10. Buon Natale

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La mattina dopo, si svegliarono presto e Dario accompagnò Michelangelo al centro commerciale. Dopo che l’ebbe lasciato a sistemare la sua poltrona, fece un giro nel negozio di giocattoli al pian terreno e comprò un peluche a forma di cavallo, che avrebbe abbinato a una cavalcata su un cavallo vero in scuderia. Lara l’avrebbe adorato.

Si sentiva in colpa per il primo desiderio della bambina, quello che chiedeva che lui e Alessandra smettessero di litigare. Cercavano di farlo quando lei non poteva sentirli, davanti alla figlia di solito tenevano su un’aria cordiale che doveva essere sembrata finta a venti chilometri di distanza, se pure una bambina delle elementari aveva capito.

Era sabato ventiquattro dicembre, il giorno successivo sarebbe stato Natale. Lui avrebbe passato la vigilia con sua figlia, l’avrebbe portata a pranzo da sua madre, e poi subito dopo pranzo l’avrebbe restituita ad Alessandra per il giro dei parenti dall’altra parte.

Quella sera aveva deciso che sarebbe andato di nuovo all’Iper a prendere Michelangelo, non gli andava di farlo tornare da solo a piedi per tutta quella strada, forse avrebbe persino nevicato, facevano meno quattro gradi e “passeggiare”, come lo chiamava lui, con quel clima era da suicidio.

Eppure, com’era arrivata la mattina, aveva cambiato idea. Passare a prenderlo dopo il lavoro gli sembrò esagerato, fuori luogo, come se volesse in qualche modo cementare qualunque cosa ci fosse stata tra loro.

Ma cosa, in fondo, c’era stato tra loro?

Una scopata? Quello senza dubbio. Una scintilla? Poteva essere. L’inizio di qualcosa di più? Si sentiva ridicolo anche solo pensarlo.

Non poteva stare davvero considerando l’idea che lui e Michelangelo avrebbero potuto iniziare a uscire. Cosa avrebbe detto Giuseppe? Cosa avrebbero detto tutti?

Intanto avrebbero pensato che la storia con Alessandra si fosse trattata di una copertura, perché ai bisessuali non pensavano mai, il mondo maschile si divideva tra maschi alfa eterosessuali o checche effemminate. Poi di sicuro che era il classico uomo gay a cui piacevano i ragazzini, perché figuriamoci, uno stereotipo tira l’altro.

Valeva davvero la pena sottoporsi a tutto questo per un Babbo Natale con la pancia finta e la barba di nylon?

«Papà!» lo squillante richiamo della voce di sua figlia lo distolse dai suoi pensieri.

«Ehi, amore.»

«Domani è Natale!»

«Sì, è vero.»

«Andiamo da nonna?»

«Certo che ci andiamo.»

«Ci sono anche Ale e Giò?»

Alessandro e Giovanni, dodici e diciassette anni, figli di Giuseppe, adorati dalla cuginetta minore, che li considerava entità dalla massima autorità, tuttologi esperti in qualsiasi ambito nonché i ragazzi più forzuti dell’universo.

«Ci sono eccome!»

Lara urlò d’esultanza, correndo in cerchio tutto intorno a lui. «Evvai!»

«Stai calma, streghetta. Altrimenti poi ti stanchi subito e non hai più voglia di giocare.»

«Non sono una strega!»

«Sì che lo sei» rispose, prendendola in braccio per entrare in casa.

«No!»

«Sì!»

«No!»

«Sì!»

«No!»

Dario si arrese, perché era giusto lasciarla vincere. «Mi aiuti a cucinare per la cena, stasera?»

Lo sguardo di Lara si illuminò. «Sì, per favore!»

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