La storia di Ester - 25 settembre 2019

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Angelo era arrivato a casa di Ester già pronto per andare a correre: calzoncini e maglietta leggeri e calzature tecniche. L'aria settembrina era fresca perciò, per scaldarsi, aveva pedalato con intensità e nelle gambe aveva sentito reale la fatica della sera precedente.

Era in anticipo sull'appuntamento e sperava che Ester non fosse già pronta. Correndo lei preferiva non parlare e lui invece avrebbe voluto chiederle almeno qualcosa. Per capire di più. Qualcosa aveva intuito, ma poco. E non riusciva a dimenticare cosa aveva vissuto durante il salto "nel buio di Ester".

«Già qui? Non sono ancora pronta»

«Ho pedalato forte. Fa piuttosto fresco»

«Vuoi un bicchiere d'acqua? Ho anche del succo se preferisci...», intanto l'aveva fatto accomodare sul divano del soggiorno.

Lui aveva sorriso grato. «Dell'acqua, grazie. Dell'acqua va benissimo»

Quando Ester gli aveva allungato il bicchiere, non aveva bevuto subito. Voleva trattenerla prima che andasse a cambiarsi. «Senti... Ma è vero che fino all'anno scorso avevi i capelli lunghi fino al sedere?»

Lei l'aveva guardato incuriosita. «E tu come lo sai?»

Lui aveva bevuto un piccolo sorso. «Me l'ha detto Claudio»

Ester gli si era seduta a fianco aspettando che bevesse per riportare il bicchiere in cucina e aveva confermato: «È vero! Alla fine mi arrivavano quasi a metà coscia. Era da quando avevo compiuto sette anni che non li tagliavo»

«E perché invece li hai tagliati?»

Lei l'aveva guardato strano: «Che razza di domanda è... Perché? Non potevo tagliarli? Mi piace di più come li ho adesso...»

Angelo si era affrettato a chiarire.

«Anche a me piacciono moltissimo come li hai adesso! Te l'ho già detto, mi pare. Sono bellissimi! Non ti conoscevo com'eri prima ma sono certo che tu stia meglio adesso. Solo che...», e aveva bevuto un altro sorso.

«Solo che?»

«Beh... Se io avessi due trecce castane che da dietro le orecchie mi scendono fino all'inguine e che ho impiegato dieci anni a far crescere... non credo che le taglierei di colpo senza un buon motivo!», e l'aveva guardata con aria interrogativa.

«Non sono comode da mantenere, sai?», aveva commentato lei, stupita dalla sua descrizione.

«Solo perché sono scomode? Anni e anni di cure "scomode" e improvvisamente ti sei stufata?»

Lei aveva distolto lo sguardo. «Non mi piacevano più!»

Angelo a bassa voce aveva azzardato. «È perché... in qualche modo ti avevano tradito?»

Lei si era girata rabbiosa. «Ma cosa vuoi sapere tu?», aveva afferrato il bicchiere di Angelo ed era partita veloce per la cucina.

A voce alta per farsi sentire, lui le aveva gridato dietro. «Va bene. Va bene, scusa. Non ti chiedo più nulla. Gli amici veri si dicono tutto ma non è che devono farlo tutto e subito. L'hai detto tu e hai ragione. Sono affari tuoi, no?»

Dalla cucina non era arrivata risposta e Angelo aveva pensato fosse andata a cambiarsi. Invece dopo un paio di minuti di silenzio era ricomparsa Ester, vestita come prima, e in silenzio gli si era seduta a fianco.

«Cosa ti hanno raccontato di me?», aveva chiesto piano guardandolo in modo strano. Un misto tra la sfida e il timore. Poi, aspettando la risposta aveva abbassato il capo.

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