9. 2025

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Mi volto a guardare il monegasco, nudo nel mio letto, sorridente come se avesse appena vinto un gran premio.
Sospiro entrando in bagno e accostando la porta dietro di me, guardandomi nello specchio e scuotendo la testa.
<Camilla cosa hai combinato> Dico tra me e me, sorridendo peró quando faccio scendere lo sguardo sulla maglia di Charles che mi copre.

Mi pento di quello che ho fatto? Sì.
Lo rifarei? Probabilmente.

Se ripenso alle sue mani che mi sfiorano ovunque, ai suoi fianchi che si muovono coordinatamente ai miei, alle sue labbra sul mio collo e alla sua voce che dirigeva come un maestro d'orchestra, mi tremano le gambe.
Apro il rubinetto, gettandomi un paio di manate di acqua gelata in viso, nel tentativo di risvegliarmi.
Quando richiudo e il bagno ripiomba nel silenzio, sento però dei rumori dalla stanza.
Apro la porta, sorprendendomi quando non vedo il ragazzo sul letto.
Faccio qualche passo per raggiungere la totale visuale, immobilizzandomi di colpo.

Charles è in piedi, con solo i boxer indosso, vicino all'ingresso. Davanti a lui, Arthur, se possibile ancora più accigliato di me.
<Arthur io-> Provo a parlare, avvicinandomi di corsa, ma non me lo lascia fare.
<Siete due stronzi!> Urla con disgusto.

Il fratello maggiore, ancora evidentemente ubriaco, non risponde nulla, mentre il più piccolo gira le spalle e se ne va.
<Charles fa qualcosa, Charles!> Gli urlo, ma lui mi guarda come se fossi matta.
Così lo scanso dandogli una spallata, rincorrendo Arthur nel corridoio.
<Fermati per favore> Aumento ulteriormente il passo per raggiungerlo, afferrandogli un braccio e girandolo di forza.
<Camilla cosa vuoi ancora?> È furioso, giustamente.

Non l'ho mai visto così, sembra che stia per esplodere, anche se evidentemente cerca di trattenersi.
<Arthur posso spiegarti ti prego> Mi sto comportando come se fossimo fidanzati, anche se di fatto non è mai successo nulla tra di noi.
Ma tutti gli sguardi, gli abbracci, le parole, forse valgono anche di più.
<Ok> Mi sorprende <Parla>.

Prendo un profondo respiro, rendendomi conto che tutto questo non ha senso. Non ho niente da spiegare, niente che mi giustifichi dai miei comportamenti di questi giorni.
L'ho illuso, illudendo anche me stessa che tutto questo potesse continuare così per sempre.
Eravamo una bomba pronta ad esplodere, l'unica cosa che non sapevo è quanto poco durasse ancora il timer.

<Non ho finto con te, mai> Inizio tremante. <Arthur tu sei la persona più buona, simpatica, intelligente che abbia mai conosciuto> È impassibile e freddo, il che mi terrorizza.
<Ma nessuno vuole il fratello buono, giusto?> Rimango in silenzio, non sapendo come ribattere.
<Io e Charles, insomma lo sai, non è una novità> Lo dico di getto, senza troppo riflettere alle conseguenze delle mie parole.
Un sorriso sarcastico gli compare in viso.
Scuote la testa fissandomi negli occhi per qualche istante, mettendomi non poco in soggezione.

<Sai che c'è Cami> Inizia, indugiando. Vuole dire qualcosa, ma allo stesso tempo sembra rifletterci fino all'ultimo istante.
Poi, purtroppo, prende la peggior decisione.
<Non voglio più vederti. Anzi, non voglio più che rimani nella vita mia o di mio fratello. Siamo noi due e basta, non ci serve una ragazzina viziata a farci litigare>.
È freddo e distaccato, quasi troppo. Sento le lacrime pungermi sempre di più gli occhi, ma cerco di trattenermi il più possibile.

Forse ha ragione lui. In fondo io la mia vita ce l'ho ed è già bella incasinata. Non ho di certo bisogno dei fratelli Leclerc ad aggiungere ulteriore confusione.
Annuisco lievemente e senza dire una parola, gli volto le spalle.

Marzo 2025

<Allora ragazzi, in ufficio trovate il planning dei prossimi articoli che dovete realizzare. Li voglio entro domani a quest'ora sulla scrivania>.
Scambio uno sguardo d'intesa misto a terrore alla mia collega seduta al mio fianco, prima che il nostro capo lasci la stanza.

Dopo la laurea in giornalismo ho trovato un posto come tirocinante in uno degli studi più importanti di Milano. Siamo venti tirocinanti, per un mese, a fare un lavoro massacrante per ottenere quell'unico contratto disponibile alla fine del percorso.
A dirla tutta, sono già due settimane che sono qua e le mie quote sono piuttosto alte. Scrivo bene, o perlomeno così dicono, e sono tra i più papabili per ottenere poi il posto tra altre due settimane.
Ma ogni incarico, che si tratti di far fotocopie, portare i caffè o scrivere un articolo che non verrà mai pubblicato, ogni singolo istante è fondamentale.
Non posso commettere errori di alcun tipo.

Mi alzo dalla sedia recandomi di corsa nell'ufficio adiacente, seguita ovviamente dagli altri diciannove aspiranti giornalisti.
Una grande lavagna è appesa nel muro davanti a noi, con una serie di nomi, foto e titoli evidenziati.
C'è chi deve parlare della crisi economica che sta colpendo la Spagna, chi dell'inquinamento della barriera corallina e chi altro della caduta del governo.
Scorro con gli occhi fino a trovare il mio nome.
Camilla Pezzali: l'inizio della nuova stagione di Formula 1 e la passione Italiana per la Ferrari.

Mi si gela il sangue.
Corro nel corridoio fino a trovare il mio capo, seduto tranquillamente nel suo ufficio, sfogliando una qualche rivista.
<Signore scusi, le posso parlare?> Ho il fiatone e il battito accelerato, tutto quello che non dovrei sbarre in questo momento.
<Mi dica Pezzali> Mi fa cenno di accomodarmi, così mi siedo sulla comoda poltrona di pelle davanti alla sua scrivania.
<Ecco vede, ho visto l'incarico assegnatomi e volevo chiederle se fosse possibile avere un cambio. Insomma, non che io sia contraria, ma credo di potermi cimentare in qualcosa di più, come dire, complicato> È la prima scusa che mi sia venuta in mente per evitare questo articolo.

Non voglio scrivere di Formula 1 e tantomeno della Rossa.
Lui sorride, scuotendo la testa e incrociando le mani posate sulla scrivania.
<Pezzali, lo sa che ogni articolo è importante> Inizia, facendomi già intendere come finirà questa conversazione.
<Lei ha scritto dei pezzi incredibili su argomenti molto complicati e questo le fa onore, ma noi abbiamo bisogno di un giornalista che possa scrivere anche di una capra che mangia al McDonald, per intenderci> Provo ad aprir bocca, ma mi anticipa.
<Glielo dico nel modo più cortese possibile, o scrive questo articolo, e lo scrive bene, oppure il suo tirocinio può finire qui>.
Sospiro, annuendo e non dicendo una parola.

Forse non tutto il male vien per nuocere dopo tutto. Se c'è qualcuno che in questo studio può scrivere di macchine e gare, quella sono io.

 Se c'è qualcuno che in questo studio può scrivere di macchine e gare, quella sono io

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