Capitolo uno - Alphons e Armin

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Nei pressi di Rangsdorf Germania, Febbraio 2065

Alphons si chiuse finalmente in casa. Aveva percorso una decina di km nelle paludi di Rangsdorf alla ricerca del miele di formiche. Quest'ultimo era diventato pura merce di scambio. Se ne avesse raccolti anche soli dieci grammi, avrebbe ottenuto un posto letto nella sicura città di Berlino.

Il miele di formiche era diventato rarissimo e quindi richiestissimo. Cosa gli uomini ci facessero una volta ottenuto, non era dato saperlo.

L'importante era trovarlo per vivere un'esistenza tranquilla al caldo dietro le mura della grande città tedesca. "Sono tornato!" - avvisò mentre si toglieva il cappotto di pelliccia di dosso.

Un uomo alto, biondo con i capelli lunghi e con gli occhi azzurri lo raggiunse con un bellissimo sorriso in volto. Si chiamava Armin. Era suo fratello.

"L'hai trovato?" - chiese speranzoso. Alphons scosse la testa. Qualche altro giorno e avrebbe smesso di cercare. Era stanco di tornare a casa e dare solo brutte notizie.

I due avevano passato anni terribili. Quando la società aveva iniziato a dare i primi segni di cedimento, Alphons aveva dieci anni e Armin ne aveva solo otto. Avendo perso entrambi i genitori a causa di un pazzo che li aveva uccisi, se l'erano dovuta cavare da soli.

Fuggiti da Berlino, si erano rifugiati in una catapecchia nelle paludi di Rangsdorf. Non c'era nessuno lì e perciò avevano avuto modo di dar vita alla loro nuova casa. Avevano imparato a cacciare, a coltivare, a tagliare la legna e a pescare. In un solo anno erano riusciti a diventare indipendenti. Ben ventinove anni dopo erano ancora lì, a vivere in costante ricerca della sostanza che aveva portato alla morte dei loro genitori e del mondo intero.

"Lo troveremo mai secondo te?" - chiese Armin triste e malinconico. Alphons non gli rispose. Fuori dalla catapecchia stava nevicando. Era febbraio. Faceva freddissimo da quelle parti.

"Che cosa è rimasto nella dispensa?" - chiese ad un tratto mentre osservava il paesaggio innevato. Armin sbarrò gli occhi. Non avrebbe mai voluto sentire quella domanda. E questo perché sapeva la triste verità dei fatti che non avrebbe mai voluto comunicare al fratello. Sospirò e alla fine prese coraggio. "La dispensa è vuota." - disse in tono fermo e convinto ma allo stesso tempo mesto. Alphons si girò di scatto. I suoi occhi di ghiaccio colpirono in pieno quelli di Armin.

"Non abbiamo proprio più niente da mangiare?" Armin annuì.

In quella zona era morto tutto. I laghi paludosi erano pieni di pesci morti. Le stradine innevate erano avvolte da un silenzio assordante. Niente cervi e niente scoiattoli. Tutti morti per il gelo. Se ne sarebbero dovuti andare da lì dopo ventinove anni. E questo perché quell'inverno si era dimostrato più forte rispetto ai precedenti.

"Sai cosa significa vero, Armin?" Anche questa volta il ragazzo annuì. Alphons si alzò dalla scricchiolante sedia in legno e si sdraiò sul letto. I materassi erano duri e freddi come il ghiaccio ma ci aveva fatto l'abitudine. Aveva bisogno di riposare. Aveva bisogno di pensare. A breve lui e Armin avrebbero dovuto esplorare le terre selvagge. Chissà com'era cambiato quel mondo.

Il limite massimo a cui si era spinto era stato le paludi di Rangsdorf. Oltre non sapeva più niente. Era terra di nessuno. Deglutì agitato e chiuse gli occhi. Doveva dormire.

Un tonfo improvviso lo svegliò. Cos'era stato? Si sollevò di scatto dal letto e si guardò intorno. Armin era tranquillo. Probabilmente era caduta delle neve dura dalla chioma dell'albero vicino alla catapecchia. Spostò lo sguardo in direzione della finestra. Era sera. Per quanto aveva dormito? Si alzò definitivamente e aiutò il fratello a preparare le valigie.

"Chi l'avrebbe mai detto, eh?" - disse Armin tra sé. Aveva un falso sorriso in volto. Stava cercando di mostrare all'esterno emozioni che non provava realmente. La verità era un'altra. Aveva paura.

Il miele di formicheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora