Prologo.

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«Ti sto raccondo la verità Phil. Quella ragazzina era sul punto di catapultarsi giù dal punto più alto del Big Ben, poi è sparita!»
«Vecchio mio, cominci a sentire i segni dell'età che avanza?,» commentò seriamente l'uomo in giacca e cravatta.
«Ti dico io, Phil,» continuò l'anziano passante, «che ho visto quella giovane sul punto di saltare e appena mi sono distratto per chiamare i soccorsi, si era dissolta nel nulla!»
«Jake, amico mio, forse è meglio se ricominci a prendere le tue medicine.» finì l'uomo e, con una pacca sulla spalla più per tenerezza che per altro, salutò quell'uomo che tante stagioni aveva passato.
L'anziano rimase confuso dai propri ricordi, messi in dubbi dall'amico e se ne andò, lasciando perdere il presunto accaduto.
Forse, però, non aveva avuto tutti i torti.

Odore di salsedine, di acque marine. Il sole cominciava ad investire l'isola che non c'è con i primo raggi dell'alba. In quel posto, le innumerevoli volte nel quale la sfera luminosa era sorta e morta rimanevano immutate nel tempo, equivalenti ad un solo ciclo infinito.
L'oscurità cominciò pian piano a dissolversi dalla vista della ragazza, che aprì gli occhi in uno scatto repentino. Si alzò dalla sabbia sulla quale giaceva addormentata, osservando stralunata la vegetazione, il mare e tutto ciò che circondava.
Improvvisamente si portò le mani alla testa, sentendone fitte profonde. Strinse i denti per il dolore e si sedette sulla superficie sabbiosa. Rendendosi conto di dove si trovava, poggiò le mani vicino a se e prese un pò di sabbia facendola scivolare tra le dita. Storse il naso e ragionò per qualche tempo.
«Ma, che diavolo?,» commentò con la voce assonnata, «dove diavolo mi trovo?»
Cominciò a blaterare frasi incomprensibili e prive di senso, sopraffatta dal panico.
Ricordava poco e niente della sera precedente; era uscita di casa per comprare il giornale ai suoi genitori, quando una notizia l'aveva sbigottita: "Sono passati molti anni e la scomparsa di Wendy Darling rimane ancora un mistero, scomparsa circa 150 anni fà."
Ricordò che leggere il nome della ragazzina sparita le aveva provocato diverse sensazioni di un'intensità inaspettata. Poi il vuoto, dopo la lettura del giornale aveva fatto tabula rasa dei propri ricordi: il nulla assoluto.

«La nostra salvatrice è arrivata!» fù l'esclamazione con la quale la giovane Wendy si svegliò bruscamente. Dopo una notte insonne segnata da una sensazione febbrile, la ragazza dalla chiara chioma comprese e sorrise speranzosa.
«Lei è qui,» si disse, mentre ancora teneva i lati delle labbra all'insù, «salverà tutti noi.» sospirò.
Le mani le formicolavano, il cuore spingeva furioso verso la cassa toracica e percepiva nella pelle vibrazioni vivide: se lo sentiva, lei era qui. Quando si appoggiò alle sbarre di legno della sua prigionia ricordò perfettamente le parole di quella sirena veggente con la quale aveva parlato anni or sono. La creatura dalla sfavillante bellezza e dalla coda verdastra si era dapprima stupita del fatto che Wendy non fosse già sotto il potere di Pan, poi però si concentrò sulle sue richieste.
«Giovane umana, ti rendi conto che da Peter Pan non puoi sfuggire a lungo, vero?» le domandò, fuoriuscendo maggiormente dalle acque limpide della cascata.
«Si, purtroppo,» ammise la giovane Darling con tono tremolante e le pupille così dilatate da coprire quasi del tutto il colore dell'iride.
«Ho sentito dire dai Bimbi Sperduti che sapevano dell'esistenza di una sirena veggente che vive in queste acque,» si spiegò sprigativa, «Sai chi è? Devo consultarla prima che sia troppo tardi.»
Un urlo, seguito da un "Eccola lì! Prendiamola!" squarciò la tranquillità di quel luogo quasi sacro.
«Oh Dio, sono qui,» decretò la giovane quasi in lacrime, «ti prego, dimmi se ho qualche possibilità di andarmene da qui, chiedilo alla veggente!»
La sirena si allontanò visibilmente dalla giovane per evitare le frecce avvelenate degli Sperduti. Wendy fù afferrata bruscamente da un paio di loro e trascinata qualche metro verso la vegetazione, ma la sirena rimase lì a guardare. Stava aspettando lui.
Che, per l'appunto, non si fece attendere; la sua entrata trionfale consisteva un'ascesa dall'alto, dai cieli di Neverland (L'isola che non c'è, n.d.r.), come se fosse stato Dio in persona. Al quale dovevi sottostare, ubbidire, adulare.
Mentre la bionda si dimenava tra le braccia dei Bimbi sperduti, lui rimaneva di fronte, a godersi la scena, con quel solito sorriso perverso e a tratti inquetante. Privo di ogni qualsiasi forma di gioia o felicità.
«Peter Pan.» urlò, impietosita dalla scena, la creatura acquatica.
Lui non smise di sorridere neanche un secondo.
Alcuni Sperduti rimasero affascinati da ella è altri attesero i nuovi ordini del loro capo.
«Hai osato oltraggiare la sacralità di questo posto per i tuoi loschi progetti da ragazzino egoista e viziato,» sputò velenosa quella, «e per questo sono felice di comunicarti che la tua fine è prossima.»
Un'ilarità sarcastica nacque tra gli sperduti, primo a ridere fù Peter.
«Non ho tempo per le tue previsioni, sirena.» commentò ironico l'eterno bambino. Così, giro i tacchi, pronto ad andarsene con il suo bottino e i suoi burattini.
«Arriverà, passati quasi duecento anni, la prima Salvatrice, Tara, che potrà spazzare via te e il tuo operato dittatoriale!»
Il giovane Pan si bloccò adirato, istintivamente pronto a fare della donna pesce un sacco di polvere, ma lei era sparita nel nulla. Wendy sorrise, facendosi portare di peso verso il loro accampamento e sperando in un lieto fine.
Peter pan prese in considerazione quelle parole molto meno di quanto avrebbe dovuto.

