Sognando... JUDE BELLINGHAM

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Ciaoooo RomanticCiurma!! Si comincia con la prima storia su richiesta!

La prima in lista è @caterinaverdesca che mi ha chiesto una storia con (come leggete dal titolo eheh) Jude Bellingham. Come idee mi ha dato un viaggio studio in Germania, e io cercherò di accontentarla!!! Devo essere sincera, non conoscevo questo calciatore... beh, devo dire che è un sacco carino hihi 

Penso che intitolerò tutte queste storie così, cioè con "Sognando..." e poi aggiungendo il nome del pg famoso da voi suggerito! Che ne dite? Può essere un'idea carina?

Bene, bando alle ciance e via con questa one-shot!

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"Sì, sì, riesco a tornare al dormitorio da sola, non preoccupatevi"
Le parole che avevo detto poco prima alle mie amiche continuavano a rimbombarmi nella testa, mentre giravo sperduta per quella città nuova e sconosciuta. Quanto ardore da parte mia, che ho il senso dell'orientamento non pervenuto. Certo, avevo fatto affidamento sul GPS del telefono, ma questo, ovviamente, aveva deciso di abbandonarmi; per una volta che mi sono scordata di metterlo in carica! Ottimo: sono persa e sola in una "piccola" città come Dortmund, circondata da gente che parla una lingua che non capisco. E adesso rimpiango di non aver prestato abbastanza attenzione durante le lezioni di tedesco! Pensavo che una vacanza studio in Germania mi avrebbe magari fatto appassionare a questo linguaggio, ma ora come ora voglio solo mettermi a piangere.

Vabbeh, niente panico! Ci sarà un punto informazioni o qualcosa, in fondo questa è una città turistica... non pretendo di trovare qualcuno che parli italiano, ma con l'inglese me la cavo bene. Certo, il fatto di essere in periferia non mi aiuta, però. L'idea di entrare in qualche negozio e frignare disperata fino a che qualcuno non riesce ad aiutarmi comincia a diventare un'opzione, ma preferirei tenerla come ultima spiaggia. Non mi fa certo schifo mantenere un po' di dignità nel posto in cui dovrò passare i prossimi sei mesi. 
 Lo stradone finisce e mi trovo in una zona completamente residenziale. Di male in peggio. Sto per mettermi a piangere. Alzo gli occhi in cerca di un punto di riferimento, o perlomeno un segno divino che mi dica in che direzione andare, quando scorgo in lontananza un grosso edificio illuminato. Non capisco bene cosa sia, ma ha l'aria di un posto in cui potrebbero esserci persone di varia provenienza e mi muovo in quella direzione. Solo quando sono abbastanza vicina riconosco un grande stadio. Non sembra ci siano in corso partite, ma qualcuno va e viene perciò immagino non sia chiuso del tutto. Comincio a girarci intorno, sperando di trovare l'ingresso, quando sento una voce scocciata alle spalle: "For God's sake!" 
Mi volto felice: qualcuno che parla inglese! Non faccio in tempo a cercare la provenienza del suono che mi vedo sfrecciare davanti agli occhi una figura in fuga; lo strano soggetto si guarda attorno, poi si insinua in un angolo del muro dello stadio, una rientranza dell'architettura. Non è molto nascosto, ma per qualche motivo muovo un passo indietro e mi metto davanti a ciò che rimane esposto della sua silhouette, fingendo disinvoltura col telefono in mano come se stessi messaggiando. Ciò mi rende piuttosto invisibile, tanto che le due ragazze che appaiono poco dopo, anche loro spedite e trafelate, mi passano davanti senza nemmeno notarmi. Si guardano attorno, poi attraversano la strada e continuano a correre, sparendo dietro altri edifici. 

"Sono andate via" mi viene da dire in inglese, tornando a voltarmi verso il muro. All'inizio lo strano tipo sembra titubante, poi, alla fine, si arrende ed esce fuori. Mi ritrovo davanti un ragazzo giovane di quasi due metri, pelle d'ebano, due labbra carnose e un sorriso gentile. Lui, all'inizio, mi si para davanti arreso, anche un po' scocciato; mi osserva a lungo, incuriosito dal silenzio immobile con cui lo sto fissando. Una certa perplessità che non comprendo riesce a farlo rilassare.
"Grazie" 
"Per cosa?" gli chiedo; penso di aver capito a cosa si riferisce, ma voglio esserne certa.
"Mi hai aiutato a nascondermi" risponde lui spontaneamente, "o no?"
A quel punto abbasso la guardia. "Devi aver fatto un bel torto alla tua fidanzata, per farti inseguire così. Si è pure portata dietro un'amica" mi viene da scherzare. 
Lui, a questo punto, sembra veramente sorpreso e sbatte le palpebre. Che per caso io ci abbia azzeccato? Non capisco cosa lo lasci così tanto perplesso, ma mi sembra di fretta e non voglio farmi scappare la prima persona anglofona che ho trovato così cambio subito argomento: "Senti, scusa, mi sono persa e non riesco più a tornare a casa. Ho il telefono scarico e non parlo tedesco tanto bene... ok, quasi per niente. Per favore, puoi aiutarmi? Non so come fare, sono disperata, io-"
Devo sembrargli molto agitata (e lo sono!) perché lui subito mi poggia le mani sulle spalle e mi sorride gentile. "Ehi, calmati. Non preoccuparti, adesso ti aiuto a tornare a casa. Ok?"
"Grazie!" esplodo rincuorata, "Grazie mille!"
"Beh, anche tu hai aiutato me... un favore per un favore" ribatte lui facendomi l'occhiolino. 

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