Sognando... NEYMAR JR.

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Ciaoooo RomanticCiurmaaaaa <3 Rieccomi con le one shot dedicate a VOI, stavolta con la richiesta di Ale_ssia10: una storia su NEYMAR! Di solito metto in cima un'immagine del protagonista, ma stavolta ho messo una GIF perché beh... perché il sorriso magico di Ney non può essere racchiuso in un'immagine statica <3 ehehe non siete d'accordo??

Coooomunque NeyNey non ha bisogno di presentazioni quindi direi di partire subito con la storia e poi ci risentiamo alla fine xD 

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Quatar - Coppa del Mondo 2022

Ancora non ci credo. A niente sono serviti gli sforzi del mio amato Richarlison e di tutti i suoi compagni: il Brasile ha perso contro la Croazia ed è fuori dai Mondiali. Li fisso lì, su quel campo, piangenti e disperati; piango anche io, dispiaciuta ma non delusa: so che quei ragazzi hanno fatto del loro meglio. 
Solo per uno di loro non riesco proprio ad avere compassione: Neymar Jr. Alzati coglione, è inutile che ti disperi come un bambino. Sì, lo so, ha giocato bene... se non fosse stato per lui forse non saremmo nemmeno arrivati ai calci di rigore, visto che è stato per merito del suo goal che abbiamo tenuto il pareggio fino alla fine. È un talento, lo ammetto, non giudico le sue capacità di calciatore... ma non posso farci niente, il suo atteggiamento mi dà ai nervi. Non è colpa mia, è lui che è sempre stato odioso con me.

Ma ora non ho tempo di concentrarmi su di lui; mi basta l'immagine dolce del figlio del capitano della Croazia che va ad abbracciarlo per darmi la tenerezza che mi serve a scacciare le brutte sensazioni. Adesso devo correre dal mio Rich, lui sì che ha bisogno di me. 
Lascio le tribune e, facendomi spazio tra la miriade di fan delusi, mi dirigo verso l'ingresso degli spogliatoi; spostatevi, forza, devo correre dal mio amore. Ha bisogno del mio abbraccio, ha bisogno di me. Arrivo nella zona riservata allo staff e mostro il pass alla guardia della sicurezza, che subito mi lascia passare. I corridoi, qui, sono meno caotici; i volti che incontro sono bene o male conosciuti: lo staff della mia squadra e quello della Croazia, tutta gente che ho già visto questa mattina prima della partita.
Svolto l'ultimo angolo prima dell'ingresso dello spogliatoio quando sbatto contro qualcuno. Rimbalzo contro il muro ma riesco a rimanere in piedi. Faccio per chiedere scusa ma la voce della persona che ho impattato mi arriva prima che possa farlo io.
"Desculpe senhorita!" 
La riconosco subito e mi sale il nervoso; mi volto con un cipiglio e infatti è proprio lui, Neymar! Che ci fa già qui? Ero convinta che i ragazzi fossero ancora tutti in campo, a salutare i tifosi!
"Ti è passata in fretta la tristezza, vedo", lo provoco. Sì, lo so, dovrei ignorarlo ma non posso farci niente: è più forte di me. Io non gli ho mai fatto niente e lui mi ha sempre trattata con distacco, non vedo perché dovrei usargli gentilezza. 
Neymar, però, quando mi riconosce, non mette su la solita occhiata fredda di sempre. Spalanca anzi gli occhi e rimane come senza parole. È in quel momento di stasi che vedo che ha ancora gli occhi gonfi e rossi, il volto umido di tutte le lacrime che non è riuscito a trattenere; non sta piangendo, in questo momento, ma la tristezza e l'umiliazione di sicuro sono sempre lì. Solo, bloccate... come se qualcos'altro avesse attirato la sua attenzione. 
"Beh... ti sei addormentato in piedi?", incalzo, un po' innervosita da quell'inaspettata reazione. Faccio per spostarlo e proseguire, ma Neymar  mi trattiene per la spalla e mi spinge schiena al muro, l'altra mano appoggiata accanto al mio viso così che il suo braccio teso mi impedisca di andarmene. 
"Sei completamente impazzito?!", sbotto d'istinto; provo a dimenarmi ma lui mi trattiene con forza. Si avvicina col viso al mio, spingendo il mento contro il petto di modo che le nostri fronti arrivino a sfiorarsi. Sento il suo respiro caldo sulle labbra; i suoi occhi visti da così vicino sono verdi come smeraldi. Il cuore comincia a battere come mai prima d'ora, fa quasi male. Di sicuro fa male al mio orgoglio: non dovrei dedicare nemmeno un battito a uno stronzo come lui.
"Aspetta, Alessia", sussurra. Non aveva mai detto il mio nome, prima d'ora: di solito ero "a gatinha" per lui, o altri epiteti del genere. Sono completamente anestetizzata: dalla sua voce che mi nomina, dal suo calore, dall'odore della sua pelle... non ce la faccio più e ricordo, ricordo ciò che ho tanto, troppo a lungo rinnegato. Riaffiorano nella mia mente le immagini della mia cameretta tempestata dai suoi poster, le riproduzioni delle sue magliette che collezionavo, le giornate allo stadio per vederlo giocare.

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