4.

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Giorno 9

Era passata una settimana, e diventava sempre più difficile farlo parlare.
E più diventavo esaurito io, per cercare di trarre qualche informazione, e più lui sembrava andare fuori di testa.
Era passata una settimana, e mi era passata la paura, ma ogni volta mi salivano i brividi a guardarlo.
Tutte le volte.

"Ti piace disegnare?" scrissi sul blocknotes l'ennesima domanda senza risposta da lui.
"Oh sì, sì." ridacchiò cadendo all'indietro di schiena, ancora con la camicia di forza.
"Cosa ti piace disegnare?" alzai lo sguardo verso di lui speranzoso.
"La morte!" alzai gli occhi al cielo sospirando, facendo per tirare una riga sulla domanda, quando la sua risposta mi spiazzò completamente.
"Mi piace disegnare con il sangue, sangue fresco appena uscito" digrignò i denti tra di loro con il suo solito tic all'occhio.
"Sangue? Quale sangue?"
"Sangue di uomini, uomini giovani e puri." portò improvvisamente lo sguardo su di me.
"Di ragazzi ingenui e dolci." si leccò le labbra sorridendo, facendomi abbassare lo sguardo sul quadernetto. Mi appuntai quell'informazione pensando alla sua risposta.

"E questi ragazzi sono delle tue vittime?"
"Io non ho mai ucciso, dottore." il suo sorriso scomparì mettendo su uno sguardo spaventosamente serio.
"Io torturo." rabbrividì non riuscendo a togliere lo sguardo da lui, posando la penna sul blocknotes.
"Io mi nutro delle urla, della paura, della pazzia." rimase fermo scavando nella mia anima con i suoi occhi.
"Vorrebbe provare, dottore?" sorrise inclinando la testa di lato.
"No." lo scrissi per poi chiudere il quadernetto, alzandomi dalla sedia.
"Immagino le sue urla sotto di me. Daddy, Daddy!!!" iniziò ad urlare e a emettere gemiti con una voce acuta, ridendo di tanto in tanto.
"Peccato che quello sotto ora sei tu, Hyunjin." sistemai la mia roba e lo guardai con un sorriso furbo, facendolo subito smettere di fare quei versi.
Quando schiacciai il bottone rosso per uscire iniziò ad urlarmi contro sentendolo dimenarsi, tirando fuori parole in lingue diverse e sconnesse tra di loro.
"UN GIORNO TI PRENDERÒ!" lo sentì urlare quando ero già fuori dalla cella, mentre la porta si abbassava alle mie spalle.

"Tre ore e mezza. E non ha ancora i capelli bianchi." rise la guardia con la sua solita sigaretta fra le labbra, con i piedi accavallati sulla scrivania.
"Oggi ha urlato di meno, o sbaglio?" lo ignorai completamente uscendo dal manicomio, ripensando a quello che il mio paziente aveva detto poco fa.
"Vorrebbe provare, dottore?"
Scossi la testa rimanendo un attimo fermo seduto in macchina, per poi mettere in moto e guidare verso l'hotel, smettendo di pensarci.

My psychopath-HyunlixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora