Rather Die [kooktae]

10. This side of Paradise

Tirai le tende, impedendo alla luce di bruciare la sua pelle poiché questa, esposta ai raggi solari provenienti dalla terrazza, aveva iniziato a brillare irremeabilmente.

La sua pelle bianca luccicava al sole, in sintonia con le lenzuole perlacee del letto. Una volta serrate le tende e richiusa la porta del balcone, mi ero subito appigliato alle sue spalle, tentando di trascinarlo contro il materasso.

Lungo quel tragitto, le nostre labbra si erano morbosamente cercate, strappando fiato e aria pur di collidersi.
Tuttavia, Jeongguk si allontanò presto da me, il respiro spezzato e lo sguardo seducente a scrutarmi.

"Aspetta, Tae–" proferì ma io fui rapido nel ribaciarlo voglioso. "Amore mio, ti prego" ansimò rumorosamente, scandandosi un'ulteriore volta.

"Permettimi di raccogliere le nostre valigie e chiudere casa. Torno presto da te, tu aspettami qui, va bene?" annuii vigorosamente, ben disposto ad aspettarlo.

Fortunatamente, l'unico bagaglio che avevo tenuto sulle mie spalle era il mio zaino. Questo era lasciato malamente a lato della porta e presto, lo raccolsi, ricercando la fotografia incorniciata di Jeongguk.

Mi spostai verso il comodino dove sistemai quest'ultima, scrutando con amore e dolcezza il docile visino del corvino.

Provai ad immaginare come fosse stato Jeongguk da piccolo o come al castello, lo vedessero i suoi coetanei quando ancora era un mortale. Un anelito lasciò le mie labbra al pensiero.

Jeongguk nutriva dei forti sentimenti nei confronti del precedente Re, colui che lo aveva morso. Corretto... Colui che gli aveva strappato la vita era divenuto tutta la sua vita; colui che aveva stravolto la sua intera esistenza era stato la causa di questa.

Fui costretto a lasciar perdere tali pensieri quando la porta si aprì, rivelando la figura del corvino. Quest'ultimo mi squadrò per una manciata di secondi prima di incamminarsi velocemente verso di me.

Cinse i miei fianchi, chinando il viso per baciare il lobo del mio orecchio.

"Quello cos'è?" chiesi, abbassando lo sguardo quando notai una boccetta ferma sulla sua mano. Lui in risposta si limitò a ghignare, sventolando la bottiglietta davanti a me.

Quando però compresi il valore di tale boccetta, percepii le mie guance scottare.
"Lubrificante per te, dolcezza. Piuttosto, dimmi. Perché sei ancora vestito?" domandò seducentemente.

"I-io-" tentai di proferire parola ma fui presto zittito dalle sue labbra. Squittii sorpreso quando avvolse un braccio dietro alle mie ginocchie - l'altro sulle spalle - e mi sollevò a mo' di sposa, di nuovo.

Mi adagiò sul materasso, dandomi così modo di testarne la morbidezza. Si chinò su di me, divaricando le mie gambe per ritagliarsi dello spazio tra queste.

Ci cercammo e studiammo per attimi interi finché, con un sorriso sornione dipinto sul volto, non si sporse verso di me in un rapido movimento. Mi afferrò il mento con due dita, con delicatezza e fascino, attirandomi a sé e trascinandomi in un poderoso e passionale bacio. I nostri respiri affannosi si scontrarono all'istante poiché entrambi eravamo troppo agitati e impazienti per rendere quel bacio più lento e succinto.

Le nostre lingue si intrecciarono pochi istanti dopo, cercandosi, danzando all'unisono e scontrandosi instancabilmente.

Il bacio divenne sempre più bagnato e focoso, un contrasto perfetto che parve unire entrambe le nostre temperature. La sua mano scese sul mio collo, strinse quest'ultimo appena per direzionarmi più vicino fino ad accarezzare il mio petto, tastarmi l'addome e scendere sempre di più.

Mi morse il labbro parecchie volte e, ad ognuna di queste, io ero solo riuscito a gemere contro le sue labbra, appendendomi alle sue spalle.

Si sfilò la cintura, poi slacciò il bottone dei miei jeans, abbassando la zip, io rimasi fermo ar osservare ogni suo movimento. Non c'era persona più sexy, il suo corpo pareva scolpito dagli dèi.
Inoltre il suo ghigno malizioso mi fece rabbrividire.