"Diego, vuoi stare tranquillo. Te l'ho promesso, fidati di me" disse per l'ennesima volta Francesca, sbuffando subito dopo ed incrociando le braccia al petto. "Piccola, io mi fido di te... è di Ludmilla che non mi fido! Lo sai, per farti risultare più bella, e ripeto che lo sei straordinariamente, ti farebbe indossare solo le mutande!" esclamò Diego alzando un sopracciglio e facendo scoppiar a ridere la sua ragazza. Ovvio che si fidava della sua ragazza, ma quelle due insieme potevano combinare i casini più devastanti! "Amore" disse la mora avvicinandosi al suo ragazzo dando vita ad un dolce bacio passionale. "Ci vediamo più tardi" salutò Francesca aprendo la portiera dell'auto e richiudendola, prendendo il grande bustone sul sedile dietro. Il finestrino si abbassò, rivelando il sorriso bellissimo dello spagnolo "Ti amo". "Anche io". L'auto partì, Francesca si voltò trovandosi davanti alla porta di Villa Torres. Suonò il campanello e in un attimo Susanna si ritrovò di fronte l'italiana. "Ciao, Francesca!" esclamò la donna con un sorriso smagliante sulle labbra "Entra". La mora varcò la soglia della casa, ritrovandosi nell'immenso salotto. Davanti a sé aveva la scalinata che portava al piano superiore, dove erano collocate tutte le camere da letto più due bagni. A sinistra aveva la cucina, molto grande anche quella. Alla sua destra c'era un enorme camino, alto almeno un metro e mezzo, nel quale ardeva il fuoco. Al centro del salotto c'erano due divani in pelle nera, tra i quali era collocato un piccolo e basso tavolino di vetro, sopra al quale erano disposte alcune foto della famiglia, in diversi periodi. "Le ragazze sono già di sopra. Penso che ti stiano aspettando" informò Susanna sorridendo. Quella donna aveva davvero un bel sorriso, Camilla lo aveva preso tutto da lei. Certo, anche Julio era un uomo bellissimo con uno splendido sorriso, ma quello di Susanna non si batteva. Aveva due occhi verdi, chiari e grandi, molto espressivi. I suoi capelli erano castani, lisci e lunghi. Era davvero una bellissima donna. "Oh, certo. Vado subito, a dopo". "A dopo, Francesca". Francesca si affrettò a raggiungere le scale, ed a far attenzione a non cadere. Con la grande busta che aveva non riusciva a vedere nulla. Arrivò al piano superiore, e si trovò in un grande corridoio. Molte volte era stata a casa di Camilla, e ormai la conosceva a memoria. La prima porta a destra era la camera dei suoi genitori, e quella di fianco il loro bagno. Mentre la prima porta a sinistra era il suo bagno personale, e quella di fianco la sua camera. In fondo c'era una porta semiaperta, quella era la stanza degli ospiti. Spalancò la porta della stanza della rossa, e quello che si ritrovò davanti era una Camilla in intimo, seduta su una sedia davanti allo specchio. Ludmilla le stava facendo il makeup, Violetta le sistemava in capelli. Sciolti dietro, e raccolti in alto. Nata invece stava sistemando i vestiti di tutte sul letto. "Ehi, Fran!" esclamò Ludmilla sorridendole "Francesca! Aiutami tu! Ludmilla mi vuole far indossare un abito che non arriva neanche a metà coscia!" gridò la rossa, facendo scoppiare tutte a ridere. L'italiana chiuse la porta dietro di sé, scuotendo la testa e sorridendo. Poggiò la busta sul pavimento e tirò fori il suo vestito, stendendolo sul letto accanto agli altri. "Wow!" esclamarono tutte vedendolo "Fran, ma è bellissimo!" disse Nata scrutandolo con occhi da sogno. Francesca prese anche i suoi tacchi e li poggiò ai piedi del letto "Diego non è geloso?" domandò Violetta sorridendo, continuando ad inserire forcine nei capelli di Camilla, mentre lei si lamentava con un: "Ahi!". L'italiana fece spallucce "Sì, già mi ha fatto il terzo grado. Ma lui non si fida di Ludmilla, così gli dirò che mi ha 'costretto' ad indossarlo" spiegò, facendo il segno delle virgolette. Le ragazze scoppiarono a ridere, mentre la bionda le fece una faccia stupita, lanciandole poi una linguaccia. "E certo! La colpa tutta a me! Non basta Camilla, ora anche tu!". Partì un'altra risata. "Li vuoi i brillantini sopra l'ombretto?" domandò in seguito Ludmilla agitando la scatoletta dei brillantini davanti alla faccia della rossa "NO!" gridò lei. Ludmilla fece spallucce riposandola sul mobiletto, e prendendo la lacca "Chiudi gli occhi e trattieni il fiato" disse "Perché! Cos'hai intenzione di fare!". "Niente, è solo per farti durare il trucco. In questo modo resterà così". Camilla si accigliò "Tu fallo e basta". La rossa fece un respiro profondo serrando le palpebre, mentre la sua amica le spruzzava la lacca su tutto il viso. "Fatto, puoi tornare a respirare". Dalla bocca di Camilla uscì un sospiro disumano, così forte che tutte scoppiarono