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Tirai fuori le chiavi dalla tasca esterna dello zaino. Una volta aperta la porta entrai in casa, non annunciai neppure la mia presenza, ero ben consapevole del fatto che nessuno fosse lì.

Quando raggiunsi la cucina però, intravidi una figura dalla chioma ramata e riccioluta seduta sul divano a smanettare col suo cellulare. Assottigliai lo sguardo avvicinandomi leggermente al ragazzo, che non mi notò, concentrato com'era su ciò che stava facendo.

A due passi da lui però mi raggelai, spalancai gli occhi e sorrisi involontariamente. Presi la rincorsa e gli saltai addosso, schiacciandolo col mio peso.

"Sei tornato" risi contro la sua spalla. Potevo sentire le fossette formarsi sulle mie guance. Mi avvolse con le braccia mettendosi a ridere. "Sono tornato sorellina" lo strinsi ancora più forte.

"Mi sei mancato" mi staccai dall'abbraccio e mi rimisi in piedi con un sorriso a trentadue denti. "Anche tu" si alzò a andò in cucina "Hai fame?" mi chiese aprendo il frigo.
Notandolo pieno di girò verso di me.

"Chi ha fatto la spesa? E non dire mamma e papà che non ci credo manco per il cazzo" scrutò tutti gli scaffali affascinato.
"Sono stata io, se aspetto che siano loro a farla muoio a digiuno" incrociai le braccia appoggiandomi al ripiano in marmo della cucina.

"Che ragazza indipendente" mi prese in giro lui, spettinandomi i capelli.
"Quindi che prepari?" gli chiesi curiosa e piuttosto affamata. Guardai l'orologio notando come fossero le undici e mezza.

"Ho voglia di pasta" disse lui pensieroso.
"Fammi indovinare, pasta al tonno" gli lessi nel pensiero e mi guardò sorridendo.
"Mi conosci troppo bene" si mise all'opera, infilandosi il grembiule che usava quando lavorava come cameriere e iniziando a scegliere il tipo di pasta da fare.

"Aggiungici le spezie" gli dissi prima di raggiungere le scale e andare in camera mia. Appoggiai lo zaino e mi buttai sul letto controllando se ci fossero dei nuovi messaggi sul telefono. Nessun nuovo messaggio. Ovviamente.

Eravamo a tavola e stavamo mangiando la deliziosa pasta tonno e spezie di mio fratello. Adoravo come la faceva lui.

Lo stavo aggiornando dei recenti avvenimenti.
"Quindi stasera dobbiamo andare a cena dalla nonna e dalla zia?" chiese Tommaso con la bocca piena. Annuii bevendo un goccio d'acqua.

"E mamma e papà non ci saranno giusto?" prese un'altra forchettata di penne e se la ficcò in bocca.
Scrollai le spalle guardandolo. "A me hanno detto sarebbero venuti" lui mi guardò alzando un sopracciglio.
"Dicono tante cose, eppure..." lasciò la frase in sospeso.

"Dai raccontami del tuo viaggetto con Lucia. Com'è andato?" sorrise sornione e prese a raccontarmi di tutto e due le settimane passate in Spagna con lei.

Dello zoo che avevano visitato, della paella che Lucia aveva adorato e del portinaio che si era preso una sbandata per lui. Risi come non mai.
Mi sei proprio mancato fratellone.



La porta della mia camera si aprì ed entrò mio fratello abbastanza annoiato.
"Come dobbiamo vestirci per la cena?" incroció le braccia guardandosi intorno e analizzando la stanza.
"Io mi metto jeans e felpa" alzai le spalle non curante.
Mi guardò "Ok" e richiuse la porta.

Cinque minuti dopo rientró.
"Ma se non ci andassimo?" mi guardò supplicante.
"Cosa stai facendo?" mi chiese con le sopracciglia corrucciate notando che ero stesa sul letto con le cuffie.
Alzai il libro che stavo leggendo.
Fece un verso annoiato.

"Stai leggendo? Sul serio? Preferisci un libro a un film western con me?" sapevo aveva voglia di film western -che io odiavo con tutto il cuore-, altrimenti non mi sarebbe venuto a rompere le palle. Forse.

C'è magia nell'ariaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora