Vedeva Thanaquil nella penombra del tempio di Turan nel suo amplesso con un devoto. La tenda non nascondeva del tutto la nicchia e lasciava intravvedere il giaciglio con l'uomo e la sacerdotessa mentre rendevano il proprio omaggio alla dea, liberando Farthan, il genio, la forza vitale e creativa. Poco più avanti un'altra Veggente faceva lo stesso con un altro devoto.
Steleth, intanto, aspettava con pazienza, reggendo in mano una piccola ampolla con il latte di sirena. Stava provando a riflettere su quello che aveva appena appreso durante l'incontro con Tarchun ma quella situazione la metteva a disagio e non riusciva a pensare. Avrebbe preferito che le sacerdotesse a guardia del tempio le avessero chiesto di aspettare Thanaquil da un'altra parte.
Dopo che l'uomo ebbe finito si alzò, si ricompose, fece un'offerta a Turan, lasciando alcune monete in una cesta posta vicino all'ingresso e se ne andò.
Thanaquil si alzò e si ripulì dal seme che le stava scendendo sulle gambe. Il suo corpo era bellissimo, slanciato, con le gambe affusolate e i seni grandi. I capelli biondi le scendevano mossi fino alle natiche. Il suo viso era ancora più bello, con lineamenti sottili, occhi color smeraldo e labbra carnose e rosse. Mentre si stava rivestendo, si accorse di Steleth che la stava guardando.
"Non so come riesci a farlo", commentò la strega.
"Libero la forza vitale e rendo omaggio a Turan".
"Sei sicura che sia proprio così?".
"Non fare un discorso blasfemo in un luogo sacro", la ammonì la sacerdotessa, con un tono che non riusciva a essere severo.
"Mi è permesso, forse, farlo fuori da un luogo sacro?", le rispose Steleth, sorridendo.
Le due donne erano amiche da tanto tempo. Erano cresciute insieme nella scuola del tempio di Turan, dove le Veggenti istruivano le bambine ai primi rudimenti delle diverse discipline, dalla lettura alla matematica, dalla geometria allo studio della natura, dalla tessitura alla medicina, dalla pesca e alla caccia a piccoli insegnamenti di arti magiche.
Thanaquil proseguì il suo percorso di vita nel tempio, tra ars amatoria e uso delle armi. Lei non aveva potuto scegliere la sua strada: essendo figlia di una Veggente di Farthan era stata predestinata fin dalla nascita a diventare una sacerdotessa della Dea dell'Amore e della Guerra, ricoprendo i ruoli di prostituta sacra e di guerriera. La sua bravura l'aveva portata a diventare la guida dell'ordine, che era chiamato a proteggere i misteri divini, leggere le indicazioni che Maris impartiva tramite i fulmini, a difendere il regno e a celebrare la fertilità e la vitalità della natura, prestando il proprio corpo agli uomini che si recavano al tempio a farne richiesta. I figli che nascevano dai loro rapporti venivano destinati all'ordine se femmine, a diventare soldati o Ministri del Destino se maschi.
Steleth perfezionò dopo questi primi passi lo studio delle lingue antiche, della magia e della natura presso il tempio di Manth e Mania per poi lasciare Vestres e seguire la madre Ati e il fratello Thefri nella regione della Grande Pianura, dove aveva ancora accresciuto i suoi poteri frequentando scuole importati, e leggendo un'infinità di testi di riferimento, dai Codici degli Spiriti, ai Bestiari, dagli Erbari ai Lapidari, dai libri sul mondo dei morti a quello sull'interpretazione dei vari fenomeni naturali e straordinari, oltre a volumi di storia e libri sacri.
Era così diventata una delle poche streghe in grado di realizzare, ad esempio, la polvere di opale stellato per curare pericolose malattie, realizzare difficili incantesimi, padroneggiare la negromanzia e, se ordinato dai Ministri del Destino, risvegliare le Furie. Capacità che aveva voluto acquisire con tanta caparbietà ma che ora, che forse si rendeva necessaria, avrebbe voluto non conoscere.
"Ho portato il latte di sirena. Come sta il prigioniero?", disse l'Arath.
"Grazie Steleth. Ha mangiato e smesso di tremare. Ha anche ripreso un aspetto più sano. All'apparenza però è ancora debole".
"Allora per interrogarlo dovrete aspettare ancora. Cosa volete capire da lui?"
"Abbiamo ritrovato dei corpi sulla spiaggia ieri sera, portati dalla marea. Erano di Alos anche loro. Probabilmente c'è stato il naufragio di una barca diretta qui per un attacco e molti non sono sopravvissuti. Vogliamo capire il motivo della loro incursione e i piani di Ataris e Turno. Tarchun e i Ministri del destino vorrebbero che tu partecipassi all'interrogatorio, in modo da usare la pozione senza fare errori".
Steleth rimase in silenzio.
"Cosa è successo all'incontro?", chiese Thanaquil.
"Non riesco nemmeno a rifletterci su! - rispose l'Arath scuotendo il capo. - Secondo il Mysterii Liber sarei Ecate, la dea delle regioni orientali, la regina dei demoni, della notte, della Luna calante, dei morti, della negromanzia, delle terre selvagge e del parto, che aveva il potere vitale su tutti gli elementi, protettrice degli incroci, delle porte e degli accessi. Una delle divinità ctonie più potenti e complesse. La descrizione riportata dal testo coincide: occhi castani con sfumature verdi, fisico statuario e robusto, viso con i lineamenti marcati. Ecate, però, non è mai stata raffigurata con la schiena curva, come anche molti Aisna in cui si è trovata. La dea all'inizio abitò in alcune donne dei Celeni, maghi capaci di permettere al loro popolo di conquistare le terre vicine e costruirsi un piccolo impero. Dopo che l'ultima di queste morì nella battaglia che vide i Celeni sconfitti dai Cafuri, c'è un'interruzione nelle varie trascrizioni del codice e alcune parti non si leggono con chiarezza. Il filo della narrazione riprende a Vestres, con una mia antenata, la mia trisnonna e una mia parente, che morì il giorno in cui io nacqui. Questi tre membri della mia famiglia avevano la gobba, come me. Con queste informazioni lacunose non si può essere sicuri che io sia Ecate. Dall'altra parte, rischio di essere uccisa da eventuali cecchini mandati da Alos per eliminare me e gli altri Aisna. Sono comunque chiamata a sottopormi alla Via del Ritorno Segreto per confermare o meno ciò che è stato tramandato. Inoltre, mi è richiesto di istruire donne e uomini nella realizzazione di cure per le ferite, nell'interpretare il linguaggio degli animali e il mutare degli elementi e anche qualche nozione di magia. Intanto sono lontano dai miei bambini, da mio marito e da mia madre che è malata da tempo. Devo, così, trascurare le persone a cui voglio bene per una teoria basata sull'incertezza".
"La profezia di Vecu aveva indicato la nostra era come termine per il regno dei Rasna. Come ogni momento di passaggio, anche questo che stiamo attraversando è un periodo complesso e difficile da affrontare. Va a casa e parla con la tua famiglia. Sapranno sostenerti e starti vicino nelle tue riflessioni e nelle tue scelte".
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Lo specchio di Giano
FantasiIl fantasy Lo Specchio di Giano nasce dalla mia passione per la storia antica e per l'amore per la mia famiglia. Arrivata alla maturità, mi sono guardata indietro e ho ripercorso la mia strada, cercando di ricostruire anche quella di chi è mi è stat...