di nuovo a ridere. "Anche io ho finito" informò Violetta ammirando la sua opera. I capelli rossi e ricci della ragazza scendevano su tutta la schiena, mentre altri erano raccolti più in alto, tenuti fermi da un fermacapelli tempestato di diamanti blu. "Wow, Vilu. Sei bravissima con i capelli!" la lusingò l'italiana, guardando i capelli della sua amica. "Sistemi anche me, eh" le disse puntandole l'indice contro. La ragazza annuì ridendo. "Io inizio a vestirmi" disse Camilla alzandosi dalla sedia e lasciando il posto a Francesca la quale si accomodò volentieri. "Sentite, io quello non lo indosso!" esclamò la rossa puntando il dito contro il vestito "Oh, sì invece! E' il mio regalo di compleanno per te, e ti obbligo ad indossarlo" disse Ludmilla sistemando dell'ombretto chiaro sul dorso della mano. "Difendetemi voi, se Brodway s'ingelosisce" supplicò Camilla prendendo il suo vestito ed aprendo la zip dietro "Oh, non ti preoccupare Cami. Maxi non sarà da meno!" scherzò la riccia togliendosi i pantaloni ed inseguito la felpa grigia. "Lud, preparati, credo che Diego ti vorrà vedere morta" informò l'italiana chiudendo gli occhi per farsi mettere il leggero strato di ombretto bianco. "Ci penserà Federico ad uccidermi non appena mi vedrà con quel vestito!". "E tu, Vilu? Leon lo sa che indosserai quel vestito?" domandò Camilla infilandosi le calze. "Sì, gliel'ho detto ieri. Mi ha anche chiesto quant'è corto!" esclamò la mora piastrando un'altra ciocca dei capelli dell'italiana. "Uhh, è geloso il ragazzo" intervenne Ludmilla sorridendo "Lud!" la riprese Violetta fulminandola con lo sguardo. "Che c'è? Se è geloso significa che ci tiene a te. Dovresti essere solo che felice". "Oh, ma io sono felice che lui sia geloso. E so che ci tiene a me". "Sì, ma non nel modo in cui pensi tu!" esclamò Francesca "Vero!" intervenne Nata allacciandosi il reggiseno blu senza spalline. "Piantatela, non stiamo insieme" ripeté Violetta. "Anche se vi piacerebbe..." sussurrò Camilla. "Cami!". "Camilla ha ragione, Vilu. Tu e Leon vi amate. Si vede a chilometri che siete innamorati pazzi l'uno dell'altra. Poi vi conoscete da quando siete nati, e non c'è ragione di non mettersi insieme!" intervenne Francesca. "Ah sì? E come fai ad essere così sicura che a me piaccia? O viceversa?". L'italiana fece un sorriso compiaciuto "Oh, prima di tutto dal modo in cui vi guardate. Vi si illuminano gli occhi ogni volta che siete insieme, che vi tenete per mano, che vi guardate o semplicemente parlandone, come ora! Ti brillano gli occhi, e non puoi negarlo. Lo ami fin da quando eravate piccoli, e lo stesso lui, non puoi negarlo". Ci fu un breve periodo di solo silenzio. Violetta sapeva che quello che aveva detto la sua amica era vero, era la pura verità. Lo amava, amava Leon, ma era stata sempre tanto codarda da confessarglielo. Lo amava fin da quando erano bambini, ogni volta che giocavano insieme si innamorava sempre di più. Amore. Sulle labbra di tutte era stampato un dolce sorriso, perché tutte sapevano che quello che aveva detto Francesca era vero. Quei due si amavano, e quella sera sarebbe cambiato qualcosa. Magari non sarebbe successo nulla di che, ma avrebbero fatto un passo avanti. "Finito. Vatti a vestire, che già siamo in ritardo!" esclamò Ludmilla facendo alzare la mora "Forza, Nata!". Francesca si alzò, si guardò allo specchio. Le sue amiche erano state molto brave. Ludmilla l'aveva truccata in un modo a dir poco pazzesco. Un leggero strato d'ombretto bianco era sulle palpebre, con una riga molto sottile di matita nera sempre sopra le palpebre. Un po' di matita bianca dentro l'occhio ed un po' di mascara. Mentre le guance erano leggermente più rosee. I capelli erano bellissimi, tutti lisci, tranne qualche boccolo davanti, raccolto ai lati con delle forcine. Si affrettò ad indossare il suo vestito: era senza spalline, a fascia. Dal seno in poi si scuriva leggermente, dal bianco passava al pesca. Aveva dei ghirigori dal seno alla vita, dove c'era una cintina color pesca. Sulla gonna pesca, che arrivava a metà coscia, invece era piena di balze. "Cami, mi aiuti con la zip?". "Sì, vieni". Francesca si voltò verso la sua amica, rimanendo a bocca aperta "Wow, sei fantastica, Cami!" esclamò l'italiana squadrandola dalla testa ai piedi. Il vestito di Camilla era completamente nero,senza spalline, che arrivava a metà coscia. Aveva una piccola spaccatura tra i due seni, e fino alla vita era stretto. La gonna era tutta in pizzo, che si allargava leggermente. Ai piedi portava dei tacchi d'argento. "Aww, grazie, Fran. Anche tu sei bellissima". Le due amiche si strinsero in un abbraccio, si volevano un gran bene. "Ehi, voi due, invece di fare le sdolcinate, mi tirate su la zip!" esclamò Violetta cercando di chiudere il vestito invano. Francesca e Camilla scoppiarono a ridere, per poi aiutare la loro amica. "Vilu, stasera Leon cadrà ai tuoi piedi!" disse la rossa guardando il vestito della sua amica. Anche il vestito di Violetta era senza spalline, ed aveva una piccola spaccatura all'inizio del seno. La parte sopra era totalmente nera, poi sotto il seno c'era una striscia di diamanti, da dove iniziava la gonna color vaniglia, che arrivava a metà coscia. Il vestito di Violetta, era leggermente più pomposo degli altri. "Ancora!" esclamò la mora infilandosi i tacchi d'argento. Camilla alzò le mani chiedendo scusa, per poi voltarsi verso Nata che si stava infilando il vestito. Il suo era blu, ma non un blu scuro, un celeste. Senza spalline, con una leggera spaccatura tra i seni, i quali erano tempestati di diamanti blu, e sotto i quali c'era una fascia di raso da dove poi partiva la gonna piena di balze. "Lud, ancora ti devi vestire!" esclamò Francesca aprendo le braccia "Sai com'è, a fare la truccatrice di tutte ci vuole tempo". Scoppiò una risata coinvolgente "Comunque ho finito, devo solo vestirmi". La bionda si alzò e prese l'unico vestito rimasto sul letto: bianco, che arrivava appena più su di metà coscia, senza spalline con una spaccatura tra i seni. Ed aveva una cinta sulla vita, con una rosa di lato. "Vilu, tirami su la zip". "Ok, tutte pronte?" chiese Camilla strofinandosi le mani "Ma tua cugina?" domandò Violetta ricordandosi solo in quel momento. Camilla aprì la bocca, facendo comparire un espressione stupita "E' vero. Bel..." disse guardando le sue amiche "...la chiamo". Prese il suo cellulare e cliccò sul nome di sua cugina, dopo tre squilli rispose "Pronto?". "Ehi, Bel. Ma non vieni più alla festa? Noi stiamo andando". "Sì, sì vengo. Sto arrivando, mi sta accompagnando papà. Due minuti e sono davanti casa tua". "Ok, intanto noi usciamo. Ricordati che dopo è Brodway a riportarti a casa. Quindi dì a tuo padre di non preoccuparsi". "Si, mi ricordo. A tra poco". "Ciao". La rossa chiuse la chiamata, per poi infilare il cellulare dentro la borsetta "Ha detto che tra due minuti sarà qui. Cominciamo a scendere, mancano dieci minuti alle otto, i ragazzi saranno già tutti lì". "Certo! E tu pensi che siano più veloci di noi a prepararsi? Per favore!" esclamò Ludmilla prendendo la borsa ed avviandosi verso le scale. "Questo è vero! Una sera, io e Diego dovevamo andare a cena, e doveva passare a prendermi alle otto. Indovinate a che ora è arrivato? Un quarto alle nove! 'Piccola, i miei capelli devono essere perfetti'!" esclamò Francesca sedendosi su uno dei divani in pelle. Partì una fragorosa risata "Ragazze, siete bellissime!" esclamò Susanna scrutandole una ad una "Grazie" risposero in unisono. "I ragazzi resteranno ammagliati!". Si sentì il campanello suonare "E' Bel. Noi andiamo, ci vediamo più tardi" disse Camilla infilandosi la giacca, come le altre. "Certo, divertitevi!". Le ragazze uscirono, e ad aspettarle fuori c'era la cugina di Camilla. "Tanti auguri, Cami" disse la nera abbracciando sua cugina "Grazie, Bel. Ma adesso andiamo o resteremo fuori!" esclamò la rossa prendendola per un braccio trascinandola dentro la limousine. "Certo che potevamo prendere due macchine, invece di affittare una limousine" disse Francesca chiudendo lo sportello. Camilla fece spallucce "Non importa, non ero mai salita su una limousine! E poi, ehi, è il mio compleanno, voglio divertirmi!" esclamò facendo scoppiare tutte a ridere. "Vero, quindi... Auguri!" gridò la mora. "AUGURI!".
Leon guardò per l'ennesima volta l'orologio al polso sinistro, erano le otto e dieci, e delle ragazze non c'era l'ombra. "E menomale che dovevamo essere noi quelli puntuali!" esclamò Federico sfregando le mani per riscaldarle. Diciamo che quello che indossava non era proprio adatto all'inverno. "Lo sapete come sono le ragazze: trucco, capelli, vestiti, scarpe... Non sono mai puntuali" rispose Diego. "E con questo che vuoi dire, io sono stata puntualissima!" intervenne una Gery tremante. "Hai ragione, tu fai eccezione. Sei un maschiaccio!" esclamò lo spagnolo,facendo scoppiare tutti a ridere. "Ehi!" esclamò la messicana poggiando le mani sui fianchi. "Ok, forse stasera passa. Dai, con quel vestito non penso sia un maschiaccio" la difese Leon indicandola con un braccio. I ragazzi la squadrarono da cima a fondo, e in effetti con quel vestitino Gery non sembrava un maschiaccio, anzi, era davvero bellissima. Il vestito era rosso, arrivava a metà coscia, e la gonna era pomposa. Aveva una spaccatura tra i seni, dai quali partivano diamanti rossi, che arrivavano fino alla vita. "Bhè, in effetti stasera... sei carina" disse Federico annuendo. "Oh ma grazie! Ha parlato l'esperto della moda!" rispose ironica la ragazza ridendo "Ehi, ricordati che gli italiani sono tutti esperti di moda" le ricordò Federico alzando l'indice sinistro. Partì un'altra risata, Gery si morse il labbro inferiore sorridendo e scuotendo la testa. "Uffa, ma dove sono?" chiese Maxi battendo il piede a terra come un bambino "Sto diventando un ghiacciolo, qui fuori!". "Un ghiacciolo? E a che gusto?" domandò Andres illuminatosi. Quando si parla di cibo, è il primo a metter bocca. "Andres! E' un modo di dire!" disse Brodway allargando le braccia "Volevo dire che ho freddo. Adesso è più chiaro?". Il ragazzo annuì, grattandosi la nuca. "Ehi, Leon..." disse Diego dando una gomitata al suo amico, il quale si voltò nella sua direzione "Che dici, stasera riuscirai a baciare Violetta?". "Oddio, Diego!" esclamò passandosi una mano tra i capelli. Tutti i presenti scoppiarono a ridere, ovviamente tranne Gery. Era innamorata di Leon, e non voleva che il suo amico baciasse Violetta. Non li voleva insieme, non li avrebbe sopportati tutti i giorni a baciarsi ed a dirsi dolcezze. Certo, già erano sdolcinati, ma se si fossero messi insieme sarebbero diventati una catastrofe. E inoltre, non li vedeva bene insieme. Era gelosa, sì gelosa di Violetta. Non voleva che stesse così appiccicata a Leon, al suo Leon. Lui lo sapeva che lei lo amava, ma non faceva niente per evitare l'argomento Violetta, mai. Mai. Mai. Mai. "E dai, Leon! Lo sappiamo che sei innamorato di lei!" esclamò Federico dandogli una gomitata. "La finite?". "Di fare cosa? Di dire la verità? Leon, anche lei è innamorata di te, e prima te ne renderai contro, prima sarà meglio per entrambi". "E' vero. Ti devo ricordare l'altro ieri quando vi siete rincontrati?" chiese Brodway. No, non serviva che glielo ricordassero, lo ricordava perfettamente. Quando quel giorno la vide lì, piccola, perfetta e bellissima non riusciva a credere che era lei. Non poteva crederci, era così bella che era impossibile, doveva per forza trattarsi di un miraggio, o a quel punto di un sogno. Uno dei tanti che faceva la notte. Ma no, in realtà era vero. Era tutto vero. La sua bambina era davanti a lui, bellissima come sempre, ma era cresciuta. Ora era una donna, e non l'avrebbe lasciata nelle mani di uno qualunque. Sarebbe stata sua, perché era Violetta. Perché era sua, perché era la sua bambina, e non l'avrebbe mai più lasciata. "Ragazzi, basta. Sul serio, non ne posso più" disse incrociando le braccia al petto "D'accordo, ma pensaci bene, perché potrebbe arrivare il primo che passa e portarsela via. Violetta è bellissima, Leon, e io non me la farei sfuggire al tuo posto" insistette Federico."D'accordo, grazie per il consiglio". "Ti pare. A che servono gli amici altrimenti!" scoppiò un'altra risata, e tutti si abbracciarono, tranne Gery. Quella conversazione l'aveva rattristita, e l'aveva fatta riflettere. In realtà, Violetta e Leon sarebbero stati davvero bene insieme. Sapeva che Leon non l'avrebbe mai guardata, se non come un'amica, e quindi l'unica soluzione era spingerlo verso Violetta. O magari ce ne era un'altra... solo che era troppo rischiosa. D'un tratto si sentì il rumore di una macchina, ed una limousine bianca sbucò da dietro un angolo. Tutti in un attimo capirono che erano arrivate le loro ragazze, e sui visi si stamparono dei sorrisi. La macchina si fermò davanti a loro, e la portiera si aprì rivelando sei ragazze coperte da lunghi cappotti neri. "Ehi, ragazze! Chi vi ha mandate, James Bond?" esclamò Federico facendo ridere i suoi amici "Ah ah, molto divertente. Vedrete come rideremo noi tra poco!" rispose Ludmilla circondando il collo del suo ragazzo, ancora con un sorriso sulle labbra, e baciandolo. "Ti prego, dimmi che non è stata lei a vestirti" supplicò Diego afferrando la sua ragazza per la vita. Francesca alzò le mani "Allora non parlo!". Diego sbiancò, facendosi subito serio, e l'italiana rise, facendo poi combaciare le loro labbra. "Amore, sei bellissima" sussurrò Brodway all'orecchio della rossa "Ma se il vestito non si vede!". "E' uguale, tu sei bellissima a prescindere". "Aww, ma quanto ti amo, io?". "Tanto da promettermi che non ti si vede tutto". Camilla sorrise scuotendo la testa "Ti dico solo che è un regalo di Ludmilla!". Il brasiliano si voltò di scatto verso la bionda, incenerendola con lo sguardo "Ecco, ora avrai sulla coscienza due coppie, contenta?" esclamò Federico ridendo "Oh, non ti preoccupare, non avrò sulla coscienza nessuno. Sono perfette!". L'italiano scosse il dito, insieme alla testa e si avvicinò all'orecchio della sua ragazza "Sbagliato. Sei tu la più perfetta". Si guardarono negli occhi, per poi dar vita ad un bacio passionale. "Senti, Bimba. Il giubbotto arriva a metà coscia... e del vestito non c'è nemmeno l'ombra. Mi devo preoccupare?" domandò Leon fingendo di essere pensieroso, facendo ridere Violetta "Vedremo" rispose entrando nel locale prima di Leon, furono gli ultimi. Improvvisamente una puzza di alcool la investì, le luci stroboscopiche correvano da una parte all'altra della grande sala, e la musica rimbombava nelle casse. Centinaia di persone erano concentrate a ballare. Violetta si tolse la giacca, porgendola ad un ragazzo addetto, e quando si voltò verso Leon lo vide con gli occhi fuori dalle orbite che la stava squadrando da testa a piedi, la bocca semiaperta. Violetta era bellissima in quel vestito (era bellissima a prescindere, ma quella sera si era davvero superata), e lui non poteva non dirglielo. "Bimba... sei bellissima" disse il ragazzo prendendola per la vita ed avvicinandola a sé facendo scontrare i loro petti. La circondò con le sue braccia possenti, mentre Violetta attorcigliò le sue attorno al collo del ragazzo. "Bhè, anche tu non sei niente male". Leon indossava un paio di jeans scuri, ed una camicia bianca, con le maniche arrotolate fino ai gomiti, e sbottonata di tre bottoni, il che significava che si riusciva a vedere un bel po' del suo petto. "Oh ma grazie, signorina. Le posso offrire da bere?". "Molto volentieri" rispose lei sorridendo. Si presero per mano, avviandosi verso il bar. "Cosa vi servo?". "Due mojito, grazie" rispose lui tirando fuori una banconota da dieci, un attimo dopo il barista posò sul bancone due bicchieri pieni di mojito. Si misero seduti su degli sgabelli, mentre Leon continuava a squadrare Violetta. "Bimba, devo ammettere che sto facendo pensieri davvero poco casti, su di te". La mora si voltò di scatto accigliandosi e posando il bicchiere sul bancone "In positivo o in negativo?". "Oh, positivo. Positivo, eccome!". "Bene, andiamo a ballare" ordinò la ragazza prendendo Leon per un braccio tirandolo verso di sé. "Che? Adesso?". "Sì, adesso, perché non vuoi ballare?". "No certo, certo..." rispose lui guardando la pista. Era un po' troppo affollata, soprattutto di ragazzi, e non voleva che la sua bambina potesse cadere facilmente in uno dei loro giochini. Sapeva cosa sarebbe accaduto, e avrebbe tanto voluto evitarlo. "E' solo che... ora non ne ho voglia. E poi, c'è troppa gente". Violetta le lasciò il braccio, incrociando le sue al petto ed alzando gli occhi al cielo, per poi mordersi il labbro inferiore. "Dai, allora che siamo venuti a fare. Anche gli altri stanno ballando, ci uniamo a loro". Leon guardò verso i suoi amici, ed in effetti avevano scelto un bel posto dove ballare, era quello meno affollato. La mora si avvicinò al ragazzo sorridendogli ed allacciando le braccia al suo collo "Ma se non vuoi, non andiamo. In fondo, ci sono tutti quei ragazzi... potresti lanciargli un destro in faccia se solo... provassero ad 'alzare la gonna'". Leon scoppiò a ridere, prendendola per la vita e lasciandole un dolce bacio sulla guancia. "Dai, andiamo" disse il ragazzo prendendole la mano e conducendola al centro della pista. Solo loro due, e nessun altro. Era pieno di gente intorno, ma non vedevano nessuno. Era il loro mondo.
La festa stava procedendo alla grande. Tutti avevano dato i loro regali a Camilla, e la rossa ne era stata molto felice. Erano le undici passate, quasi mezzanotte, e la discoteca si stava riempiendo sempre di più. Non si riusciva quasi a ballare, tanto che dovevano stare tutti l'uno attaccato a l'altro. I ragazzi erano su dei divanetti, stavano chiacchierando. "Comunque, grazie ancora, ragazzi" ringraziò Camilla sorridente, rivolgendo lo sguardo a tutti i suoi amici. "Ti pare, Cami. Siamo stati tutti felici di partecipare alla tua festa..." rispose Francesca poggiando una mano su quella della rossa. "...anche se non siamo riusciti a ballare molto!" esclamò Ludmilla facendo partire una risata collettiva. "Giusto, ma ci siamo divertiti" disse Violetta, ricevendo un'approvazione da tutti gli altri. "Ehi, la festa non è mica finita! Ora arriva il più bello!" esclamò Camilla entusiasta. Tutti si accigliarono, non riuscendo a capire cosa intendesse la loro amica. Cos'aveva intenzione di fare? "E cioè?" domandò Maxi mettendosi più comodo sul divanetto. Camilla sorrise maliziosamente, tirando fuori, da sotto il tavolino, una bottiglia di plastica e sdraiandola sul tavolo. Tutti capirono all'istante, e scoppiarono a ridere. "No, per favore dai!" esclamò Federico. "Che c'è di male?" domandò Camilla facendo spallucce "C'è che è un gioco da prima elementare!" intervenne Nata agitando così tanto il braccio che a momenti colpì Maxi in piena faccia. "Dai per favore! Solo quale giro!" supplicò la rossa stringendo le mani, come se stesse pregando, e facendo il labbruccio. "Cami, non siamo bambini" rispose Bel dandole una pacca sulla spalla "Tu zitta, che hai fatto anche tardi!" esclamò Camilla fulminandola con lo sguardo e puntandole il dito contro "No invece, sono stata puntualissima!". Entrambe scoppiarono a ridere per poi abbracciarsi di slancio. Erano proprio unite quelle due, si volevano un gran bene. Avevano perfino la stessa età, e per due cugine era il massimo. Potevano fare tutto insieme, potevano uscire fino a tardi senza che i loro genitori lo sapessero perché sapevano che erano insieme. Potevano raccontarsi segreti, perché entrambe non lo avrebbero mai detto a nessuno. Erano come due migliori amiche, anzi forse lo erano davvero. Poi, ora che Bel sarebbe entrata a far parte della loro classe, avrebbe rafforzato l'amicizia con tutti. Sarebbero stati tutti migliori amici. "Va bene, io ci sto" rispose Brodway circondando il collo della sua ragazza. "No, per favore! Non scendere a patti con il nemico!" supplicò Diego poggiandogli una mano sulla spalla. "Diego, per favore. E' solo per divertirci" rispose Francesca. Lo spagnolo si voltò di scatto verso la sua ragazza, e la fulminò con lo sguardo; poi le poggiò le mani sopra le spalle e iniziò a scuoterla. "Ha preso anche te! Ridatemi la mia ragazza!" gridò, bloccato dalla presa di Francesca che gli lacerò quasi una mano. "Noi giochiamo!" disse Violetta alzando una mano, e parlando anche per il ragazzo di fianco a lei. Ludmilla sbuffò, passandosi una mano sulla faccia "E va bene, anche noi" si rassegnò infine "Eh? Aspetta, perché parli al plurale?" domandò impaurito l'italiano "Perché giochi anche tu. Non mi lascerai affrontare questa tortura da sola". "Ma...". "Niente ma" ordinò la bionda puntandogli l'indice contro e guardandolo di sottecchi. Federico le prese il dito, abbassandolo e guardandola con gli occhi ridotte a due fessure "Non mi sfidare, biondina" la minacciò cercando di spaventarla e di trattenere un sorriso, che a Ludmilla fu impossibile "Oh, non ti sfido, carino. Ti obbligo". "Vedremo". Si stamparono un bacio sulle labbra, per poi prendersi le mani e tornare ai loro amici, che li stavano guardando con facce strane. C'era chi aveva un sopracciglio alzato, chi la bocca contorta e chi, come Andres, li guardava con due occhi a cuoricino. "Anch'io ci sto" partecipò Gery "Oh, anche Diego gioca" parlò Francesca, a posto dello spagnolo. "Cosa? E chi lo ha detto?". "Io". "Tu?". "Sì, io. Problemi signorino?". "No, nessuno". "Mh, bravo. Allora gioca". Diego sbuffò alzando gli occhi al cielo, e mordendosi il labbro inferiore per poi circondare con un braccio la spalla dell'italiana. "E va bene. Anch'io" disse Isabel alzando la mano, seguita da un abbraccio di sua cugina che quasi la soffocò. "Noi dobbiamo per forza?" chiese Nata innocente "Sì, altrimenti ve la vedrete con me!" rispose la rossa minacciandoli "D'accordo, ma sappiate che questo gioco è la causa di molte rotture!" spiegò Maxi. "Sì, rotture di palle!" esclamò Diego, ricevendo subito un'occhiataccia dalla rossa, ed una pizza sul braccio dalla sua fidanzata "Ma che ho detto!". "Non devi parlare, è diversa la cosa!" rispose l'italiana "E sentiamo, come faccio a giocare?". "Quando è il tuo turno puoi parlare". Lo spagnolo la guardo di sottecchi, cercando di mascherare un sorriso, e mimando con le labbra un 'Faremo i conti più tardi'. "Scusate ma... a che gioco dobbiamo giocare?" chiese Andres grattandosi una nuca, e ricevendo da parte dei suoi amici uno sguardo come a dire 'Sei deficiente, allora!'. "Al gioco della bottiglia, Andres!" rispose Ludmilla indicando con un braccio la bottiglia di plastica stesa sul tavolino. "Ah! Sì, sì, sì, sì! Mi piace questo gioco! Ragazzi, vi ricordate quando siamo andati al Blue Night ed abbiamo giocato con quelle raga...". "ANDRES!" gridarono tutti i ragazzi, incenerendo il loro amico con lo sguardo. "Non mi sembra il caso, adesso. Forza giochiamo" intervenne Diego sfregandosi le mani. Francesca aprì la bocca, con un'espressione stupita sulla faccia "Ah! Ora vuoi giocare!". "Andres... prego continua. Stavi dicendo?" chiese Violetta ricevendo un'approvazione da tutte le ragazze. "Eh no. Non stava dicendo niente. Si è sbagliato con un'altra serata" mentì Leon, cercando di essere il più convincente possibile. "Sì, infatti. Concordo con Leon" s'intromise Maxi dando una pacca sulla spalla al suo amico. "Senti, riccio. O ti calmi, o ti lascio" lo minacciò Nata puntandogli il dito contro "Andres, continua" ordinò Ludmilla accavallando le gambe ed allontanandosi