5- Forse era meglio saper ignorare.

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《Abbiamo fatto tutti gli accertamenti, signori Trulock. Temo di dovervi dare una brutta notizia.》 Eravamo nello studio di VonShuster da nemmeno cinque minuti e mia madre già piangeva. Era sempre stata una donna forte, mia madre. O almeno, così credevo. Credevo così tante cose, prima, ma in quel momento  non sapevo  più niente. Credevo di non aver mai avuto certezze, e questa era probabilmente la mia unica certezza: credere di non avere punti di riferimento. 《...Secondo le analisi》 Il dottore sospirò, e si prese una piccola pausa. Chiuse gli occhi, portando le mani alla bocca  stando così, immobile, con un espressione dispiaciuta sul volto. C'era silenzio. Mia madre stava cercando di trattenere i singhiozzi. 《 Temiamo che vostra figlia abbia un...tumore al lobo occipitale del cervello. 》 E BAM, fu come una bomba inaspettata quella rivelazione, che distrusse ogni vano tentativo di mia madre di non piangere. Nemmeno mio padre riuscì a trattenere le lacrime. Io fissavo il dottore con occhi spenti. Ero troppo stanca per incuriosirmi del tedesco dalle guance cadenti, figuriamoci per piangere. Ero stanca, tutto qui. E la diagnosi del VonShuster non mi aveva aiutata. Per nulla. Mi sentivo crollare.  《Mi  dispiace molto, signori Trulock. Capisco che è difficile da accettare, ma stanno svolgendo degli studi, e non è ancora detta l'ult...》Fui io ad interromperlo. Non l'avevano fermato i singhiozzi né le occhiate tristi dei miei genitori. Quindi ci pensai io a riportarlo alla realtà : non doveva illudere i miei.  L'ultima parola era già stata detta. Avevo sospirato rumorosamente prima di parlare. 《Quanto tempo mi rimane? 》 Non riconoscevo la mia voce. Era così bassa e pacata, quasi...apatica. 《Marceline, ti prego...》 Sussurrò la mamma stremata, scossa da brividi continui mentre le lacrime rigavano le sue guance arrossate. Il dottore rimaneva in silenzio e abbassò lo sguardo, come se non mi avesse sentita. 《Quanto tempo mi rimane!》 Domandai di nuovo, questa volta con un tono di voce più alto. Il dottore mi osservò, mentre puntavo le mie iridi color nocciola nelle sue di un grigio spento. Poi si levò gli occhiali, sospirando. 《Non lo sappiamo, non siamo ancora in grado di stabilire quanto...》

《Voi lo sapete benissimo, invece. Quindi ditemi immediatamente quando cazzo morirò.》E tornai a parlare con quel tono duro e apatico che fece piangere ancora di più mia madre . Poggiò la testa sulla spalla di mio padre, che stringeva i pugni tentando di sembrare forte. Io li guardai, e provai un odio viscerale e disumano. Io stavo per morire e loro piangevano, soffrivano quanto soffrivo io. Forse di più.  Mi feci schifo da sola per il dolore che provocavo a chi mi voleva bene. Poi posai lo sguardo sul dottore, di nuovo, che era indeciso sul da farsi. 《Se le terapie non funzionano e il tumore si espande, temo...uno, massimo due anni.》 Vaccillai un istante. Credevo di mettermi a piangere. 《Va bene, dottore. Mi bastava sapere questo.》 Ma la mia voce mi fece convincere del contrario. Mi alzai, e strinsi la mano rugosa del dottore. Baciai sulla fronte mamma e papà, che mi vollero stringere in un abbraccio. Li lasciai fare. Uscì da quella stanza che sapeva di morte.

Fuori dallo studio mi aspettava Andrew, seduto su una sedia mentre si stringeva i capelli tra le mani. Andrew era il mio migliore amico. Ci conoscevamo da dodici anni, ed è sempre stato al mio fianco. Era come un fratello , per me. Il mio braccio destro. 《 Ehi, dico a te, bastardo di un rosso.》 Provai a dirlo in tono scherzoso, ma nel vedere il volto di Andrew contratto dal dolore, la mia voce si incrinò, rotta dalle lacrime. Corse ad abbracciarmi , e mi strinse i capelli tra le sue grandi mani, mentre io nascondevo la testa sul suo petto per non far vedere le mie lacrime. 《Che ha detto il dottore? 》 Chiese lui, la voce già bassa per le lacrime che versava. Io tirai su con il naso prima di rispondere, nascondendo ancora di più la testa. 《Ho un tumore al lobo occipitale. 》

(...)

Passai altri tre giorni in ospedale. Mi diedero tre pillole diverse da prendere ogni due ore: li chiamai calmanti, perché era questo l'effetto che facevano. Mi calmavano. In parte, ovviamente. Per tre giorni la Ciurma mi chiamò, e per tre giorni non risposi né ai loro messaggi né alle loro chiamate. Finché non mi dimisero, e io potei tornare a casa. Chiamai tutti, uno per uno, e li pregai di venire alla Rimessa al più presto. E quando mi chiedevano che fine avevo fatto, chiudevo loro il telefono in faccia.

Arrivarono tutti insieme, il pomeriggio stesso. Erano i soliti cinque, Rory , Emy, Lucy, Remy ed Eddy.  Alcuni mi urlarono contro preoccupati , altri mi abbracciarono, altri ancora mi minacciarono di morte se osavo scomparire un'altra volta. In quei casi, rispondevo con un sorriso triste. Sentì la mia pancia fare una capriola quando Ed mi diede un colpetto sulla nuca, prima di abbracciarmi, bisbigliandomi all'orecchio che si era quasi preoccupato.  Non diedi loro il tempo di farmi domande tipo 'Dove eri finita, dannazione? ' e feci sedere tutti ai loro posti. 《Sono certa che molti di voi vi starete chiedendo perché vi ho chiamati a rapporno 》 e risate lievi riempirono la Rimessa, facendomi sorridere appena. Era così bello sentirli ridere. Mi convinsi ancora di più che non dovevano sapere. Non volevo vederli piangere come avevano fatto mamma e papà , Faye e Andrew. Non volevo. 《Ebbene...voglio dire a tutti voi, qui e adesso, il mio buon proposito per quest'anno. 》Tutti, e dico tutti, mi guardarono male, con le sopracciglia inarcate. Sospirai appena, scuotendo la testa. 《 Mantenete l'entusiasmo, vi prego. Dunque, ho riflettuto molto in questi tempi. Ho pensato alla mia vita e sì, è stata abbastanza divertente. Ma  abbastanza non è mai abbastanza . Se continuo così, a bere e a sballarmi, presto non sarò in grado di muovere un muscolo, ma! Per il momento sono ancora in grado di fare qualcosa. Quindi, dato che non so quanto tempo mi rimane, farò ciò che mi hanno sempre detto i Green Day : Carpe Diem. E non so bene cosa c'entri, ma va bene lo stesso . Quest'anno farò tutto ciò che ho sempre voluto fare.》 Dissi, mentre spostavo gli occhi tra i presenti. Non sembravano capire granché. Poi Emy alzò la mano.《Non basterebbe smettere di sballarsi e fare quello che vuoi fare quando avrai finito la scuola ? 》 Chiese, e io sentì il disperato bisogno di dire tutto. Abbassai lo sguardo, rimanendo in silenzio. Finire la scuola. Non avevo nemmeno intenzione di  finire la scuola, non avrei passato i miei ultimi mesi di vita sui libri. Sospirai, alzando lo sguardo. 《 È questo il problema? La scuola?》 Ridacchiai , una risata aspra e vagamente forzata. 《 Ho risolto anche questo problema. Ed è per questo che vi ho chiamati! Ho bisogno che voi mi aiutiate a chiudere la scuola. Dobbiamo riempirla di topi così da avere un po' di vacanze per la disinfestazione! 》 Esclamai , mentre una sveglia prese a suonare. Sobbalzarono in molti, Remy addirittura fece un debole urletto, facendo ridere i presenti. Tranne me, che nel frattempo tirai fuori dalla tasca del felpone i barattoli con le mie pillole. Sfortunatamente Ed se ne accorse. Mi squadrò, e si avvicinò velocemente. E come potete immaginare, non ero nelle condizioni di reagire. Me lo ritrovai a due centimetri dal viso, e non mi accorsi che mi stava prendendo le pillole. Quando lo fece ,era troppo tardi. Chiuse velocemente il tappo e comincio a correre verso il divano, mentre urlava agli altri di bloccarmi. 《 Ed , non farlo, ti prego! 》 Urlai, mentre Lucy e Remy mi bloccavano, ridendo. Io stavo per mettermi a piangere, mentre Edward mi scimmiottava. 《Che c'è, la piccola drogata rivuole le sue pillole? Cos'è, eh?》 Mi domandò, agitando il barattolo mentre la sveglia continuava a suonare. Scossi la testa, dimenandomi, mentre tutti ridevano. 《Non me lo dici? Peccato , perché...ops, cos'è questa ? Un'etichetta con su scritto...》 E a quel punto si zittì. Corrugò la fronte, lasciando cadere il barattolo. Si zittirono tutti. Alternavano lo sguardo da me a Edward. 《Cosa significa? 》 Domandò, mentre gli altri iniziarono a bisbigliare. Io lo pregavo con gli occhi di non dirlo. 《Marceline. Che vuol dire questo?!》 Chiese ancora, chinandosi per raccogliere il barattolo, mostrandolo a tutti. Rory ed Emy sussultarono, guardandomi con occhi spalancati. Remy rimase pietrificato. Lucy sembrava non capire , perché iniziò a borbottare 'che vuol dire...?' Con un sorriso sghembo sul volto. Non le risposi. Corsi fuori dalla Rimessa, verso casa, mentre gli altri cercavano di seguirmi. Remy riuscì ad afferrarmi, mentre superavo il giardino di Rose. Fu allora che scoppiai. Iniziai a piangere senza sosta, strattonando per staccarmi da Remy. Ci avevano già raggiunti tutti quando urlai, disperata. 《HO UN CAZZO DI TUMORE, VA BENE? CREPERÒ PRESTO E VI ODIO, VI ODIO TUTTI PERCHÉ SOFFRITE PER ME! Siete contenti? 》 Mi asciugai le lacrime, osservandoli uno ad uno. 《Ma guardatevi...》Sussurrai, allontanandomi mentre gli altri mi seguivano, le lacrime che rigavano anche i loro volti.

Obbligai i miei genitori a cacciarli. E iniziò l' incubo.

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