CAPITOLO 3

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"Posso entrare?" domandò Kylie esitante sulla soglia del soggiorno.

Aveva appena messo Adrian a dormire nella stanza degli ospiti, in cui fortunatamente, c'era un grande letto matrimoniale che lei e Adrian potevano condividere. Suo figlio era sempre agitato nel sonno e Kylie non avrebbe gradito ricevere calci nello spazio limitato di un letto singolo.

In realtà doveva già considerarsi fortunata di poter dormire in un letto quella notte... Lei ed Adrian sarebbero potuti finire chissà dove con la macchina! Kylie scrollò le spalle.

"Se è occupato posso sempre..."

"Puoi sempre cosa?" replicò Hagen con sarcasmo, posando il libro che stava leggendo. "Non mi sembra che tu abbia troppe alternative in questo cottage."

Lei arrossì. Non si sentiva a suo agio ora che si trovava da sola con quell'uomo enigmatico. Nonostante suo figlio avesse solo tre anni e mezzo, la sua presenza era stata una sorta di barriera fra loro, rendendo impossibile una conversazione personale. Ora non era più così. Specie dopo l'affermazione di Adrian sui suoi nonni.

"Be'... Io potrei... Potrei sempre andare a pulire la cucina."

"Già fatto," la informò Hagen. "Il cottage è piuttosto... povero, ma ci sono lavastoviglie e lavatrice e, meraviglia delle meraviglie, l'impianto di riscaldamento."

Kylie si era accorta che l'ambiente era caldo e che il camino era acceso solo per creare atmosfera e non per effettiva necessità.

"C'erano già quando ha comprato il cottage o li ha fatti installare in seguito?"

Lei si addentrò ulteriormente nella stanza, intimidita dalla presenza di Hagen, come si capiva chiaramente dalla futilità della sua conversazione. Non che la cosa fosse sorprendente... Hagen Bergendahl era il tipo d'uomo che avrebbe come minimo accelerato il polso a qualunque donna.

In quel cottage, da sola con lui, con la neve fuori che creava un silenzio irreale, Kylie trovava Hagen incredibilmente attraente. I suoi capelli neri, i suoi occhi incredibilmente blu erano tratti che le facevano battere il cuore come un tamburo africano. Hagen poteva sembrare un orso per Adrian, ma per lei era un dio greco...

E questa era un'ammissione importante, da parte di una che aveva rifiutato qualsiasi invito da parte di qualunque uomo negli ultimi tre anni. Hagen Bergendahl scosse la testa.

"Il cottage non è mio, Kylie, appartiene ad un... un mio amico," tagliò lui corto. "Resterò qui per un po'."

La sua risposta non aiutava molto la conversazione tra di loro. In più, Kylie aveva notato la sua esitazione sul proprietario del cottage.

"Lavora nella zona?" gli domandò.

"No," rispose lui appoggiandosi contro lo schienale della poltrona, fissandola con circospezione.

Kylie lo fissò per un attimo, non sapendo se mettersi a sedere. Se il livello della conversazione fosse rimasto quello, tanto valeva andare a dormire.

"Ha degli amici nei paraggi, allora?"

"Non conosco anima viva," rispose lui seccamente.

Un uomo di molte parole, eh? Forse avrebbe fatto meglio scusarsi con lui e salire in camera e stare con suo figlio.

"Credo tocchi a me, ora..." sentenziò Hagen con durezza. "Per quale motivo Adrian non ha mai conosciuto i tuoi genitori?"

Aveva capito, dal suo sguardo, poco prima, che lui non avrebbe lasciato correre, ma la schiettezza della domanda la lasciò confusa. La maggior parte delle persone, quelle più cortesi, non avrebbe insistito, ma Hagen Bergendahl non aveva fatto nessuno sforzo per essere cortese, perché mai avrebbe dovuto cominciare in quel momento?

RITROVARSI A NATALEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora