La sirena e il tritone

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La sirena guardava la riva rocciosa della terraferma dagli scogli dell'isola. Il sole stava scendendo e il cielo si stava infiammando dei colori del tramonto mentre il corpo della creatura, disteso sulle pietre, si scaldava e asciugava ai suoi raggi, in un momento di riposo. Ma la sua presenza non passò inosservata: un grosso tritone, dal mare, ammirava il suo corpo candido, i suoi capelli lunghissimi fatti di alghe, il suo seno che due grandi conchiglie faticavano a contenere e il suo viso dai tratti sottili e perfetti, con la bocca del colore del fuoco. Senza farsi notare, le si avvicinò, nuotando, e la invitò a rientrare in acqua per stare con lui. Lei rifiutò e nonostante l'insistenza di lui si ritraeva sullo scoglio. Il tritone allora la prese con la forza, trascinandola in acqua. La sirena, allora, invocò il dio del mare in sua difesa, e questi non tardò ad aiutarla: Nethuns, condannando quella violenza, maledisse l'abitante del mare. Il corpo del tritone si immobilizzò, la sua coda dalla pelle lucente, con i riflessi uguali a quelli dell'acqua, perse la sua brillantezza e il suo colore per diventare rigida e dura. I suoi capelli e la sua lunga barba smisero di fluttuare e si irrigidirono, i suoi occhi si bloccarono e le sue braccia non poterono più stringere la sirena, che poté svincolarsi e fuggire. Era diventato di pietra, rimanendo immobile nell'acqua nell'atto di trattenere la sua preda. Come monito, il dio del mare pose il suo corpo impietrito, tra la terraferma e l'isola. Con il tempo, il lavoro incessante dell'acqua lo consumò rendendolo prima una spiaggia di ciottoli poi di sabbia. Si era così creato l'istmo che caratterizzava Vestres.

Thefri era su quella spiaggia al tramonto e la sua mente vagava, ripercorrendo la leggenda della nascita del suo paese. Il dio dell'acqua e della tempesta lo aveva creato e quel dio poteva essere lui, Thisnaith, che era nato lì e lì aveva imparato a conoscere il mare, a rispettarlo, a sfruttarlo solo per il cibo e per necessità. Era cresciuto in quel luogo e tra quei flutti dove riusciva a comunicare con i suoi abitanti, a chiamarli in caso di aiuto, a usarlo come medicina per la cura di diverse patologie e come rifugio, quando i genitori erano in balia delle loro liti. Poi era arrivato il momento di andare via, seguire la madre nella Grande Pianura. Lì aveva trovato diverse occupazioni e si era costruito una famiglia per poi specializzarsi nella cura dei malati, lui che era stato a contatto e conosceva il più grande rimedio del mondo, come aiuto di alcuni dei più rinomati dottori di Medhelan. Ma parte del suo cuore era rimasto a Vestres.

Il cielo era terso e le rade nuvole del cielo di fine inverno risplendevano delle sfumature del fuoco, mutando nei colori più scuri con il lento passare del tempo. Rifletteva su quello che era stato detto durante l'incontro con Tarchun. Dopo lo scetticismo iniziale, se da un lato condivideva i timori di sua sorella, che aveva espresso la paura di abbandonare i suoi cari e la sua famiglia, dall'altro era infervorato dalla possibilità di diventare un dio da lì a poco tempo. Il tutto, però, per combattere, probabilmente, un'altra guerra tra dei. Se avessero perso, quale condanna poteva ricevere questa volta?

"Ogni certezza anche per te è stata spazzata via".

Thefri si voltò, riconoscendo la voce di Holaie.

"No. Le certezze sono rimaste, nonna. La mia vita, la mia esperienza, i miei luoghi e voi ci siete ancora. Sono solo aumentati i dubbi e le paure. Se Tarchun non è un pazzo ed è vero quello che dice, sta per esserci un grande conflitto che coinvolgerà umani ed eterni. Questo porterà, come in passato, cambiamenti indelebili in ogni parte del mondo e forse anche dell'universo, segnando la storia dei mortali, quelli che sopravvivono e quelli che verranno. Da un lato mi alletta l'idea di essere un dio, dall'altro comprendo e condivido anche il punto di vista di Steleth".

"Siamo chiamati a difendere quello che amiamo, sia da uomini sia da dei. E quello che amiamo è legato a questo stato di cose, in equilibrio precario tra tanti elementi. Credo che siamo tenuti a combattere, sia noi vecchi, sia voi adulti, sia i giovani che erano presenti al tempio, sia in forma mortale sia divina, se davvero ci sarà concesso".

Lo specchio di GianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora