TAEHYUNGMagliette, pantaloni, felpe, biancheria, shampoo, sapone e uno spazzolino. Due trapunte, tre paia di lenzuola, tre cuscini, tre fodere. Il mio portatile, due caricatori, un ipad e delle cuffiette.
Chiusi due valigie pieni zeppi di indumenti, utensili e oggetti vari che a ramengo avevo spillato dalla mia camera. Avevo avuto il tempo di sistemare il mio guardaroba in scatoloni di cartoni, per poi raccogliere un pijama, dei pantaloni e una maglia per Jeongguk, imprestata - se non regalata - da mio padre.
Un forte anelito aveva lasciato le labbra di quest'ultimo mentre mi affrettavo a raccogliere pennelli, matite colorate e carta A4 dal suo studio per ritrovare quindi un passatempo.
Erano trascorse due settimane dall'ufficiale acquisto della nostra casa.
E oggi, proprio oggi, Jeongguk sarebbe tornato a Cheju per scortarci quindi nella nostra nuova abitazione.Ero riuscito a riempire altri due scatoloni fin quando mamma non era corsa tra le mie braccia, avvinghiandosi alle mie spalle.
"Tesoro, sei davvero sicuro di volerti trasferire? Sei sicurissimo?" domandò con impeto, il tono tremante e gli occhi spalancati e lucidi.
Le sorrisi dolcemente prima di ricambiare tale abbraccio. "Si, mamma. Ne sono sicuro" risposi prontamente.
Lei si scansò, scrutandomi.
"Lo sai vero che io e papà siamo più che felici di averti con noi? N-noi... Per noi, non sei mai stato un fastidio, né un problema–" balbettò, accigliandomi."Sei il nostro bambino... È naturale prendersi cura di te-" appoggiare le mani alle sue spalle, costringendola a interrompere il suo radioso monologo.
"Ve lo ha detto Jeongguk?" domandai comprensivo. Il suo discorso mi aveva sicuramente permesso di capire che il corvino non aveva perso tempo nel rivelare ai miei genitori una delle tante motivazioni del mio trasloco.
E non sapevo perfettamente quando avesse avuto la possibilità di dirglielo vista la sua prolungata assenza ma era chiaro ne avesse parlato.
La donna si ammutolì, serrando con forza le labbra. "Lo ha fatto solo per il tuo bene" proferì.
"Non sono affatto arrabbiato" chiarii, alzando le braccia per rassicurarla.
"Però, per favore, dimmi se è stato lui" la pregai e, un'istante dopo, annuì titubante."Tae, per favore, figliolo, non andartene. Non puoi immaginare quanto sia estenuante per noi averti lontano da casa! Già il trasferimento di Jennie è stato difficile" bofonchiò rattristata e io subito mi bloccai sul posto, sorpreso da tale reazione.
Non avevamo mai affrontato l'argomento apertamente. Alla mia rivelazione, i miei genitori si erano tranquillamente congratulati con me, assicurandosi più volte che fossi pronto al trasferimento.
Mi avevano spiegato come fosse complicato gestire un'abitazione con le mie sole forze ma che mi sarei sicuramente abituato a un certo ritmo. Per qualunque spesa, si erano assicurati di informarmi che non fosse un problema per loro aiutare me e Jeongguk.
Non era certamente garantito il loro appoggio e così, li avevo stretti a me per tutta la serata, ringraziandoli anche solo per il pensiero.
Conoscendo il carattere iperprotettivo e diffidente di papà, era stato piacevole vederlo così ben disposto nei confronti di Jeongguk, approvando la nostra relazione ed il nostro prossimo trasferimento.
Ma forse la loro spensieratezza nel vedermi finalmente "prendere il volo" era stata più la vana tentazione di non rattristarmi e di non impedirmi di realizzarmi come desideravo.
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Rather Die [kooktae]
FanfictionSEQUEL di Sweet Blood Taehyung e Jeongguk consumano il loro amore nella maniera più sana, semplice e particolare possibile. Trovano il loro equilibrio in un modo che sembra cadere a pezzi da quanto sbilanciato. E, nonostante le immutabili differenz...