Capitolo 17•

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Cat

Dio dev'essere stato terribile.

Mentre ascoltavo Austin, numerosi brividi gelidi mi scorrevano lungo la schiena. Non sono riuscita a trattenere le lacrime, perché riuscivo a percepire cosa provava.

Quando sei una persona molto empatica e come se assorbissi quel dolore, quelle emozioni che quella persona sta provando, anche solo tramite un racconto, come in questo caso.
Essere empatici è devastante, riesci a sentire sulla tua pelle tutto ciò che quella persona sta provando.

Ed è frustante dover restare lì, perché l'unica cosa che puoi fare e guardare. E non poter assorbire quel dolore.

Credevo che il motivo della sua espulsione fosse qualcosa di meno grave. Che fosse andato contro le regole scolastiche, qualsiasi cosa, ma di certo non questo.

Metto in pericolo le persone che mi sono intorno. E tu più di tutti dovresti starmi lontana.

È stata l'ultima cosa che mi ha detto prima di andarsene via. Continua a rimbombarmi nella testa.
Io non penso affatto che lui sia una persona pericolosa. È stato un terribile incidente, ma di certo non era intenzionato.
Il fatto che lui pensi che sia pericoloso per gli altri mi ha un po' spezzato il cuore.

Perché prova sempre ad allontanarmi? Di cosa ha paura?

La campanella è suonata qualche secondo fa, prima di alzarmi e raggiungere l'uscita, noto con la coda dell'occhio una giacca poggiata sugli spalti.

Cavolo è la sua.

L'ha dimenticata qui! La afferro svelta e mi dirigo a passo spedito quasi correndo, verso l'uscita della scuola. Con lo sguardo provo a cercare la sua macchina, ma di essa nemmeno l'ombra.

Osservo la giacca in pelle nera ed è quella che usa più spesso. La stessa che mi diede in prestito quel giorno alla festa di Jordan.

Se solo ripenso a quel momento, riesco a sentire il tocco delle sue dita sulla mia pelle, sembra quasi di averlo vicino.

Scrollo il capo cercando di pensare ad altro, anche perché questa giacca sembra più pesante del solito, che strano.

La esamino per cercare di capire, inizio a palpare la giacca con le mani. Quando mi accorgo che nella tasca destra c'è praticamente il suo cellulare. Un iPhone 13 Pro Max nero, privo di cover.

Cavolo ha dimenticato anche il suo cellulare!

Bene e ora?

Devo cercare di restituirglielo, gli servirà il cellulare, magari penserà che l'abbia perso

Provo ad accendere lo schermo e sullo sfondo c'è una foto che ritrae Austin insieme ad un ragazzo.
Un sorriso trova strada sul mio volto, guardo la foto intenerita.

Austin lo tiene fermo circondandolo con il braccio per la gola, entrambi sorridono, sembrano davvero felici.
Credo sia di qualche anno fa, dato che Austin in questa foto non ha tutti i tatuaggi che ha ora.
Quel ragazzo gli somiglia molto, i tratti del viso sono simili, ha i suoi stessi occhi azzurri.
Presumo che sia suo fratello.

Rimetto il cellulare al suo posto, ripongo la giacca nel mio zaino facendo il possibile per fargli spazio dato che è enorme.

Di colpo vibra il mio cellulare, lo estraggo frettolosamente dalla tasca.

Mia madre.

Mamma, dimmi

Catherine! Ascolta, tuo padre ha dimenticato di lasciare le chiavi di casa al solito posto, raggiungici in caffetteria

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