7. I got my eyes on you

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Per la prima volta da settimane mi sentivo bene.
Todoroki mi faceva sentire bene.
Nel periodo in cui non parlavamo mi ero dimenticato di come fosse capace di essere incredibilmente gentile e delicato con me.
Era un dono il suo e io ero comunque riuscito ad innamorarmi di uno stronzo come Kacchan.

"Non è uno stronzo" disse mentre finiva di ingoiare il suo boccone.
Ero scioccato.
"Come scusa?" chiesi allibito.
"Non è uno stronzo" ripetè Todoroki senza alzare lo sguardo dal suo nigiri.
Sgranai gli occhi e mi bloccai con la mano a mezz'aria e il sashimi che cadde dalle bacchette.
"Deku..." iniziò lui con il suo tono da ramanzina psicoanalitica, "... Bakugo è tante cose: insolente, arrogante, irrispettoso, ma non è uno stronzo."
"Hai appena dato gli aggettivi che definiscono uno stronzo..." osservai.
"Deku lui ti amava davvero, dici così solo perché non è riuscito a darti quello che volevi. Era uno stronzo con tutti, ma non con te" concluse guardandomi dritto negli occhi.
Mi sentii in colpa. Forse aveva ragione e avevo esagerato. Davvero mi amava magari e io ero stato un egoista a pretendere solo quello che volevo io e non ascoltare le sue ragioni.
Non era pronto magari e io da parte mia avrei dovuto dargli tempo e incoraggiarlo, stargli vicino e non abbandonarlo a se stesso.
"Cosa fai mi leggi nel pensiero adesso?" cambiai discorso io. Stavo diventando così sarcastico ultimamente che quasi non mi riconoscevo. Ma se fossimo rimasti ancora sul discorso del quanto Bakugo non fosse stronzo con me sarei finito per odiarmi e cominciare a pensare di dover tornare sui miei passi e chiedergli scusa.
Ero diventato troppo orgoglioso da quando stavo con lui. Con Kacchan, intendo. Ma in effetti, a frequentare qualcuno il cui orgoglio viene prima di ogni cosa, si comincia a pensare che alla fin fine non sia così sbagliato.
Finimmo la cena in quasi completo silenzio, pagò lui per me e tornammo a casa.
Voglio dire, tornammo a casa sua. Sapevo che me ne sarei dovuto andare di lì a poco, era quaai finito il periodo di Momo fuori casa e non potevo vivere a scrocco a casa loro per sempre. Però tutte le volte che pensavo di dover tornare a casa mia senza Katsuki mi faceva piangere. Mi saliva un senso di bruciore dallo stomaco fino alle guance e poi gli occhi cominciavano a prudere e le lacrime a scendere.
A volte piangevo senza rendermene conto. Non c'era neanche un vero motivo, a volte; semplicemente il mio corpo sapeva di cosa avevo bisogno per stare bene. Che poi non stavo bene affatto dopo, ma piangere poteva essere una terapia.

Passarono due settimane e non tornai a casa mia. Non che non volessi ma Jirou aveva accettato di andare a stare di Momo per un po' e Shoto non voleva tornassi in quella casa da solo. E a dire il vero neanche io volevo. Ero sollevato che mi costringesse a restare a vivere con lui.
Non avevo mai sopportato bene la solitudine, ma dopo quello che era successo la sopportavo ancora meno. Avevo bisogno di non pensarci. Di non pensare. Di non pensare al fatto che fossero ormai due mesi che non avevo notizie di Kacchan. Di non pensare che non si era più presentato a scuola, che Kirishima non mi parlava più e mi lanciava delle occhiate gelide a scuola. Di non pensare al brutto presentimento che avevo quando Denki mi guardava con occhi tristi e mi dava una pacca sulla spalla prima di tornare a rallegrare un Kirishima che ultimamente sembrava sull'orlo dell'esaurimento.
Non sapevo cosa stava succedendo, ma infondo in fondo sapevo di non volerlo sapere. Avevo il terrore che il mio presentimento non fosse solamente tale e avrei fatto qualunque cosa per non scoprirlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 18, 2023 ⏰

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~ 𝐖𝐨𝐮𝐧𝐝𝐞𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐫𝐭~ [bakudeku] 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora