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<<zio io non ci capisco niente>> sbuffai e mi misi a sfogliare le pagine del libro di francese.
<<ah non chiedere aiuto a me, ne so meno di te>> sorrise mentre asciugava una tazzina.
ci troviamo al bar, finito scuola ho deciso di raggiungerlo e di rimanere lì a studiare, spesso succede.

<<domani ho interrogazione, posso stare a casa zio>> giocherellai con la penna che tenevo tra le mani.
<<maria dai, cerca di studiare ed impegnarti>> continuò a sistemare il bancone.
<<eddai zio, per favore>> feci il labbruccio.
<<no maria>> sorrise disperato.
<<don, non la vedi che è fusa?>> parlò una voce poggiando le mani sulle mie spalle.
<<zaccaria non intrometterti pure tu>> rise.
<<un giorno di pausa>> continuai tenendo la stessa espressione.
<<solo uno>> parlammo all'unisono io ed il moro.
<<no, mi dispiace, non mi va che tu perda un giorno di scuola così>> poggiò l'asciugamano sulla spalla.
<<va bene>> sospirai e tornai con la testa tra i libri.
<<che spacca minchia>> mi sussurrò all'orecchio.
<<lo so>> feci le spallucce.
<<conosco una persona che sa bene il francese, potrebbe aiutarti>> si sedette affianco a me.
<<davvero?>> i miei occhi si illuminarono.
<<si, lo parla come se fosse italiano, ha vissuto in francia per un po' di tempo>> annuì.
<<il mio sogno>> sfogliai una pagina.
<<ora non so dove sia, credo che sia in zona, potrei accennare>> si toccò la barba.
<<mi farebbe piacere>> sorrisi leggermente.
<<vuoi qualcosa da bere?>> chiese mio zio.
<<no, sono venuto solo per salutare, devo andare in studio ora>> si alzò e ci sorrise.
<<mi raccomando tu>> mi guardò.
<<studia bene>> mi strinse l'occhiolino e dopo averci salutato uscì dal bar.
<<potresti veramente valutare quello che ti ha detto, almeno potrai fare amicizie nuove>> poggiò le mani sul bancone.
<<di amici ce ne ho>> mi sistemai gli occhiali.
<<pochi, anzi uno ma buono>> sorrisi.
<<come vuoi tu, ma mi piacerebbe che uscissi di più>> fece le spallucce.
<<se solo avessi tempo>> sospirai.

••••

tornai a casa a piedi, era ora di cena così mi precipitai verso il frigo ma non c'era nulla, presi le chiavi della macchina e controvoglia andai a fare la spesa.
attaccai la radio con il volume abbastanza alto e senza accorgermene accelerai quando un pedone mi attraversò la strada.
cercai di evitarlo e frenare solo che lo colpii alla gamba.
<<santo dio, non ho nemmeno la patente>> borbottai slacciando la cintura.
scesi dalla macchina e l'uomo sulla sessantina era a terra, stava bene, credo che abbia preso solo una botta.
<< tutto okay?>> mi avvincinai.
<<ma sei cretina?! hai visto quanto correvi?!>> si alzò tenendosi sul cofano della mia polo.
<<lo so, ma lei non ha nemmeno guardato e poi non c'erano le strisce pedonali>> corrugai la fronte.
<<ma che me ne frega! dovevi andare più piano>> sbraitò piazzandosi davanti a me.
<<è colpa tua! puttana!>> mi urlò a due centimetri dalla mia faccia.
<< non l'ho vista, è sbucata così dal nulla>> sibilai.
<<spero che stia bene, altrimenti le pago io le cure>>farfugliai in preda al panico.
<<potresti pagarmele in altre maniere>>iniziò a toccarmi la mia intimità.
<<giù le mani pezzo di merda>> parlò una voce alle mie spalle.
mi voltai e c'era il ragazzo del bar con i baffetti, in mano aveva una pistola che la teneva puntata contro l'uomo.
mi voltai e lo pregai con lo sguardo di non fare casini.
<<levati>> fece cenno con la testa.
abbassai lo sguardo e mi misi dietro di lui, come se mi coprisse, gli arrivavo alla spalla circa.
<<pensi di farmi paura?sarà scarica>> rise senza umorismo.
puntò il ferro a terra, vicino al piede del signore e sparò un colpo.
<<ce ne sono altri due, non rischiare>> sta volta fu lui a ridere.
l'uomo diventò pallido, alzò le mani in segno di resa e se ne andò senza dire una parola.
<<tutto okay maria?>> sistemò l'arma nella cintura dei suoi jeans.
annuii energicamente.
<<ti porto a casa, stai tremando>> si avvicinò alla macchina.
<<devo-devo andare a fare la spesa>> balbettai.
<<andiamo allora>> salì nella vettura, la parcheggiò e raggiungemmo il supermercato a piedi dato che distava poco da lì.
rimanemmo tutto il tempo in silenzio, io ero ancora sotto shock.
facemmo la spesa, io presi degli hamburger e delle patatine fritte, lui prese una cassa di birre.
ci mettemmo in fila per pagare, quando fu il nostro turno lui poggiò la sua spesa.
<<dai su, metti la tua roba>> fece cenno con la testa verso il rullo.
<<ma>> la cassiera mi interruppe chiedendo se volevamo una borsetta.
<<si>> rispose il ragazzo tenendo gli occhi fissi su di me.
il moro pagò il totale, prese la sportina ed uscimmo.
guidò sempre lui fino ad una palazzina.
<<grazie, sia per la spesa che per prima>> dissi scendendo dalla macchina per prendere posto al volante.
<<non mi piace la gente che si prende gioco delle ragazzine>>fece le spallucce.
<< ho fatto solo il mio dovere>> continuò.
gli sorrisi e lui non ricambiò.
<<beh, ci si vede maria>> afferrò le birre.
<< ci si vede>> parlai con tono interrogativo.
<< mohamed, mi chiamo mohamed>> prese le birre.
<<ciao mohamed>> sussurrai vedendolo entrare nella struttura un po' rovinata.
salii in macchina e il moro prima di entrare, mi guardò e fece il saluto del soldato, io in cambio gli feci i fari e partii per casa mia.

dopo di noi che succede?// simba la rueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora