Cosa vuol dire essere Ace? - 22 settembre 2019

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La cena in viale Tiziano era stata una serata allegra anche quando gli argomenti avevano sfiorato episodi drammatici e tristi. Tutti e quattro i ragazzi avevano goduto del cibo, della compagnia e dell'atmosfera. Daniela coadiuvata dai due fratelli Lepore aveva raccontato a Ester, per sommi capi, la vicenda del suo stalker: "l'astronauta di merda". Però non si era soffermata troppo sugli aspetti più drammatici: l'omicidio di Martino, l'aggressione a Elena, le minacce angoscianti, perché ciò che più interessava Ester era il racconto di come Daniela e Elena avevano vissuto le loro esperienze. Lo scoprirsi innamorate, l'accoglienza delle famiglie, la difficoltà e l'angoscia di doversi perdere e la felicità, poi, di potersi fortunosamente ricongiungere.

Anche la vicenda del Baia Blu, il fatto che Angelo avesse intuito, anzi, sapesse con certezza dove era andata a nascondersi Daniela, aveva colpito la fantasia di Ester. E Angelo aveva cercato di spiegare: «Chiunque stesse osservando Daniela mentre guardava quell'angolino di mare avrebbe capito che sarebbe stato per sempre il suo rifugio prediletto!»

«Chiunque?», aveva detto scettica Daniela. «Ma se all'epoca non l'avevo capito neppure io!»

«E io neanche», aveva confermato Elena. «Anzi, quando me l'hai descritto, per un bel po' non sono neppure riuscita a ricordarlo. Ancora adesso non sono del tutto sicura di averlo individuato correttamente!», parlando Elena aveva fatto al fratello un gesto eloquente.

«Beh, quando è successo io ero davvero cotto di Daniela!», aveva detto sorridendo Angelo.

E questa volta, a differenza di qualche mese prima, era stato davvero sincero in tutti tempi verbali.

Daniela l'aveva percepito e se n'era rallegrata. Molto. Aveva guardato Ester intensamente e, con un sorriso, aveva commentato: «Bastasse davvero essere innamorati! Invece quante cose non si capiscono lo stesso... anche da innamorati!»

Ester aveva sorriso di rimando, complice, e, socchiudendo le palpebre, aveva annuito. Una comunicazione silenziosa e segreta, fatta di pensieri inespressi, era corsa tra le due ragazze.

Dopo la cena, mentre Daniela sparecchiava e sistemava la cucina, Elena, alla guida della vecchia seicento blu, aveva riaccompagnato i due ragazzi a casa di Ester. Entrambi avevano voglia di stare ancora qualche minuto insieme e Angelo, sperandolo, era andato da lei con la bici. Così Elena li aveva fatti scendere insieme e si era allontanata in uno sventolio di mani.

Approfittando della serata tiepida, come aveva proposto Ester, invece di salire si erano seduti sulla "loro" panchina. Quella della pista ciclabile.

«Allora», le aveva chiesto Angelo, «cosa ti sembra delle mie due "sorelle"?»

«Sono una coppia bellissima!», aveva commentato Ester di slancio. «Elena sembra più "easy", a tratti anche ingenua, ma è una sensazione ingannevole: perché è una ragazza speciale... quasi come te!», aveva detto guardando Angelo in viso. «Ha una resistenza e una determinazione che la gente non si immaginerebbe mai. Daniela invece è particolare per il suo acume e le sue intuizioni. Lei lo nasconde e le persone, affascinate dalla sua bellezza, la sottovalutano. Anche tu, la sottovaluti!»

«Io non sottovaluto affatto l'intelligenza di Daniela!», aveva risposto subito Angelo.

«Eppure non le hai mai chiesto nulla! E non ti sei mai reso conto che lei aveva perfettamente capito qualcosa di voi, di te, che tu invece non hai mai neppure immaginato!»

«Cioè?», Angelo era intrigato e anche un po' incredulo. «Che cosa non ho mai capito?»

«Che tu piacevi molto a Daniela! In tutti i sensi. E lei non avrebbe certo considerato un ostacolo l'età. Ma sapeva che non sarebbe mai stata davvero felice con te, né tu con lei. Ti saresti sempre sentito inadeguato»

«Inadeguato?», Angelo si era quasi risentito ed Ester l'aveva guardato con affetto.

«Non è un discorso semplice e neppure piacevole. Se non vuoi farlo ora lo rimandiamo»

Angelo era rimasto zitto a pensare, poi si era deciso. «Un momento vale un altro. Lo so che tutto quello che dici, me lo dici da amica sincera. Però non puoi pretendere che io accetti tutto acriticamente»

«D'accordo. Allora... Ti farò una domanda! Tu hai detto che ti eri innamorato di Daniela, vero?»

«Sì... almeno... sì, sono sicuro!»

«E quando eri innamorato che cosa sognavi?»

«Oddio, cosa... Le cose che desiderano tutti! Di starle vicino, di abbracciarla, di proteggerla, di farla ridere e farla felice... di ballare insieme, di ascoltare musica e cantare nostre canzoni. Di viaggiare con lei per il mondo e poi, non immaginavo certo fino a che punto sarebbe diventato realtà, sognavo che lei fosse in difficoltà e di accorrere a salvarla... Quello che desiderano tutti gli innamorati, no?»

«Sì, certo! Ed è anche quello che sognano tutti i bambini quando abbracciano il loro animale di peluche o le loro bambole»

Angelo si era irrigidito.

Ed Ester aveva subito ripreso. «Non ti offendere! È una cosa bellissima. Si chiama attrazione romantica e tu, con la tua sensibilità, ne hai da vendere»

«Ma dimmi un'altra cosa: hai mai desiderato afferrare Daniela, spogliarla, non dico con violenza ma con forza, saltarle addosso, buttarla su un letto incollandole la bocca sulla sua, spalancarle le gambe e penetrarla. Sentirla gemere di piacere e sentire che ti graffia la schiena e che ti stringe con le cosce tanto da farti male ai fianchi? Eh? L'hai mai desiderato?»

Angelo aveva avuto quasi un moto di repulsione all'idea di fare una violenza a Daniela. «Cioè», aveva pensato, «Ester non stava parlando di violenza! Stava parlando di qualcosa desiderato anche da Daniela...», ma lo stesso l'idea gli faceva orrore.

Lei non aveva aspettato che lui si decidesse a rispondere. «E se fosse Daniela a chiedertelo esplicitamente? Potresti farlo senza dover forzare le tue inclinazioni? Non ti sto parlando di fisicità: certo che potresti ma... ti piacerebbe? Riusciresti a goderne?»

Angelo era profondamente turbato e a testa bassa restava in silenzio. Lei gli aveva dato qualche secondo di tempo. «Vuoi sapere perché?»

«Sì...» aveva detto piano piano.

«È perché tu sei un asexual, né più né meno di me. Daniela forse non ha neanche mai sentito parlare di "Aces", ma come sei l'ha capito perfettamente. A lei invece il sesso, la sessualità piace, prova forti attrazioni sessuali per le persone. Addirittura indipendentemente dal loro sesso biologico. Sapeva che tu non saresti mai stato felice con lei e sapeva che il tuo amore romantic a lei non sarebbe mai bastato»

«Ma nella mia vita io mi sono già innamorato più di una volta! A me le ragazze piacciono, non posso essere un Ace»

«E a me piacciono i maschi! Angelo Lepore, sei semplicemente un etero come me. Anch'io mi innamoro! Eppure sono una asexual come te. Una Ace romantic, ma sempre di asexual si tratta. L'attrazione sessuale non centra niente con l'innamoramento. Forse hai le idee confuse sull'asessualità. Se vuoi, ti do qualcosa da leggere sull'argomento»

«Forse perché ho un'identità di genere confusa? Perché non ho capito ancora bene cosa sono?», aveva chiesto con voce incerta.

«Mi dispiace Angelo, ma se stai pensando che l'asessualità sia una cosa da cui si "guarisce" o che possa cambiare col tempo, sei su una strada sbagliata. L'unica cosa seria che puoi fare, è imparare ad accettare te stesso. Accettare che sei un Ace romantic etero, che non ha ancora capito quale sia la sua identità di genere e che biologicamente è maschio. E cercare di gestire la disforia che ti impedisce di riconoscerti allo specchio»

Angelo era quasi sull'orlo delle lacrime. «E non c'è solo quello, Ester!»

L'aveva guardata con un'aria disperata e lei si era commossa e dispiaciuta per lui. «Non dimenticare che io so anche di essere un angelo nero, senza coscienza. Ricordi? Sono nero dentro. E questa è una cosa che non ha niente a che fare con sesso, amore, gender o chissà che altro...»

«Lo so, amico mio! Anche se io non sono proprio certa che tu sia così nero come credi», aveva risposto guardandolo con affetto. «Lo sapevo che darti l'amicizia, far parte della tua gente, non era privo di né di rischi né di fatiche. Ma tu non puoi affrontare tutto in una volta. Io ti aiuterò, ma facciamo un piccolo passo per volta. Vuoi?»

Io sono il lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora