𝒸𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 11

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ADE

"Sono così belli i tuoi capelli" le dico guardando quei fili neri come il cielo nelle notti invernali più buie. Lei arrossisce ulteriormente e abbassa lo sguardo sulla mia tunica mossa dal venticello, sposta la sua mano dalla mia guancia, il calore lascia il mio viso. Tolgo la mano dall'intreccio dei suoi capelli e la porto sotto il suo mento per sollevarle il viso fino ad incrociare di nuovo i suoi occhi. Le sue labbra tremano come le foglie del salice. "Persefone hai freddo, vai a vestirti" le dico dolcemente. La ragazza non se lo fa ripetere due volte e corre sotto il salice dall'altra parte del laghetto ad indossare la tunica abbandonata sulle radici. Non mette i sandali, ma lascia i piedi nell'erba tenera. Poi viene verso di me, mi prende la mano e mi conduce con se. "Vieni" mi sussurra "voglio farti vedere una cosa."

PERSEFONE

Prendo la sua mano nella mia, è così grande in confronto alla mia che scompare quasi tra le sue dita. Al tatto è fredda, sfioro con i polpastrelli i suoi, sono gelati come la neve d'inverno. Lo conduco al centro della radura che fiancheggia il laghetto cristallino, mi volto verso di lui, sul suo volto è dipinta un'espressione di stupore e divertimento, i suoi occhi luccicano. Lascio la sua mano, il calore abbandona la mia. Mi siedo tra gli steli verdi e un odore d'erba fresca mi invade le narici, un'ape ronza via. Poso la mano sull'erba e guardo Ade invitandolo a sedersi accanto a me. Sul suo volto si apre un sorriso che crea una piccola fossetta sulla sua guancia, velata di un leggero rosa, mi viene voglia di baciarla. Sposto lo sguardo sulle sue labbra tirate nel sorriso, carnose, leggere quasi bianche ma tendenti al rosso sangue, m'immagino il colore della melagrana, vorrei assaporarla. Lo invito nuovamente sedersi di fianco a me, si sposta lentamente impacciato dalla tunica nera, la solleva fino alle ginocchia e si accomoda nell'erba. Sembra perfetto, come se avesse sempre fatto parte del quadro della natura. Sollevo gli occhi verso il cielo, azzurro si rispecchia nello specchio d'acqua trasparente di fianco a noi. Mi stendo nell'erba, sento che l'odore della terra si intensifica. Guardo di nuovo il cielo tra le fronde degli alberi, un raggio di sole s'infiltra tra le foglie illuminandone il colore verde brillante, immagino come sia essere una foglia sospesa nell'aria in balia dei capricci del vento, immagino come sia volare. Uno spostamento al mio fianco mi risveglia dal mio sogno immaginario, volto il viso verso il Dio tenebroso che illumina la giornata: si è steso vicino a me, ha sollevato le ginocchia puntando i piedi nel terreno, guarda anch'egli in su, verso le nuove nuvole bianche appena spuntate. Torno a guardare il cielo, ma sento il respiro di Ade al mio fianco, avverto il gelido calore del suo braccio disteso a pochi centimetri dal mio e non posso fare a meno di immaginare il suo tocco delicato sulla mia pelle. È più forte di me impedire alla mia anima di essere attratta da quella oscurità che avvolge la figura del Dio degli Inferi, è come un istinto primordiale, un'ombra materna che mi attira a sé, un richiamo che risuona dentro di me, un demone che mi chiama a gran voce, e per me è impossibile non dargli ascolto, è impossibile metterlo a tacere. Ogni atomo del mio corpo mi spinge a seguire il richiamo ombroso. Devo distrarre la mente, se rimango troppo su questo pensiero rischio di cadere nella tentazione e tuffarmi anima e corpo in quella oscurità. Con la coda dell'occhio vedo Ade voltare la testa nella mia direzione, posso solo immaginare l'intensità dei suoi occhi che si posano sul mio viso, mi osserva come io osservo il cielo. Sento il dolce calore che inizia ad infiammare le mie tonde guance, devo impedire alla mia faccia di diventare del colore delle rose, quindi mi giro a mia volta verso di lui, incrocio i suoi occhi e per un attimo esito, poi solevo il braccio indicando con un dito il cielo.

ѕєttє chícchí dí mєlαgrαnαDove le storie prendono vita. Scoprilo ora