loro fianco. Tutti meritano una seconda possibilità. Tutti chi? Dove si ferma il limite? Quando è troppo? TU SEI LA CHIAVE Questa è una fanfiction su Duskwood, è un riadattamento personale, non seguirò perfettame...