Era ora, la nube si diradava mentre quella cosa era lì, che fissava Karis da dietro quella coltre di fumo che divideva una ragazza da un mostro.
Si sentirono i ringhi della bestia, la giovane si preparò a caricare a sua volta.
Silenzio.
Non un suono, un animale, un fruscio di vento; solo il fiato di Karis, respirava profondamente e lentamente, si stava concentrando più che poteva perché sapeva che non avrebbe avuto una seconda occasione.
Il silenzio era strazianti, pochi attimi sembravano durare un eternità. L'aria iniziò a tremare e un senso di paura si era instaurato nel cuore di Karis; persino Loki, che ormai era così lontano che quasi non vedeva la colossale colonna di fumo, ne fu affetto.
Una vampata, più forte delle altre; calore indescrivibile.
Tutta quella neve che non si scioglieva nemmeno con temperature pari alla temperatura di fusione del tungsteno si vaporizzò in un attimo, gli alberi si polverizzarono e un ondata di calore spinse Karis e la sua evocazione indietro di una decina di metri.
Si chiedeva perché, nonostante la temperatura non aveva nemmeno una scottatura; o perché riuscisse a respirare nonostante le temperatura.
Una fiammata la prese di sorpresa, fece per schivare ma era inutile, ormai quelle fiamme la circondavano e il mostro con la forma di un lupo si imponeva su di lei, molto più grande e mostruoso di prima.
Le code erano due e gli occhi quattro, due da una parte del volto e due dall'altra, posti in riga.
Karis spinse la bestia con tutte le sue forze ma questa non si muoveva, e ancora quel dubbio gli ronzava in testa: perché non sta bruciando? Perché respira ancora?Si guardò intorno nel disperato tentativo di trovare una soluzione, di salvarsi, ma nulla era utile.
Nessuno la poteva aiutare. Niente poteva essere d'aiuto.
Solo se stessa.
Karis capì, la risposta a quella sua domanda era l'Aria.
Le fiamme non la stavano raggiungendo, le stavano vorticando intorno senza raggiungerla rapite da una corrente indomita d'aria che la stava anche schermando il calore.
La sentiva, la percepiva ma soprattutto la controllava; probabilmente era lì da quando aveva provato a proteggersi dalla fiammata che l'aveva presa di sorpresa o perfino da prima ancora; forse, così è sempre stato, ma lei non se ne era mai accorta perché era troppo presa dal proteggere gli altri che non aveva mai visto cosa era realmente capace di fare.
Ora, doveva agire, prendere l'iniziativa e salvare tutti; ma non creando scudi, ma rompendoli.
Karis si concentrò e incanalò l'energia del flusso d'aria per poi spingerla contro il ventre della bestia che venne lanciata in aria, vorticando e girando su sé stessa; saltò e superò il mostro per poi spingerlo con un'altra folata d'aria verso il basso.
Le due correnti si contrapponevano tra loro e la bestia che era nel mezzo venne spinta via fino a colpire quella piccola collinetta che nascondeva la loro ormai ex-base temporanea.
Il lupo aveva perso la zampa sinistra anteriore e guardava Karis con rabbia. Senza esitare, il mostro si lanciò verso Karis, ma venne deviato facilmente; ci fu un altro tentativo fallito, poi un altro e un altro ancora; si vedeva che era sfinito, ma non demordeva.
Karis provava pena per quella creatura sotto un certo punto di vista, ma non poteva esitare; se fosse come per Festo, le temperature non avrebbero fatto altro che aumentare per chissà quanto. Doveva finirla, si concentrò, richiamò tutti i venti e divenne veloce come il vento stesso, con dei movimenti fluidi e precisi tutti gli arti del mostro vennero recisi; poi con tanti altri colpi a raffica si riaprì una via per raggiungere il corpo di Festo, intrappolato all'interno della creatura.
Era pieno di graffi e ustioni, lo prese dolcemente; subito il lupo si dileguò e il corpo di quel gigante così come quella temperatura infernale scomparirono; tenendo dolcemente Festo nella mano gigantesca, andò verso la loro vecchia base.
La neve aveva già ricoperto la terra che era stata scoperta in precedenza, aveva iniziato a nevicare; Karis era stanca, molto stanca; stava portando Festo di peso sulle spalle aiutandosi con quel poco di potere che gli era rimasto.
I suoi vestiti erano pesanti, non era un problema la temperatura; ma se si fosse lasciata andare non era certa di risvegliarsi tanto presto.
Aveva trovato le tracce lasciate dalla slitta che fortunatamente erano nella parte più fitta del bosco che si estendeva per chilometri e che non lasciava passare la neve attraverso le fronde degli alberi facilmente. Dopo una mezz'ora di fatica e sforzo, un sottile suono dolce raggiunse le orecchie di Karis; uno scivolare leggero sulla neve fresca, dei passi anche questi leggeri, lievi e una voce bambinesca.
Loki.
Sonno, finalmente poteva dormire accoccolata nelle calde coperte che erano sulla slitta per i suoi passeggeri; un giorno di dopo si sarebbe svegliata riposa.
Loki aveva visto tutto ciò che poteva dal piccolo promontorio sul quale si era rifugiato.
Aveva ricoperto sè stesso e Kata con la neve e comunque avevano caldo, nonostante fosse così distante che quella colonna di vapore della neve e fumo del legno sembrava grande solo un mezzo di quello che era.
Era rimasto appostato ancora per qualche minuto dopo che tutti i suoni della battaglia si erano soffocati e la neve aveva iniziato a scendere dolcemente su di lui; così aveva preso la slitta, e dopo aver assicurato Kata sopra di essa ( questo lo doveva al suo allenamento che faceva con Festo ), la guidò piano piano, per non andare a sbattere o a fare confusione ai due ricci.
Dopo pochi minuti aveva riconosciuto Karis in mezzo alla luce fioca della sera; non aveva un bel aspetto, era visibilmente stanca, se non distrutta e per di più stava anche trasportando Festo dopo averselo caricato sulla spalle e lo trascinava, mentre i piedi di lui strascicavano per terra lasciano due solchi continui nella neve, tra i quali c'erano le orme più piccole e vaghe di Karis.
Il giorno dopo, Kata si svegliò per prima, era anche quella che aveva dormito di più; era seduta a gambe incrociate all'interno del cassone della slitta, appoggiata alla paratia che faceva da schienale al guidatore, che in quel momento non c'era; infatti, il piccolo Loki dormiva pesantemente e appoggiava la testa sulle gambe di Kata.
Lei accarezzò la testa al bambino, aveva un'espressione innocente e beata mentre dormiva e le dava un piacevole senso di speranza; sapere che ancora esistevano persone come lui e gli altri la confortava.
Si mise all'opera; accarezzò i ricci che avevano lavorato tanto e cercò di capire dov'erano.
Erano su una salita, il luogo era completamente aperto; c'era poco più avanti, il limite della foresta che proseguiva smisurato sia in una direzione che nell'altra.
Dietro di lei, verso la salita, poco più avanti questa finiva e dava su uno strapiombo sul mare.
Distopico.
Una distesa di ghiaccio della quale non si vedeva nemmeno un accenno della fine, totalmente fermo e silenzioso.
Dopo essersi orientata, prese da uno degli scomparti della slitta il tessuto termoisolante e i pali di metallo; poi, dopo averli fissati per bene verticali nel terreno, issò le tende e ci mise dentro per primo Festo, affinché facesse da stufa, poi Karis e Loki affianco al primo.
Prese anche i teli idrorepellenti per le casette dei ricci, conficcò anche quelli nel terreno e ci accompagnò dentro gli animali che si addormentarono subito.
Una volta Festo le aveva detto che quei ricci, essendo prede, tendono ad essere molto guardinghi mentre dormono; a tal punto che, come con un sesto senso, possono sentire un pericolo in avvicinamento; come se sentissero l'istinto malevolo.
Dalla tenda uscirono dei rumori, Kata controllò, era Loki, che appena svegliato si stava stropicciando gli occhi.
Lo lasciò svegliarsi con calma, mentre lei prendeva dalla slitta un po' delle loro provviste e le metteva su un fuoco appena acceso, davanti alla tenda, accanto alle casette dei ricci.
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Fire In The Snow
FantasyIl FimbulWinter raffredda cuori e animi, letteralmente; Katarina è una ragazza che vuole sopravvivere ad un inverno eterno. Un giorno, a causa si una certa conoscenza, scoprirà cose che non voleva sapere