leggermente dal suo ragazzo, il quale cercò di riattrarla a sé, ma invano. "Ehm... ecco...". Diego cercò di fargli segnò di non dire nulla, provando a non farsi vedere dagli altri "No, nulla!" esclamò Andres mentendo. "Diego, ti abbiamo visto. E' inutile provare a salvavi, abbiamo capito. Siete andati al Blue Night ed avete giocato al gioco della bottiglia con delle ragazze!" esclamò Camilla incrociando le braccia al petto e togliendo il braccio di Brodway da sopra le sue spalle. "Ma no, non è vero" cercò di dire il brasiliano. "Invece sì. Siete proprio affidabili eh! Non ci si può fidare neanche una sera!" intervenne Francesca rivolgendosi al suo ragazzo. Violetta si voltò verso Leon, con un'espressione triste "E' vero, Leon?". Il ragazzo esitò qualche secondo, poi si morse il labbro inferiore "No, non è vero. Non è successo niente quella sera". Violetta alzò il polso sinistro, circondato dal bracciale tempestato di diamanti che le aveva regalato lui. Leon, guardandolo abbassò la testa sulle sue Superga bianche. Ci fu un periodo di silenzio, tra loro, nessuno sapeva cosa dire. "Appunto" disse infine Violetta alzandosi seguita dalle sue amiche, le quali la seguirono nei bagni. I ragazzi sbuffarono, rimasti soli con Gery. "Grazie tante, Andres!" esclamò ironico Leon passandosi una mano tra il ciuffo. Andres si mise seduto accanto al suo amico, e gli diede una pacca sulla spalla, con un sorriso sulle labbra "Di niente, amico!". Gli altri lo incenerirono con lo sguardo, per poi lanciargli contro dei cuscini "L'ho detto io" disse Maxi tristemente. Le ragazze erano arrabbiate.
"Non ci posso credere! Quegli...". "Stronzi!" esclamò Ludmilla bevendo del mojito dal suo bicchiere. "Pensavo che ci tenessero a noi, invece!" esclamò Nata incrociando le braccia al petto. "Sono tutti uguali, ragazze. Non c'è da meravigliarsi" intervenne Violetta. Ancora non riusciva a credere che Leon avesse fatto una cosa del genere. Giocare al gioco della bottiglia con delle perfette estranee, e chissà cos'avevano fatto. Certo, lei non era ancora tornata a Buenos Aires, ma ciò non giustificava il suo comportamento. "Doveva essere un compleanno indimenticabile, eh! Ci sono riusciti!" gridò Camilla arrabbiata come una belva. Il suo compleanno era stato rovinato, ma per fortuna ora sapeva che razza di verme schifoso era Brodway. Non lo aveva mai pensato in quella maniera, eppure... Le persone non le conosci mai, come dovresti. "Mi meraviglio di Maxi! Lui non è uno che fa queste cose". "Già, neanche Federico". "Ok basta. Ci siamo depresse abbastanza. La vita senza di loro è meglio... che ne dite di andare a ballare?" chiese Violetta scattando dallo sgabello del bar. "Sì, forse è meglio riprenderci un po'" rispose Francesca affiancando la sua amica. "Io vengo, ho voglia di ballare" intervenne Bel, ricevendo l'appoggio di sua cugina. "D'accordo, andiamo Lud?". La bionda finì la sua bevanda e si alzò seguendo le amiche al centro della pista da ballo. In quel momento partì un pezzo rock, uno di quelli tosti. La musica si fece largo dentro di loro, e tutte iniziarono a scatenarsi come non mai. I ragazzi, sempre seduti sui divanetti, le stavano guardando con dei sorrisi sulle labbra. "Certo che stasera si sono superate" disse Diego squadrando per l'ennesima volta la sua ragazza, che stava ballando insieme alla sua migliore amica. Quando erano distratte, erano la fine del mondo. "Già, sono bellissime" approvò Leon senza perdere di vista la sua bambina. Era sola, e indifesa, doveva tenerla d'occhio. Chiunque le si fosse avvicinato sarebbe stato vittima del suo gancio destro. Nessuno si doveva azzardare neanche a pensare di 'alzare la gonna'. "Nata è bellissima". "Sì, ma Ludmilla è la più bella". "Ragazzi, siete fuori strada. Ma avete visto Camilla?". "Calmi tutti... Francesca dove la mettiamo?". "Bhè, se è per questo anche la cugina di Cami non è niente male" intervenne Andres. Tutti si voltarono verso di lui, per poi scoppiare a ridere. Non che Isabel non fosse una bella ragazza, anzi era bellissima! Era solo che non pensavano che lui potesse interessarsi ad una ragazza, soprattutto ad una come lei. Di solito, ad Andres, interessavano le ragazze... un po' maschiaccio. Ecco, come Gery. Ma nessuno sapeva il perché, ma Gery non gli interessava. Diceva che non era il suo tipo. I ragazzi tornarono a guardare le loro fidanzate, continuando a gareggiare su chi fosse la più bella. Leon non parlava, stava zitto ammirando la bellezza di Violetta sotto le luci stroboscopiche della discoteca. Stava ballando, ed era bellissima. Si muoveva come nessun'altra, ed era la ragazza più affascinante che avesse mai visto. A lui non serviva 'gareggiare' con i suoi amici, per far notare la bellezza della sua bambina, lui già lo sapeva che lo era. Tutti lo sapevano che Violetta era la più bella, e quello a Leon bastava. Non serviva che continuasse a ripeterlo, anche se alle ragazze fa sempre piacere quando dici loro che sono bellissime. Perché loro si credono brutte, non si credono all'altezza dei loro ragazzi. Pensano che sono grasse, che le loro gambe siano zamponi di elefanti, che le loro pance siano piene di rotoli e che pesino come delle mucche. Ma la verità è che sono perfette. Tutte sono perfette a modo loro. Tutte hanno dei difetti, ma la vita senza difetti cos'è? Non si può essere perfetti, perché la perfezione è sempre sopravvalutata. Chi è perfetto, non può migliorare... è questa la cosa brutta. "Barista! Un'altra tequila!" gridò Vargas scolando l'ultimo goccio del precedente bicchiere. "Leon, basta! Ne hai già bevute quattro! Sei ubriaco fracico!" esclamò Diego togliendogli da sotto il naso il bicchiere che era appena arrivato. "Diego, non fare il cazzaro. Dammi quel bicchiere" ordinò tranquillo Leon porgendogli la mano. "No, Leon. Diego ha ragione. Ti sei anche scolato un'intera bottiglia da solo!" intervenne Federico appoggiando lo spagnolo. "Ma che cazzo dite! Ne avete bevuta anche voi!". "Sì, ma da un'altra bottiglia. Basta, amico" continuò l'italiano poggiando una mano sulla spalla del tuo amico. "Ok, solo l'ultima. Promesso". "NO!" gridarono tutti i ragazzi in coro. Vargas sbuffò, sprofondando nel divano ed incrociando le braccia al petto. Spostò ancora lo sguardo sulle ragazze, e notò che Violetta non c'era più. Iniziò a cercarla dappertutto, ma non riusciva a vederla. Il suo cuore iniziò ad accelerare, e quando si alzò dal divano, la vide in piedi davanti al bancone del bar, che parlava con un ragazzo. Stava sorridendo. Aveva quel sorriso. Un sorriso che solo lui sapeva fargli spuntare. Si avviò verso i due, e non appena arrivato lanciò un'occhiataccia al ragazzo. "Amore, torniamo dagli altri. Ci stanno aspettando" disse circondando la vita di Violetta e attirandola a sé. Intanto Violetta si accigliò, percependo solo dopo la gelosia di Leon. "Amore? Mi avevi detto di non essere fidanzata" disse il ragazzo accigliato. "Ehm...". "Invece sì. E' la mia ragazza. Ora scusaci ma dobbiamo andare". Violetta non fece neanche in tempo a parlare che Leon l'aveva già spinta lontana da quel ragazzo, e non appena fu sicuro che stessero a più di cinquanta metri di distanza la lasciò andare. "Ma si può sapere che ti è preso!" gridò la ragazza allargando le braccia "Niente, pensavo che ti stesse...". "Pensavi cosa, Leon! Ora non posso neanche parlare con un ragazzo che diventi subito geloso!". "Scusa se volevo proteggerti!". "Proteggermi da cosa! Da un ragazzo! Oh, se non te ne fossi accorto, ho diciotto anni, so badare a me stessa, grazie!". Leon non rispose, lo aveva lasciato senza parole. Aveva gli occhi spenti e tristi. Infilò le mani nelle tasche dei jeans, abbassando la testa. Violetta chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo cercando di calmarsi. Non c'era motivo di litigare, non in quel momento, non con lui. "Scusa, scusa. Non volevo, sono stata una sciocca. E' che... non so. Ero ancora arrabbiata per prima..." spiegò Violetta. A quel punto Leon alzò la testa, incrociando gli occhi color nocciola della ragazza. Nocciola e verde. Verde e nocciola. Paradiso. "...ma dimmi la verità, per favore" chiese la mora con un'espressione supplichevole, avvicinandosi di più al suo amico. "Quella sera è successo qualcosa... tra te e un'altra ragazza?". Leon chiuse gli occhi, abbozzando un sorriso e prendendole i fianchi, avvicinandola a sé. Erano a pochi centimetri di distanza, i loro nasi quasi si toccavano. "Lo sapevo che non avresti retto un altro minuto senza chiedermelo. Amo quando sei gelosa" sussurrò sorridendo. Violetta ricambiò il sorriso, circondandogli il collo con le braccia e sprofondando in quelle di Leon, il quale la strinse a sé con tutta la forza che aveva. "No, non è successo niente. Te lo giuro" rispose poggiando la sua fronte su quella della ragazza, che sorrise a quelle parole "Lo sapevo che non mi avresti mai tradita".Angolo Me:
Ariecchime! sono romana se non si era capito. Comunque vi rilascio il nome del mio canale Youtube: Violetta_TESTIeTRADUZIONI. Passate a dare un'occhiata. Baci!
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Salvami,Amore mio.
Fiksi PenggemarDal testo: || Violetta aprì la porta della sua stanza, seguita da Leon. Era da tanto che non trascorrevano del tempo insieme, e non vedeva l’ora di raccontargli tutto. La mora si sedette sul letto, mentre il ragazzo chiuse la porta, dietro di sè, pe...