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Quella sì, che era una svolta molto adatta ad un game di cuori.

Il fante si nascondeva tra noi, lui era il vero avversario da sconfiggere e teoricamente avremmo dovuto fare squadra per ingannare la persona giusta; ma come potevamo stanarlo, senza rischiare di uccidere altri giocatori innocenti?

-Me l'aspettavo-, mormorò Chishiya alle mie spalle, e alzai gli occhi al cielo per quella sua solita presunzione.

La cosa peggiore, era che aveva praticamente sempre ragione, quindi la sua convinzione, quell'estrema fiducia nelle sue capacità, era di fatto giustificata.

-Che cosa significa?-, il ragazzo che mi ricordava Tatta si avvicinò a me, questa volta, cercando delle risposte chiare e ben comprensibili.

Stavamo tutti cercando di elaborare ciò che avevamo sentito, ripetendoci le regole mentalmente con attenzione, spaventati di poter dimenticare o tralasciare qualche dettaglio o regola importante.

-In pratica, vinceremo il game solamente se il fante nascosto tra noi riceverà un'informazione sbagliata sul suo simbolo, sbaglierà e poi morirà. Non supereremo il game, finchè qualcuno non gli mentirà, condannandolo a morte-

Ovviamente, Chishiya era l'unico tra i presenti che non temeva di aver mancato qualche informazione; si era già fatto uno schema mentale molto dettagliato di come avremmo dovuto agire.

-Naturalmente, dato che non verranno sottratti giorni dai nostri visti finchè saremo qui, e data l'assenza di un tempo limite, se scegliessimo di non mentire e perciò di non uccidere coloro che sospettiamo potrebbero essere il fante, non usciremo mai da questa prigione. Sarebbe una condanna a vita-, concluse la frase quasi sorridendo, e mi chiesi se non fosse impazzito all'improvviso.

Come poteva sembrare divertito?

Ma la vera domanda era, come potevo stupirmi ancora per quel suo atteggiamento noncurante, dopo averlo conosciuto piuttosto bene?

"Game: start!"

La voce robotica risuonò ancora una volta nella stanza.

"Siete liberi di andare ovunque, e di fare ciò che volete, fino allo scadere del turno. Tra un'ora, dovrete però trovarvi ciascuno in una cella di detenzione, a dichiarare il vostro simbolo, e ripeterete la cosa ad ogni singolo turno"

Il silenzio calò improvvisamente tra noi, sguardi critici studiavano i potenziali alleati o avversari.

Cercai di fare il punto della situazione; l'unica certezza che avevo era l'innocenza di Chishiya, che però non mi sarebbe servita a molto, se non ci rivolgevamo nemmeno la parola.

Sapevo che avrei dovuto mettere da parte l'orgoglio e comportarmi come avevo già fatto molte volte in passato, cercando di sistemare il nostro strano rapporto e facendo squadra con lui, eppure non volevo proprio a farlo questa volta.

L'idea di umiliarmi davanti a lui, magari di doverlo addirittura supplicare di darmi una mano, mi faceva venire la nausea; non volevo più fargli credere di essere dipendente da lui, io per prima volevo smettere di pensarla così.

Non volevo più che la mia vita dipendesse da quel ragazzo così imprevedibile, perciò decisi che questa volta, nonostante si trattasse di una questione di vita o di morte, non avrei ceduto e avrei permesso all'orgoglio di prevalere.

Chishiya mi aveva salvata più volte, e in fondo nonostante mi avesse manipolata nutrivo una fiducia profonda in lui, oltre ad un'amore fin troppo forte.

Ma non era abbastanza, perché si sarebbe sempre tirato indietro, e avevo davvero un bisogno disperato di recuperare la fiducia in me stessa per poter sopravvivere ed essere indipendente.

The border behind us - Chishiya Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora