We Fucked So Hot It Left Me Faded

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Playing now You're All I Want - Cigarettes After Sex

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Mi aggrappavo al top della cucina, le nocche bianche per quanto facevo pressione, le unghie che cercavano di entrare nel marmo, impossibili. Stavo tagliando dell'anguria, ma feci cadere il coltello sul tagliere d'impatto, il succo del frutto che schizzò.

Voltai la testa sul retro, inarcando il collo, schiudendo le labbra rosee e lucide. Lui, dietro di me, che colpiva e mi teneva i fianchi. Si spronò, il suo fiato a solleticarmi il collo. Mi morse il lobo dell'orecchio e mi baciò l'angolo della mascella.

Prese un pezzettino di anguria sul tagliere, bagnandosi le dita. Me lo portò accanto alle labbra e lo strusciò sopra, sporcandomi del succo rosso. Me lo strofinò anche sul collo. Inserì le dita nella mia bocca per farmela aprire e diedi un morso al pezzetto, l'altro lo prese lui.

Portavo i capelli legati ma lui li sciolse, con lo sfizio di poterli tirare e toccare come più gli piaceva. Me li prese tra le dita e li sfiorò con delicatezza, sentendone il forte profumo. Lo sentii ansimare quando mi schiusi attorno a lui, assecondando i suoi movimenti.

Mi sollevò un po' i bordi della maglia e fece arrivare le sue dita spesse e venose sul mio ventre, toccandomi. Mi strinse l'interno coscia ed io gemetti; sapeva quanto mi piaceva. Allungai la mano e la portai dietro il suo collo, accarezzandolo. Lui ne approfittò, incastrando il viso tra lo spazio della spalla e il braccio sollevato emi leccò la gola che aveva sporcato con il succo d'anguria. Ansimai in preda ad un piacere sovrastante, le vene diramate come radici sulle sue braccia. Gli baciai il polso, in preda al gemito.

Quel giorno avevamo saputo gli esiti degli esami finali. Io lo avevo superato con settanta, lui sessantacinque. Ce l'avevamo fatta. Finalmente, le superiori erano anni da lasciarsi alle spalle dopo anni di fatica, spreco e poca voglia di studiare. Soprattutto per lui. Gli ci sono voluto io, con la pazienza, per fargli cambiare idea.

«Non hai proprio idea di quanto tu sia bello.» sussurrò, seguendo un ansimo, avvolgendomi i fianchi e facendo pressione con i polpastrelli sul mio basso ventre, sotto l'ombelico, riavvicinando il mio corpo al suo. Batteva contro il mio, sincronizzato, regalandomi una sensazione di estasi.

Roteai gli occhi al cielo, la pupilla ormai non più visibile, la bocca fin troppo tempo spala canta. Provai a focalizzarmi sulla sensazione ma, improvvisamente, lasciandomi estasiato, si fermò e mi voltò in modo frettoloso, brusco, sollevandomi. Mi ritrovai seduto sul tagliere, il frutto spostato via con noncuranza e il succo d'anguria a bagnarmi i glutei e sotto le cosce.

Gli avvolsi i fianchi con le mie gambe nude, la maglia al fondoschiena che si inumidiva. Era grigio scura, una delle sue che gli andava troppo grande. Mi baciò dolcemente, il collo che mi si inarcò per la spinta inaspettata.

Avevamo spezzato la resistenza.
Era entrato in me e il ballo era tra dieci esatti giorni. L'avevamo quasi dimenticato addirittura.

«Oh, Cristo.» gemetti, portando le mani dietro alla sua nuca e sfiorandogli i capelli con movimenti circolari distratti. Lui mi guardò intensamente, come un lupo famelico e silenzioso, il suo fiato contro il mio viso e quella barba che graffiandomi la pelle mi faceva tremare come una foglia.

Era mattina, una di quelle in cui manca qualche giorno all'estate, la primavera è tramutata in un forte caldo e le mattine le passavamo a dormire fino a tardi. Era appena trascorso mezzogiorno, avevo voglia di frutta e mia madre aveva scordato di rifornire la dispensa. Avremmo dovuto pranzare fuori, siccome lei era in turno. E la madre di Louis in viaggio. Si era spostato momentaneamente da me, a volte saltavamo a casa sua solo perché aveva una vasca enorme dove poter fare il bagno insieme.

My Best Friend The Sex God [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora