8. AND THERE WAS ONLY ONE BED!

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«Beh? Cos’è quella faccia?»

«Quale faccia?»

«Quella faccia da “mi hanno incastrato”» insistette. «Era ovvio che avremmo avuto una sola stanza, abbiamo vinto una notte in albergo, non tutto il piano.»

Dario aggrottò la fronte, perché Michelangelo aveva ragione. Non aveva pensato al fatto che avrebbero dovuto dormire insieme, eppure era tanto ovvio da essere ridicolo.

«Tranquillo, non voglio approfittarne, se è di questo che hai paura. Posso dormire per terra, se l’idea di dividere il letto con me ti dà fastidio.»

«Non dire idiozie» borbottò. «Al massimo per terra ci dormo io.»

«Vedremo» rispose soltanto, con un sorrisino. Quando sorrideva sembrava più giovane.

Il ristorante dell’albergo era ampio, diviso in tre sale, e in quel momento era gremito di persone che stavano già consumando quelli che sembravano gli antipasti. Erano tutti vestiti eleganti, le signore con abito lungo e i signori in camicia, poi c’era Michelangelo.

Attirarono qualche occhiata perplessa mentre attraversavano i saloni in cui gli ospiti consumavano il pasto, dai pavimenti di marmo e i tavoli con le tovaglie candide e i piatti con le bordature d’oro. Un cameriere li scortò a uno dei pochi tavoli liberi rimasti, in un angolo della terza sala. Si sentiva un tumore bianco di chiacchiere e posate che battevano sulla porcellana, si accomodarono al tavolo e il cameriere tirò fuori un piccolo tablet sottile di colore bianco. «Vi porto subito il calice di benvenuto. Abbiamo un menù fisso oggi, lo trovate inquadrando il QR code al centro del tavolo. Avete intolleranze o allergie da segnalare?»

Dario fece cadere l’occhio sul quadratino bianco e nero sopra la tovaglia. «No, nessuna allergia.»

«Io sono allergico alla frutta secca.»

Il suo sguardo si spostò su Michelangelo, sorpreso da quell’informazione.

«Non dovrebbero esserci problemi, ma il cuoco verrà informato.»

«Grazie mille.»

«Io torno subito coi calici, intanto vi auguro una buona permanenza» recitò il cameriere. Non aveva il sorriso falso da contatto col pubblico, doveva avere una certa esperienza.

Quando il cameriere si dileguò, Michelangelo tirò ancora fuori il telefono, per inquadrare il codice che avrebbe contenuto il loro menù.

«Certo che avrebbero potuto anche stamparlo. Se ci fossero anziani che non hanno lo smartphone? Se qualcuno avesse un telefono vecchio che non ha un’app  adatta? Se avessi finito i dati mobili?»

«C’è il wifi» rispose, esplorando il menù. «Per il resto, tutti gli smartphone al giorno d’oggi leggono i QR. E quanto agli anziani, l’età media mi sembra ben più bassa, ma se proprio ci fossero penso che un cameriere sarà più che informato riguardo ai piatti del menù.»

«Sarà, a me sembra molto più semplice leggere qualcosa di stampato.»

«È molto meno ecologico, però…» mormorò, seguito da un sognante «oh, sembra buonissimo!»

«Fa’ vedere» gli disse, sporgendosi in avanti. Non aveva idea di dove fosse il lettore QR nel suo cellulare, e non aveva nessuna intenzione di rivelarlo.

Senza fare una piega, il ragazzo gli porse il telefono. Proprio in quel momento, la tendina si abbassò.

Il messaggio era di una certa Vale, e diceva “Allora? Come va la serata?” seguito da tre emoticon di peperoncini. Dario tentò di fare un’espressione neutrale e lo guardò di sottecchi.

Aiuto! Mi sono innamorato di Babbo Natale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora