Capitolo 6

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JESS

Passai la notte a rigirarmi nel letto, senza prendere sonno.
Il mio corpo era ricoperto da brividi, iniziai a piangere, silenziosamente.
I polsi mi facevano male, così come le tempie.
Un turbinio di pensieri vorticavano impazziti nella testa
Non volevo scappare, non avrebbe avuto senso, non avevo nessuno, e non avevo più uno scopo.

La mia attenzione venne attirata da un fascio di luce soffusa che entrava dal balcone, era arrivata l'alba
Continuai a rigirarmi, mi sentivo spossata

Dopo poco la porta si aprì, la maniglia era ancora rotta per ciò che era accaduto il giorno prima.
Jason mi si avvicinò e si sedette sul letto

<buongiorno Jess, come stai?>

Non risposi, tenendo lo sguardo basso
Mi diede un bacio sulla fronte, per poi guardarmi preoccupato

<sei bollente..perché non mi hai detto che non stai bene?! Anche stanotte sei stata così?>

Annuii

<non volevo svegliarti Jason>

Sussurrai, stringendomi al cuscino.
Il ragazzo si alzò e se ne andò senza dire nulla, per poi tornare con una pillola e dell'acqua

<prendi questa, dovrebbe farti scendere la febbre. Non fare più una cosa simile, se non stai bene, mi chiami, è chiaro?>

<si>

Presi la pillola

<ti lascio dormire. Jess non provare a camminare, se devi alzarti mi chiami, sono stato chiaro?>

<sono autosufficiente>

Sbottai infastidita

<hai perso troppo sangue ieri, non fare la ragazzina immatura e ascolta quello che ti dico>

Annuii.
Jason mi lasciò sola e cercai di prendere sonno, ma sentivo lo stomaco in subbuglio.
Dopo neanche 10 minuti vomitai tutto, compresa la pillola.
Non volevo chiamare Jason, un po' per orgoglio, un po' perché mi vergognavo.
Mi ammalavo spesso, ma i soldi per le medicine non c'erano, ormai era una sorta di abitudine.
Mi alzai per cercare di pulire il pavimento, ma mentre ero chinata di spalle per pulire sentì uno schiocco seguito da un bruciore alla natica destra

<ma che cazzo>

Mi voltai e vidi il ragazzo, l'espressione arrabbiata

<cosa ti ho detto Jess? Che cazzo ti ho detto??>

Mi prese in braccio e mi fece sedere sul letto

<non ti devi alzare senza di me e se stai male mi devi chiamare. Potevi perdere i sensi e farti male, possibile che tu sia così bambina.
Mi prudono le mani quando ti comporti così>

Abbassai lo sguardo, non so perché ma mi sentivo mortificata, e in colpa.
Nessuno mi aveva mai parlato così, non ero arrabbiata..era bello che qualcuno si preoccupasse per me.

<scusa Jason, mi dispiace>

<hai rimesso anche la pillola, di questo passo la febbre non ti passerà>

<lo so...ma passerà, non devi preoccuparti per me>

Jason finì di pulire il pavimento e poi tornò da me.
Si stese sul letto e mi guardò esitante

<posso..?>

Lo guardai titubante, poi annuii.
Mi passò un braccio dietro la schiena e mi attirò a lui, posai la testa sul suo petto
Il suo tono rude si trasformò in tenera dolcezza

<piccola devo darti la medicina, altrimenti non starai meglio, potresti peggiorare>

<e se vomito di nuovo?>

<è per questo che non posso dartela via orale>

Un brivido mi percorse la schiena.
Avrei voluto protestare, ma la testa era annebbiata, la febbre doveva essere alta

<fai la brava e girati okay?>

Scossi la testa

<dai Jess, non farmi arrabbiare>

Mi fece girare su un fianco e mi calò il pantalone.
Quando afferrò l'intimo gli bloccai la mano

<non costringermi a farti male piccola>

Mi abbassò l'intimo e iniziò ad accarezzarmi il sedere

<girati a pancia in giù da brava>

Il suo tono era autoritario, ma anche dolce
Mi allargò le natiche ed io mi irrigidii
Mi arrivarono due sculacciate in mezzo al sedere

<non costringermi a farti il culetto rosso, non voglio farti stare più male>

Mi infilò la supposta insieme al suo dito

<toglilo toglilo toglilo, mi fai male, fa malee>

<lo so piccola, ma se tolgo il dito la supposta esce, cerca di resistere>

Iniziai a piangere

<sssh, abbiamo quasi finito bimba>

Sfilò il dito e mi rivestì.
Mi abbracciò e mi disse di cercare di dormire. Mi sentivo vulnerabile, coccolata..e tra le sue braccia era una bella sensazione

<grazie Jason...scusa>

<tranquilla piccola, prova a chiamarmi Daddy, ti va?>

Annuii, troppo stanca per rispondere o per realizzare ciò che effettivamente mi stava chiedendo, e crollai in un sonno profondo

odi et amo //DaddyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora