Capitolo 12

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CHRIS

«Sai che potrebbero denunciarti per sequestro di persona, vero?».
Sebastian era il peggior migliore amico sulla faccia della terra, e non solo perché prendeva le cose in modo troppo serio, ma anche perché cercava sempre di farmi ragionare.
Che cosa c'era da ragionare?
Non avevo rapito nessuno, Tom mi aveva affidato sua sorella ed io dovevo riportarla immediatamente nel mio appartamento prima che mi venisse un crollo nervoso

«È scomparsa da due giorni. Tom mi ammazzerà » gli ricordai.

Sbuffò, mentre salivamo nella mia Audì R8 «Non fingere che ti importi di quello che ti farà Tom».

Giusta osservazione.

«Non è scomparsa, semplicemente ha preferito passare gli ultimi due giorni con il fratello dato che sarebbe partito per Atlanta» mi ricordò lui, ma nonostante questo io continuavo imperterrito a non volerlo ascoltare.
Tom aveva fatto trasferire la sorella da me, ma lei da grandissima stronza quale era, si era rifiutata di passare la notte nel mio appartamento ed era sgattagliolata fuori per rintanarsi nell'albergo del fratello.
Non che non le fosse concesso dato che Tom sarebbe partito oggi stesso, ma diamine!
Ero riuscito subito a sentire la sua assenza in neanche ventiquattr'ore passate a casa mia.
Sole aveva la capacità di far sentire un posto freddo e privo di familiarità, caldo ed accogliente.
Il fatto era che, dava consistenza alla voragine di vuoto che fino ad ora avevo sentito dentro: lo aveva fatto con le sue lettere, ed ora lo stava facendo anche la sua presenza.
Presi la cintura e la allacciai, assicurandomi che anche Sebastian facesse lo stesso, «Si, ed ora che teoricamente è su un aereo, dov'è?».

Misi in moto mentre Sebastian mi rispondeva, «È con KC al The Rules».

Scattai con la testa verso di lui, «E la cosa dovrebbe rassicurarmi?».

«Cosa potrebbe andare storto?».

Era serio?

«Che tua moglie la faccia spogliare davanti a mezza New York?!».

«E la cosa ti turba, perché?» prolungò le 'e' finali.

Già, perché mi disturbava?
Forse perché ero geloso che qualcuno potesse provare quello che stavo provando io in quel momento?
Le voragini si riempivano.
Il cielo tornava a splendere dei suoi colori accesi.
Il buio si tramutava in giorno.
Ed il respiro cominciava ad essere irregolare come quello di un maratoneta.
Ed il mio cuore iniziava ad aver bisogno di un cardiologo.
E le mani fremevano.
E l'umore migliorava.
Ed il sorriso si allargava.
E l'ossessione ricominciava.
E Sole. Sole. Sole. Mi rigenerava.

«Perché potrebbe piacermi, ecco perché!» rivelai infine, senza collegare cervello e bocca.

Oh merda, l'hai detto..

Cristo, no! Dovevo rimangiare quello che avevo detto.
Io la odiavo, perché rappresentava tutto ciò che non potevo avere: era la sorella inviolabile del mio migliore amico, si fingeva qualcuno che infondo non era per compiacere il principe ereditario e perfino il fratello, nascondeva il proprio io per non affrontare le devianze nella sua mente, ed infine.. Era una fottuta bugiarda.

«È frustrante, non è vero?» Sebastian attirò la mia attenzione, mentre le strade di New York ci passavano ai lati.

«Cosa?».

«Non poterti fidare nemmeno dei tuoi stessi pensieri. Un momento sei razionale, l'altro invece, istinto puro».

No, molto peggio.

«È l'idea di provare questa attrazione animalesca nei confronti di una persona che non sopporto che mi consuma».

Cristo!

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