L'idea peggiore della mia vita? Essermi fidanzata, a otto anni, con un bambino di nome Pietro Paolo.
L'idea migliore della mia misera esistenza?
Aver deciso, insieme alla Ciurma, di rubare alla nostra professoressa di Lettere, Latino e Geostoria del biennio. La professoressa Sanbue.
Questa amabile donna, una povera disgraziata separata e con due figlie scappate di casa verso l'Università ed oltre, è stata la mia rovina per i primi due anni del liceo. Si divertiva così, la stronza : ad umiliarmi e a pianificare malvagie interrogazioni per me e per i miei compagni. Certo, è anche vero che io a scuola non mi impegnavo quanto avrei dovuto.
...diciamo che, proprio nelle sue materie, non mi impegnavo affatto. Ma insomma, non è questo il punto, perché lei rimaneva stronza comunque. E meritava una punizione esemplare.
Che a dirla tutta, la mia brillante idea di rubare al Demonio mi era venuta in mente nel bel mezzo di un crollo emotivo e sotto l'effetto dei calmanti. Non ero molto in me, anzi, non lo ero affatto. Perché per quanto io possa essere pazza e con un tumore che mi sta divorando la coscienza, andare a casa della Sanbue era davvero troppo. Figuriamoci rubare! Però, insomma, il danno era fatto. E io sono una Trulock, diamine. E i Trulock fanno sempre ciò che dicono.
Anche se ci sono due genitori particolarmente iperprotettivi e una buona dose di gatti con le emorroidi pronti ad impedirtelo.
I miei genitori, infatti , al mio ritorno dalla serata in spiaggia sono decisamente impazziti. 《DOVE DIAVOLO ERI FINITA, LURIDA SCREANZATA, CI HAI FATTI PREOCCUPARE!》Ero particolarmente stupita del fatto che, in una serata, così tante persone mi avessero urlato contro. Era notevolmente interessante. Almeno quanto la punizione ricevuta, con tanto di predica. 《 Il fatto che tu non stia al meglio, non ti da il permesso di fare quello che vuoi! Rimani una bambina! 》 Una bambina di sedici anni che, per la precisione, aveva un tumore. Che è differente dal non essere al meglio. Cosa che gli ho fatto notare, motivo per cui mi hanno messa 《 IN PUNIZIONE PER UNA SETTIMANA, SCELLERATA.》 E quindi insomma, il piano di andare a rubare due sere dopo poteva anche andare a quel paese, e potevo mettermi l'anima in pace. Però no. Io volevo davvero rubare a casa della Sanbue, per quanto pazzo e pericoloso poteva essere. Io DOVEVO farlo. Ne avevo bisogno io, come ne avevano bisogno gli altri. E non solo perché quella donna ci aveva fatto venire crisi isteriche a mai finire. Sentivamo, tutti quanti, che il nostro gruppo si stava lentamente distruggendo. E per riunificarlo dovevamo fare ciò che la Ciurma aveva sempre fatto , solo più in grande. Il colpo migliore degli ultimi tre anni, per sentirci di nuovo noi. I soliti sei cazzoni che combinavano disastri.
Dovevamo farlo, ne avevamo bisogno. Per questo non informai nessuno della mia punizione, e progettai il colpo nei minimi dettagli con l'aiuto di Rory ed Emy, che da sempre sono state le mie socie. Più Rory che Emy, perché quest'ultima era, molto probabilmente, più saggia e matura. Certe cose non le faceva perché sapeva che non era corretto, e noi dovevamo agire senza lei. Vero è che la sua filosofia non le impediva di darci una mano a progettare : come ho già detto, Emily è un genio, e un'ottima stratega.
《Hai pensato al fatto che la Sanbue potrebbe avere dei sistemi di sicurezza piuttosto avanzati? Potrebbe essere complicato raggirarli. 》 Riflette Rory, distesa accanto a me sul pavimento. Siamo solo io e lei, e attendiamo l'arrivo di Emy. Mi volto verso di lei, e osservo le onde che i suoi capelli castani creano sul pavimento. Ha un aspetto così dolce e puro, Sorority. Lei è dolce e pura, più di quanto possa immaginare. E mentre ero lì, distesa, al suo fianco, iniziai a sentirmi enormemente meschina. Per colpa di Ed. Dovevo dirglielo. 《Marcy, sei connessa?》 Strabuzzai un po' gli occhi, annuendo, per quanto possibile dato che ero distesa. 《Sì, scusa. Riflettevo. I sistemi di sicurezza non sono un problema, Faye conosce un trucchetto con la molletta per aprire le porte. Può insegnarlo ad una di noi, o può partecipare al nostro colpo. Nel caso non dovesse funzionare, sono sicura che Emy o Remy saprebbero capire come fermarli. Nel caso, se hanno bisogno di più tempo per ragionarci, ci torniamo una settimana dopo. 》 Rispondo, posando adesso lo sguardo su Rory. Le sorrisi, mentre lei ricambiava lo sguardo. 《 A cosa pensavi? 》 Domandò in tono tranquillo, arricciando le labbra in un sorriso pacato. Sospirai, portandomi le mani alla faccia e scuotendola appena. 《 Come fate a capirmi così tanto, voi altri? 》 Borbottai, mentre sentivo Sorority ridacchiare. 《 Perché...non lo so, in realtà. Per me sei così prevedibile. Da sempre, credo.》 Un secondo sorriso le illuminò il volto, uno di quei sorrisi che riescono a migliorarti la giornata. Sospirai, voltando il busto e il capo verso il soffitto. Portai le braccia dietro la testa, e chiusi gli occhi. 《 Lo hai già capito, allora?》 Domandai, non riuscendo a guardarla negli occhi. Lei ridacchiò, di nuovo, probabilmente inclinando un po' la testa indietro come le capita spesso di fare quando ride. 《Capire cosa? Che sei nella merda come me? 》 e nel suo tono, stranamente, non vi era nulla di arrabbiato o infastidito. Era compassionevole e dispiaciuto, ma dispiaciuto per me. Mi ricordava tanto il tono che usava quando si parlava del mio tumore. Sospiro. Di nuovo. E strizzo gli occhi. 《Mi dispiace così tanto, Rory.》 Sussurrai a mezza voce, con un tono talmente flebile che non credevo potesse essere udito. 《 Dispiace anche a me, Marcy. Mi dispiace davvero tanto. 》
...
//SI MUORE DI CALDO
MA DAVVERO TROPPO
E io non c'ho proprio sbatti di aggiornare, sob, e non ho nemmeno finito il capitolo. Eh. Abbiate pietà di me, son vecchia e il mio neurone solitario è stanco e depresso.
Luv ya, aggiorno al più presto ♥
...
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I sogni sono belli perché rimangono tali.
Teen FictionNon è una bella storia d'amore. Questa storia è reale. Non vi anticipo nulla per il semplice fatto che io i riassunti non li so proprio fare. Chiedo venia. Se siete un po' curiosi leggete. non lasciatevi ingannare dai primi capitoli: la storia non...