Trentanove.

324 29 1
                                    

Presente.

Erano passate altre due settimane.
Due settimane in cui Izuku si era rintanato nella sua stanza, isolandosi da tutto e tutti.
Due settimane in cui non aveva avuto nessuna notizia del biondo, non che gliene importasse molto in realtà. Ormai l'omega aveva rinunciato a comprendere cosa l'alpha volesse, deciso a proseguire con la sua decisione.

In quelle due settimane aveva pensato a lungo su come poter far venire un medico che lo assecondasse e che gli permettesse di fare ciò che si era prefissato; due settimane in cui Kirishima Eijiro aveva provato a farlo ragionare, a fargli capire che Bakugō non lo avrebbe lasciato solo ad affrontare tutto e che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Inutile dire che il verde non lo considerò nemmeno. Midoriya si rifiutava di sentir ragione, soprattutto se l'opinione arrivava da un altro alpha, uno che non era il suo e che non poteva capire fino in fondo il suo dilemma.

Era steso sul letto, la schiena appoggiata su vari morbidi cuscini e un libro fra le mani, anche se non lo stava leggendo veramente. Qualcuno bussò piano alla sua porta, la voce della madre gli fece chiudere gli occhi per un istante di troppo.

> Izuku, tesoro, c'è il detective Tsukauchi per te.

Midoriya sospirò sconfitto, la sua idea di ignorare la donna venne scartata e lui diede il permesso di entrare, ma non si alzò dal letto; alzarsi equivaleva al dover correre di corsa in bagno a vomitare tutto ciò che il suo stomaco contenesse e lui non aveva voglia di passare mezz'ora sul water e un'altra a doversi togliere dalla lingua quel sapore acre di vomito.

Mentre una coppia di uomini entrava, chiuse il libro e lo posò sul letto; alzò piano la testa e guardò impassibile i due, ma non potè trattenere un'espressione incuriosita quando, dietro al suo ex-responsabile, sbucò un uomo alto, dai lunghi capelli gialli e dall'aspetto scheletrico.
Midoriya aveva già visto quell'uomo, lo aveva incrociato per sbaglio davanti alla stazione di polizia quando si era rivelato a Katsuki. Sembrava una vita fa e invece erano passati solo pochi mesi.

> Buongiorno Midoriya, scusa l'intrusione ma avremmo bisogno di porti delle domande.
> Nessun problema, signore. Mi scuso per non essermi alzato, ma non sto molto bene oggi. Chi è lei?

L'alto uomo, vestito in abiti civili, si spostò un poco più vicino e Midoriya riuscì a sentire il suo odore forte e marcato, anche se trattenuto.
Gli occhi di Izuku percorsero la figura dell'uomo più e più volte, cercando di capire chi fosse e sul perché fosse lì a fargli delle domande; ma la sua curiosità non trovò soddisfazione, perché Tsukauchi rispose al posto dell'altro tagliando corto.

> Lui è un nostro consulente. Lavora anche con gli eroi e, dato che non ti conosce, saprà dare un'osservazione obiettiva delle tue risposte. Se non ti spiace, inizierei.

Il verde fece un cenno d'assenso con il capo, continuando però a fissare l'uomo giallo. Si mise a gambe incrociate sul letto, aprendo il braccio in direzione dell'unica seggiola presente nella stanza per far accomodare i due ospiti. Tsukauchi rimase in piedi, dritto sulle sue gambe mentre prendeva il taccuino e la penna.

> Bene Izuku, in ospedale non ho potuto farti tutte le domande che avrei voluto e oggi non ho molto tempo, perciò spiega brevemente perché e come sei diventato un vigilante al servizio di Chisaki Kai.

Lo sguardo del detective era serio, rigido, severo. Midoriya non poteva mentire, il beta lo avrebbe scoperto subito, così si limitò a dire l'essenziale senza dover mettere in cattiva luce nessuno. Soprattutto se stesso.

> Al terzo anno non avevo i soldi per la retta d'iscrizione. Mi ero intestardito di non voler far pagare mia madre, così avevo chiesto a... ad un conoscente di aiutarmi, ma quel prestito non andò a buon fine.

Puppet Master.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora