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Rimaniamo a guardarci per alcuni secondi. I miei occhi non riescono a staccarsi dai suoi.
Mi sorride.

"Scusatemi ragazzi, è stato un piacere ma ora devo proprio andare" esordisce Dusan, ringraziando i tifosi per averlo salutato.
Di scatto mi afferra per mano e quasi correndo mi trascina dentro ad una struttura che non riesco a riconoscere.

"Dove andiamo?" gli chiedo senza rallentare il passo.

"Nel mio posto felice, al sicuro." quelle parole gli escono dalla bocca con un tono rassicurante.
E per un attimo mi sono sentita libera, senza alcun peso sullo stomaco.

"Wow" è l'unica cosa che riesco a dire una volta entrati attraverso l'enorme cancello nero.

Davanti a me un'enorme distesa di campi verdi contorna perfettamente la struttura interna, quella che associo come JMedical.

"Questo posto è magico," risponde il ragazzo al mio fianco guardando fiero ciò che ci sta intorno.

Posso percepire nei suoi occhi tutto l'amore che prova per questo sport.
Mi commuovo a vederlo così ed inevitabilmente il pensiero va a lui, a quello che poteva diventare, se solo quel giorno non me lo avessero portato via.
Scuoto velocemente la testa prima di scoppiare in un pianto disperato e torno a concentrarmi su Dusan.

"Vlahovic, che ci fai qui pure nel tuo giorno libero?" un uomo ci si avvicina.

"Non riesce a starci lontano," risponde prendendolo in giro quello che identifico subito come Federico Chiesa.
Era il suo punto di riferimento, si ispirava tanto a lui. "Ci ama" conclude lasciandosi andare ad una piccola risata.

"Ragazzi..." si limita a rispondere lui, quasi in difficoltà, in palese imbarazzo.

"Ciao, io sono Camilla" mi presento ai due prendendo il coraggio da non so dove.

Federico mi squadra da testa a piedi per poi sorridermi e allungarmi una mano. "Il piacere è mio, sono Federico."

"Che fai? Porti un appuntamento sul posto di lavoro?" domanda l'uomo.

Dusan ridacchia.
"Mister, non era nei miei piani ma sono stato bloccato qui fuori dai tifosi" spiega.

Dopo aver congedato i due torno a guardarlo.

"Un appuntamento eh?" dico dandogli delle leggere gomitate sul braccio, per prenderlo in giro.
In realtà la cosa mi piaceva.. mi piaceva tanto.

Lo vedo diventare leggermente rosso in volto.
"Che ne dici?" mi domanda.

Annuisco, felice. "Assolutamente" gli sorrido e lui ricambia.

"Vieni, ti faccio fare un giro" dice poi prendendomi per mano e cominciando a camminare verso la struttura davanti a noi.

Rimango per qualche istante a guardare le nostre mani intrecciate. Inspiro profondamente.

"Mi piace questa sensazione, non stavo così bene da molto tempo." spunto tutto d'un fiato, meravigliandomi del coraggio che sto avendo oggi a prendere tutte queste iniziative.
Non è da me, sono una persona particolarmente timida ma qui, con lui, è come se tutto fosse diverso. Fosse più semplice.

"Lo so, è strano" dice continuando a camminare lungo il campo, "siamo due sconosciuti ma riusciamo a farci del bene a vicenda." conclude piantando i suoi bellissimi occhi nei mei.

"Camilla?"

Non ho il tempo di rispondere perché una voce che conosco fin troppo bene richiama la mia attenzione, e anche quella di Dusan che passa velocemente lo sguardo su entrambi.

Il cuore perde un battito per poi cominciare a correre come un pazzo, lo stomaco mi si stringe e sento delle lacrime cominciare a inumidirmi gli occhi.
Respiro veloce, in affanno, spaventata che quella storia possa uscire così presto. Non mi sento pronta a raccontarla.

"Che ci fai qui?" domanda ancora il ragazzo, in cerca di una risposta.

Dusan sembra cogliere l'ansia che ormai ha preso il sopravvento e interviene.
"È qui con me.. c'è qualche problema?" domanda un po' stizzito al compagno.

"No, nessuno.. sono solo sorpreso di rivederla" nella voce riconosco un mix di emozioni. Stupore e malinconia sono quelle predominanti.
"I-io vado" balbetta in leggero imbarazzo, "se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami Milla, lo sai che per te ci sono e ci sarò sempre." quel soprannome.. un brivido mi percorre la schiena.
"Ciao Dusan," saluta infine per poi andare via.

"Nicolò," lo richiamo. Si volta. "Grazie" gli dico.

Rimango immobile per qualche secondo, paralizzata e spiazzata da ciò che è appena successo.

"Come fate a conoscervi? Stavate insieme?" domanda Dusan genuinamente curioso.

Sorrido e scuoto la testa.
"No Dusan ma è una storia che non sono ancora pronta a raccontare" rispondo sinceramente.

"Quando sarai pronta io sarò qui" il suo tono rassicurante mi scalda il cuore.

"Ne sono certa," e lo abbraccio. Un abbraccio che racchiude mille parole non dette ma che sono sicura lui, in qualche modo, capirà.

E POI ARRIVI TU / Dusan Vlahovic Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora