Trentaquattro.

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Cinque Anni Prima.

Correva, il vento fra i capelli verdi che gli portava via il sudore e gli asciugava la fronte.
Correva con la maschera di metallo ben adesa alla parte inferiore del viso, che lo teneva al sicuro, che celava la sua identità alle sue prede.
Correva veloce fra i vicoli mentre tentava di far diminuire la distanza fra lui e quel piccolo gruppo di criminali da bassifondi che aveva avuto la pessima idea di aggredirlo; gli si erano avvicinati, gli avevano sfilato in modo goffo un pacchetto che teneva sottobraccio ed erano scappati. Quello era però un pacchetto importante, affidatogli da Chisaki in persona e lui avrebbe dovuto consegnarlo ad un gruppo affiliato; in quel pacchetto era contenuta la droga ottenuta dal sangue di Eri ed era un "regalo" in cambio di un pezzo del loro territorio.

Izuku correva come se ne valesse della sua vita, cosa vera in effetti. Il trio di furfantelli aveva svoltato in un vicolo senza uscita e il vigilante aveva ghignato vittorioso: anche se in tre non avrebbero avuto una chance contro di lui.
Le mani volarono su una delle tasche della cintura, un lungo kunai in una mano e una bomba stordente nell'altra. La bombetta venne lanciata, gli occhi verdi si chiusero stretti, mentre quella detonava; Midoriya spiò con un occhio e vide i tre opponenti confusi e accecati, così si lanciò sul più vicino: bastò una botta ben assestata con il manico tondo della sua lama per farlo finire lungo e disteso sul cemento sudicio. Il secondo, per lontananza, era quello con il pacchetto, ma continuava a camminare all'indietro e cozzò contro un bidone della spazzatura, il pacchetto cadde e la carta si sgualcì, aprendosi.
Izuku strinse la mandibola, gli occhi che si assottigliarono, mentre osservava i due riacquistare la vista e riorganizzarsi.

> Se mi darete quello che mi avete preso, vi lascerò andare senza farvi nulla.

La voce del verde era ferma, sicura, ma i due idioti sghignazzarono e misero su un ghigno divertito mentre si accovacciavano, pronti all'attacco. Izuku sbuffò dal naso, le dita che slacciavano una nuova tasca della cintura. La nuova granata, che venne lanciata, esplose creando un gran polverone; i due criminali si misero a tossire, muovendo le mani davanti al viso per cercare di scacciare il pulviscolo che si infilava nelle loro narici. Il vigilante agì rapido e indisturbato: si lanciò sul primo, il kunai che lacerò il legamento dietro ad un ginocchio, facendo inginocchiare malamente il poverino; il suo grido di dolore fece voltare l'altro che, colto alla sprovvista, non notò il verde che lo colpiva con violenza alla bocca dello stomaco con il gomito.

La nebbia si diradò grazie ad una folata di vento. I tre opponenti privi di sensi, il vigilante verde in piedi, ma con il fiatone. Izuku si abbassò a raccogliere il pacchetto, ormai aperto e rovinato, e se lo infilò in una delle tasche dei cargo. Con le mani si sbattè la polvere di dosso, si abbassò la maschera in ferro e respirò a pieni polmoni, ma fu costretto ad indossare il suo cappuccio e a nascondersi dietro ai bidoni della plastica.

> Dove cazzo è finito?! Giuro che l'ho visto entrare in questo vicolo...
> Lo dici ogni volta, Dynamight. Prendiamo questi tre e andiamo avanti con la ronda... Lo troverai un'altra volta.
> Tsk.

I due pro-hero uscirono dal vicolo ed Izuku lasciò andare quel respiro, che non sapeva nemmeno di star trattenendo.

Katsuki era ossessionato da quel vigilante.
Il biondo non gli aveva mai perdonato quelle due cicatrici che gli segnavano il petto e lo stomaco. Era uno sdegno per l'alpha, un marchio sul suo corpo che dimostrava un suo fallimento e il fatto di non essere mai riuscito ad acciuffare quel bastardo verde lo faceva infuriare e infervorare ogni giorno di più.
La cosa più fastidiosa era che quel ragazzo era stranamente familiare, gli faceva rivedere un viso che sperava di dimenticare, ma che ogni notte tornava a tormentarlo.

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