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"Dai, veloce! Siamo in ritardo, stanno cantando l'inno." continua a ripetere mentre, insieme agli altri, si allontana a grandi falcate.

Cerco di stare al suo passo mentre butto un'occhiata veloce alla ragazza dietro di me, visibilmente affaticata.

"Che esaltati," ridacchio indicando i ragazzi con un cenno del capo. "Il tuo ragazzo in particolare."

"Ricordati," dice mentre mi affianca "prima di essere il mio ragazzo è tuo fratello."
Ci lasciamo andare ad una risata per poi riuscire a raggiungere il resto del gruppo che ci aspettava all'ingresso degli spalti.

"Era ora, siete davvero lente" ci prendono in giro.

"In realtà la colpa è vostra e della vostra fame" risponde a tono Beatrice, la mia migliore amica. "Se non vi foste mangiati un intero stand di panini a quest'ora saremmo stati dentro già da un'ora."

Scuoto la testa divertita per poi concentrare l'attenzione completamente sul campo davanti ai miei occhi.
Era tutto buio, giochi di luce lo illuminavano mentre i tifosi finivano di cantare l'inno a squarciagola. La musica si stoppa per lasciare spazio ad un fragoroso applauso.
Un brivido mi percorre la spina dorsale.

"È bello, non è vero?" la voce di Francesco mi riporta alla realtà.

Lo guardo e lo vedo sorridere. "Bellissimo" è l'unica cosa che riesco a dire.
Gli occhi mi si appannano leggermente, una lacrima cerca di scolarmi il viso ma la mando via, alzando la testa in direzione del cielo.

Una carezza delicata, che capisce perfettamente quello che sto provando, mi solletica la schiena.
Guardo mio fratello e gli sorrido.

"Dai, andiamo.. stanno entrando i giocatori" e prendendomi per mano mi porta a sedere, insieme agli altri.

"Tutto bene?" mi domanda Beatrice.
Annuisco semplicemente, concentrandomi su quello che accade in campo.

L'arbitro fischia, la partita inizia.

"Sembra di essere dentro al campo" urlo, cercando di sovrastare il rumore dello stadio.

"Siamo in prima fila, mi meraviglierei del contrario" ride la mia migliore amica.

Un boato si eleva dagli spalti, lo stadio impazzisce di gioia. Lo speaker annuncia il gol della Juventus.

"Ha segnato, con il numero 9... Dusan Vlahovic!"
Il cognome del ragazzo viene ripetuto per tre volte da tutti.

I giocatori vengono ad esultare dove ci troviamo noi.
Per un secondo incrocio lo sguardo di Dusan, involontariamente gli sorrido mentre continuo ad applaudire.
Lui ricambia e rimane per qualche istante, che mi sembra infinito, a guardarmi.. viene scosso poi dai compagni e portato via. Lo seguo con lo sguardo, incantata, e noto con stupore che si gira, quasi a cercarmi un'ultima volta.
No, non è possibile, penso scuotendo la testa e tornando alla realtà.

Giro lo sguardo verso i miei amici e noto che tutti mi fissano con gli occhi sbarrati.
Forse allora non l'ho immaginato, è successo davvero. La mia mente vaga ma cerco di non darle retta.

"Che c'è?" domando.

"Tu ti rendi conto di quello che è appena successo? Questo è un colpo di fulmine" esclama Bea, sognante.

Rido e scuoto la testa. "Voi siete sempre così esagerati."

La partita scorre velocemente e finisce con la vittoria della Juventus per 1 a 0.

I giocatori fanno il giro del campo, applaudendo i propri tifosi.
I miei occhi non riescono a fare a meno di cercare il numero 9 della squadra, per un'ultima volta, consapevoli che non l'avrebbero più rivisto.
Invano. Lui aveva già lasciato il campo.

Mi lascio sfuggire un lieve sospiro e insieme al resto del gruppo usciamo, avviandoci fuori.

Sento i miei amici parlare ma non presto attenzione a quello che si dicono.
Meccanicamente prendo il telefono e apro Instagram, cerco il profilo del giocatore e senza nemmeno pensarci clicco sul segui.
Contro ogni aspettativa, mentre stavo per riporre il telefono in tasca, mi arriva una notifica che non tardo ad aprire.

@vlahovicdusan ha iniziato a seguirti.

Il cuore perde un battito per poi accelerare nervosamente.
"Non ci credo" sussurro, lasciando un sorriso farsi spazio sul mio volto.

Ritorno alla realtà mettendo via il telefono.

"Cos'è quella faccia?" mi prende in giro Luca, il migliore amico di mio fratello. "Tutto bene?" domanda poi, sollecitando una risposta.

"Niente" dico, "tutto ok." sorrido e torno a parlare con gli altri mentre camminiamo verso la macchina.

E POI ARRIVI TU / Dusan Vlahovic Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora