Capitolo 5

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CHRIS

Cara Sole..

Fissai il foglio bianco per la milionesima volta senza trovare la forza di continuare.
Erano ormai due settimane che Sole mi scriveva, a volte capitava una lettera al giorno, altre ogni quattro, ma manteneva sempre la promessa che io avevo deciso di infrangere da quando Solaria era entrata nella mia vita: scrivere almeno una lettera a settimana per far capire all'altro che stiamo bene.
Sbuffai, portando la schiena a scontrarsi contro la testata del divano in pelle.
Fissai la stanza del mio nuovo appartamento e per la prima volta lo percepii estremamente vuoto; Marshmallow mi aveva fatto comprare questo appartamento perché distava poche centinaia di metri da quello suo e di Sebastian, ma sopratutto, perché ne aveva le scatole piene di ospitarmi 296 giorni su 365.
Odiavo il design all'ultima moda, io ero un tipo molto vecchio stile sotto certi aspetti, e questo era uno di quelli: odiavo vedere una casa senza personalità, odiavo percepire l'asetticità di un'ambiente solo per poter essere definito come minimalista.
A me piaceva una casa vissuta.
Adoravo il parquet, le tende chiare, almeno un balcone o una vetrata per stanza, un pianoforte, un camino scoppiettante, la televisione in salotto, e dei mobili che non mi davano l'idea di essere stati pescati da un museo di arte moderna.
Mi piacevano le pareti bianche, e mi piaceva anche l'idea delle diverse sfumature del legno. Mi davano una sensazione di pace e conforto che nessun tipo di casa ultramoderna riusciva a darmi.
C'era solo un dettaglio che mancava a questa casa, e che per me era di fondamentale importanza: le foto.
E per rendere una casa ancora più vissuta, avevo bisogno di circondarmi del calore delle persone che mi volevano bene.
Rifissai il foglio e percepii uno strano magone all'altezza del petto.
Non pensavo potesse essere possibile, sopratutto da un rapporto nato da delle stupide lettere ma, Sole era diventata davvero la mia migliore amica. Ed ora provavo per lei solo rabbia mista a repulsione.
Strinsi così forte i pugni che la biro si conficcò dritta nella mia pelle.
La rabbia mi ribolliva dentro, e non smetteva di crescere. Nemmeno quando l'inchiostro continuò a macchiare la carta con le mie parole.

Ti odio, sai? No anzi, l'odio non è il solo sentimento che mi scorre dentro.
Ho un'inspiegabile voglia di farti del male, e vederti soffrire forse sarebbe l'unico modo per placare questo immotivato impulso di prendere tutto e scaraventarlo contro le vetrate di casa mia.
Un po' troppo drammatico, te lo concedo, ma tu sei l'unica persona con cui posso prendermela; un po' perché è colpa tua, un po' perché mi fa stare bene prendermela con te.
Vuoi la verità? Nuda e cruda? Vederti ferita mi distrae dall'immaginarti senza vestiti, ansimante e totalmente persa per me. Ma sai la cosa ancora migliore? A me non fregherebbe un cazzo se non dovesse piacerti il modo in cui ti scopo. E questo sai perché? Perché sei ormai diventata nulla. Una bugiarda. E non credo più ad una sola parola uscire dalla tua bocca.

Sole che in realtà era Solaria, la sorella di uno dei miei più cari amici.
Sole che era la fidanzata del principe di Monaco.
Sole che in realtà non era Sole, ma una grandissima ipocrita.

Sai cosa mi fa più incazzare? Che io pensavo fossi diversa, ed invece ti sei rivelata come tutte le altre: una bugiarda patentata.
Ma non solo con me, anche con te stessa.
Chi cazzo è Sole, eh? La ragazza svampita, irriverente, sarcastica e con la parola sempre pronta, o il caso umano che mi si è presentato davanti? Tutta buone maniere e zero personalità?
Cristo, vorrei poter dare delle giustificazioni a questo tuo atteggiamento, ma sai cosa? Non lo meriti.
Ti guardo pensando che più in basso di così non potevi cadere.
Sei patetica.

Inspirai forte, portando una mano sul mento e strofinandolo con vigore.
Che cazzo stavo scrivendo?
Lei era Sole.
La ragazza che mi aveva consolato quando sentivo di non avere nessuno.
Quella che mi aveva tempestato di lettere durante la pandemia per non farmi pesare che per un mese intero ero stato solo a casa.
Quella che mi aveva convinto ad infrangere la quarantena e fuggire a casa dalla mia famiglia.
La ragazza che mi aveva inoltrato uno spartito musicale per insegnarmi a suonare il pianoforte.
Mi aveva perfino mandato la ricetta di come cucinare una decente pasta al pesto fatta in casa.
Lei era la ragazza che capiva quando il mio umore era a terra, e che con delle semplici parole trovava il modo di far tornare tutto in equilibrio.
Era l'unica ragazza che avessi presentato ai miei genitori, e loro l'avevano accettata solo guardando come ero più felice scrivendole le mie lettere.
Sospirai, e riguardai il foglio su cui avevo scritto così tante cattiverie da non riconoscere nemmeno più me stesso.
Me ne vergognai.

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