Codesti ricordi la scossero dallo stato pensieroso nel quale era caduta.
Non perse più tempo a progettare fantasiosi lietofini e libertà da tanto agognate, che subito si mise all'opera per poter contattare l'unica sua fonte di salvezza.

La ragazza, nel paio di ore successive, vagò senza meta per la spiaggia, alla ricerca disperata di una qualche soluzione. Com'era arrivata su quel l'isola apparentemente silenziosa? Cosa ci faceva lì? Perché era sola? Si tormentava con quei rompicapi impossibili - dal momento che non ricordava nulla - da quando si era svegliata.
Poi si decise, sarebbe entrata nella vegetazione. La gola le era anche diventata secca e aveva bisogno di bere. L'istinto di sopravvivenza si risvegliò come l'ululato di un lupo.
Inizialmente si addentrò paurosa, poi, come se sapesse dove andare, percorse sentieri e tratti completamente erbosi, affidandosi all'istinto. Più si addentrava e più la temperatura corporea le si alzava; cominciava seriamente a fare caldo. Le piantagioni erano alte, quasi quanto lei, ed erano più arbusti e piante che prati e fiori. Spuntò in una zona leggermente disboscata e raggiunse un albero robusto, al quale erano appese due sottospecie di gabbie costruite con i materiali dell'isola.
Magari c'è qualcun'altro qui, pensò frettolosa la giovane.
«C'è qualcuno?,» chiese ad alta voce, guardando verso le gabbie, «Avrei bisogno di aiuto, non so dove io sia.»
«Ei! Guarda qui!» una voce bianca catturò l'attenzione della giovane che spostò lo sguardo sulla seconda gabbia di legno. Sussultò leggermente per la sorpresa.
«Io sono Wendy, tu chi sei?,» chiese la ragazza imprigionata sporgendosi maggiormente.
«Perché sei li dentro?,» rispose dubbiosamente la giovane con i piedi a terra, «comunque sono Tara.»
Il sorrisone di Wendy fece presto capolinea sul suo volto che, per la troppa felicità si ritrovò a sorridere come una rimbambita.
«Sei arrivata finalmente! Ti ho aspettato per quasi centocinquant'anni!» rise di gioia.
«Cos'è questa storia?,» chiese ancora più confusa Tara, poi si limitò ad osservarla meglio, ora che la vedeva bene tra i rami incastrati della cella, e rimase sbigottita e immobile.
Wendy era identica alla ragazza scomparsa quasi centocinquant'anni prima. Coincideva anche con quello che la bionda aveva esultato poco prima.
«Tu dovresti essere morta!» concluse il suo ragionamento, la giovane.
«Tutto questo non ha senso, già ho trovato strano il fatto che ti chiamassi Darling di cognome, neanche fossimo in Peter Pan! Ma poi, tu dovresti essere scomparsa da centocinquant'anni, quasi!» disse Tara con la confusione che alleggiava sul suo volto.
Wendy la guardò con sguardo preoccupato e comprensivo al contempo.
«Non sono scomparsa, Tara, mi hanno rapita. Peter Pan mi tiene rinchiusa qui da tanti anni ormai...» dichiarò sconsolata, poi s'illuminò, «E forse sà anche che tu sei qui, per Dio.» si agitò la bionda.
Tara aveva ricominciato a blaterare a vuoto senza logica. Peter Pan? Ma che storia è mai questa?, si chiedeva distratta.
Poi si zittì tutto, e odore di fumo e lo scricchiolio di rami calpestati le ammutolì.
«Per Dio, stanno arrivando! Nasconditi dietro quei cespugli, Tara! Se ti vedono è la fine! Saremmo spacciate!» urlò a voce stretta la bambina imprigionata. Vedendo che la ragazza rimaneva sempre impassibile e immobile le intimò un ultimo "Vai!", e la mora non se lo fece dire due volte.
Obbedì alla giovane Darling.

Le foglie le solleticavano le guancie, mentre provava a mantenere il silenzio più assoluto. Gli occhi scuri si confondevano con l'ombra rendendo possibile alla ragazza origliare in santa pace. Dei ragazzi incappucciati e armati fecero calare la cella di Wendy fino a terra e un giovane - pensò fosse il più grande del gruppo, per l'altezza e per il portamento - aprì la cella per lasciarci del cibo e dell'acqua. Non comprese molto di ciò che succedette, ma una cosa le fù chiara.
Le cose si erano stralunate.
In particolar modo quando riuscì a sentire chiaramente la bionda protestare con un "Mi salveranno! La Salvatrice lo farà!"
Il ragazzo più grande si limitò a pronunciare parole che con difficoltà avrebbe dimenticato: "Cosa farnetichi, Wendy?," rise leggermente, "Io sono Peter Pan, e Peter Pan non fallisce mai."

Piccolo angolo autrice ☺
Ciao a tutti! Vado di fretta perché il telefono mi sta morendo - solita fortuna, aye! - e quindi vi mando un bacio veeeloce!
Fatemi sapere che ne pensate della storia!
Un bacioooo :*
Prologo pilota postato il 15/05/15.
- Rea ♡.

Queens and Kings || Peter Pan (OUAT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora