Stavano correndo attraverso un campo, sentendo il vento tra i capelli e l'euforia scorrere nelle vene. Inciampando caddero l'uno sopra l'altro, tenendosi la mano. I loro volti a pochi centimetri di distanza. Chiusero lentamente gli occhi e sospirano pacificamente. Si posizionarono sdraiati sull'erba. I loro sguardi si incrociarono in un valzer soave, oramai sostanza di un'unica esistenza. Rimasero lì, ad ammirarsi. La luce del sole, che colpiva perfettamente il loro viso, li faceva sembrare ancora più belli. Entrambi si avvicinano lentamente e le loro labbra finalmente si sfiorano. Il resto del mondo svanì.
«Sei reale?»
«Sono reale come tu vuoi che io sia».
Lei sorrise e i due rimasero avvolti dalla calda presa dell'amore.
Quel sentimento così poetico e malinconico, la nostra forza e la nostra rovina.
L'amore giovanile è il primo e unico, quello reale. Incondizionato, folle e irreale.
«Vorrei poterti stringere, ma non più nei miei sogni...» disse la fanciulla con voce spezzata dal pianto.
«Poi dove?» chiese il ragazzo indifferente.
«Da qualche parte dove possiamo stare insieme, dove possiamo effettivamente correre. Un posto dove possiamo esistere allo stesso tempo.» rispose, ora piangendo sommessamente, ancora tra le sue braccia.
«Oh cara, questo è qui.»
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Note dell'anima
Poesia"E ho lasciato che le parole mi stupissero, di tale meraviglia abbiate timore." Esistono lemmi fugaci e lemmi non detti, ma in queste strofe non altro troverai che la tua stessa vita.