𝓣𝓱𝓮 𝓖𝓱𝓸𝓼𝓽 𝓸𝓯 𝓒𝓱𝓻𝓲𝓼𝓽𝓶𝓪𝓼 𝓨𝓮𝓽 𝓽𝓸 𝓒𝓸𝓶𝓮

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Din, don

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Din, don. Din, don. Din, don.

Campane.

Perché sento il rumore delle campane se non ce ne sono nei pressi del Manor?

Din, don. Din, don.

Mi giro dall'altra parte, il cuscino premuto sulle orecchie.
Il suono è assordante. Sembra leggermente lugubre, come se stesse scandendo il ritmo delle mie ultime ore di vita o comunque, come se stesse preannunciando un funerale.

Din, don.

Sbuffo e mi metto a sedere.
È mattina; la debole luce solare filtra con prepotenza dalla finestra. Mi stropiccio gli occhi, poi mi trascino giù dal letto per chiudere le tende, vorrei solo tornare a dormire. Sono incredibilmente stanco.

Quando raggiungo la finestra e tendo le mani, però, mi accorgo di essere vestito.
Mi volto e scruto la stanza: ho gettato i miei abiti sul pavimento, ieri sera; perché, allora, li ho ancora addosso?

Forse, quel bizzarro sogno non è ancora finito.

Si è sempre così consapevoli di stare sognando, nel mezzo di un sogno?
Non credo, dev'essere una delle tante stranezze peculiari di questo strano sogno in particolare.
Se si fosse consapevoli della dimensione onirica mentre siamo al suo interno, di certo gli incubi non avrebbero alcun potere su di noi, no?

La mia attenzione viene attratta da una scura figura in avvicinamento all'esterno; onestamente, avverto l'impulso di fuggire a gambe levate, ma so di non avere alcuna chance di evitarla.
Apro il vetro, anche se so che potrebbe tranquillamente attraversarlo. Non mi sembra educato, però, così lo accolgo come meglio posso.

Il fantasma indossa un mantello nero, un velo a coprire il suo volto. Non riesco a riconoscere la sua identità, ma la silhouette è decisamente femminile.

«Buonasera, Draco», mi dice con voce calda e chiara, confermandomi che si tratta di una donna.

«Ehm, buonasera», biascico a disagio. Per qualche ragione, questo fantasma mi rende nervoso.

«Credo tu abbia capito come funziona questa cosa, ormai», continua lei. «Non mi è concesso molto tempo qui con te, dovrei essere altrove.»

«Cosa vorresti dire?» chiedo.

«Solo che il nostro sarà un viaggetto veloce», spiega brevemente.

«Perché hai il viso coperto?» indago ancora, curioso. «Gli altri fantasmi non lo avevano e io li conoscevo. Conosco anche te?»

«Non posso rispondere a questa domanda», replica e sono certo che vi sia del divertimento nella sua voce. «Vedi, nel tuo tempo, non sono ancora morta. Non puoi conoscere la mia identità. Sono stata mandata dal Futuro per impartirti l'ultima lezione che puoi imparare da noi.»

«Il Fantasma del Natale Futuro», rammento distrattamente. «Come puoi essere un fantasma, se sei ancora viva?»

«Consideralo uno dei misteri magici insolvibili» taglia corto lei. «Ora, sebbene normalmente io apprezzi la sete di conoscenza e non mi sottragga a una conversazione stimolante, temo di non aver il tempo di restare qui a fare congetture insieme a te.»

A Christmas Carol | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora