Ridere fa bene al cuore
Adelina
Ridere fa bene al cuore. Me lo ripeto tutti giorni, da quando la mia vita è stata stravolta da eventi non belli. Ho quasi paura di raccontarli, perché fanno male. Eppure, è quello che devo fare, visto che devo andare in una scuola a dire la mia proprio sul mio vissuto personale.
La cosa un po' mi fa paura, nondimeno mi incoraggia il fatto che l'insegnante di igiene, dopo aver letto il mio blog mi ha assicurato che mi avrebbe aiutato in questo non facile percorso. Secondo lei, è importante che io racconti la mia infelice vicenda agli studenti, per poterli aiutare a comprendere certe dinamiche. Chi mai, sempre secondo la prof di igiene, potrebbe farlo meglio di me, dal momento che le dinamiche in questione io le ho vissute in prima persona? Già, come darle torto? Ho amato molto, e sofferto altrettanto, per capire che cosa significa toccare il fondo e rialzarsi nuovamente.
Ho trovato in me una grande e inspettata forza d'animo, che non immaginavo neanche lontanamente di possedere. Quindi, sì, sarà difficile questo percorso, ma sono sicura che il mio contributo aiuterà tanti giovani a non precipitare in un baratro simile a quello in cui è sprofondata la persona che ho amato -e avuto accanto a me- per molti mesi.
A che cosa alludo? No, non lo dirò ancora, tanto a breve si saprà tutto. Quello che posso anticipare è che questa storia vi farà ridere, piangere e pure riflettere su eventi che lasciano il segno. In realtà ho pianto molto, e quel ragazzo mi manca enormemente. Non so se avrò ancora la possibilità di rivederlo, abbracciarlo e dirgli quanto lo amo. Il perché delle mie scarse speranze al riguardo?
Beh, è presto detto: lui sta ancora in Bulgaria mentre io sono tornata a Parma. Ho avuto paura, così sono scappata via prima del tempo. Non sono riuscita a stare vicino al ragazzo che amavo, per di più proprio nel momento in cui lui aveva assoluto bisogno della mia presenza. Amore significa anche sacrificio, abnegazione e forza di volontà. A me sono mancati tutti e tre.
Ho abbandonato il mio amato al suo destino, proprio mentre lui mi chiedeva protezione, affetto e dolcezza. E ora eccomi qui: pentita e sconsolata. Guardo la foto di me e lui a Plovdiv, dove tutto è nato e tutto è finito. Il ragazzo che amavo mi ha vista fuggire via, incredulo: ricordo ancora il suo sguardo perso nel vuoto. Mi pregava di restare con lui; aveva le lacrime agli occhi e mi supplicava di non lasciarlo solo.
Io invece niente, non l'ho ascoltato, non ho avuto pietà. Solamente adesso comprendo quanto sono stata insensibile al suo dolore. Ho preso quel fottuto aereo senza più voltarmi indietro. In questo momento, mentre guardo quella foto di noi due sorridenti, mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Quanto vorrei essere lì con lui!
E invece mi trovo qui, inchiodata ai sensi di colpa, di cui debbo assolutamente liberarmi, se voglio almeno provare a stare di nuovo bene con me stessa. Quindi, sì: ridere fa bene al cuore, ma certamente non oggi. Sto vivendo una situazione che mi procura angoscia, soprattutto se penso a quello che ho intenzione di fare. Mi trema il cuore.
Ho persino preso in considerazione l'idea di non presentarmi, ma il messaggio della professoressa mi ha già ammonito delicatamente al riguardo; non posso assolutamente venir meno a questo impegno preso. Sarà un percorso che mi prenderà un mese, forse due -ancora non si sa bene quanto durerà- e sarà sicuramente intenso e costruttivo, sia per me che per gli altri. Già, gli altri.
I partecipanti a questa sorta di workshop psicanalitico, che mi vedrà come protagonista, sono dei ragazzi; non sono né grandi né piccoli, ma sono certamente abbastanza maturi da comprendere tutto quello che racconterò loro. A rendere il tutto più faticoso, ci si mette pure il mio nervosismo proverbiale!
Se sto così adesso che mancano ancora due ore al nostro primo incontro, non oso pensare a come mi sentirò dopo! Se non altro, so quello che devo e non devo dire. Non mi sono preparata niente, farò in modo che sia il mio cuore a parlare per me. E del mio cuore sarà interprete fedele la mia voce.
Osservo la mia casa, la scruto a fondo: in questo momento mi sembra davvero piccola, mentre in realtà è piuttosto grande. Mi sento soffocare. Per evitare un attacco di panico mi vesto alla svelta ed esco a fare una passeggiata. Parma, ai miei occhi, è una città stupenda. Non è molto grande, ma non è nemmeno piccola, sembra fatta su misura per me.
Abito di fronte all’ospedale maggiore e in questo preciso istante decido di raggiungere il mio angolino segreto preferito, ossia il Parco Ducale. A quest’ora non ci sarà nessuno e potrò riflettere con tutta tranquillità.
In dodici minuti arrivo a destinazione. Varco l'ingresso e già mi sento meglio. Oltre alla bellezza del paesaggio, amo respirare a pieni polmoni l'aria cristallina di questo stupendo e immenso parco. Passeggio allegramente, immersa nella natura. Ci sono alberi alla mia destra e alla mia sinistra, si tratta di alberi maestosi, secolari. Questo sito naturale è in assoluto il luogo che amo di più, non da ultimo perché riceve una accurata manutenzione.
L'erba è ben curata, ci si può tranquillamente sdraiare sopra, magari per leggere un libro o prendere semplicemente il sole. In più, poco distante da qui c’è un laghetto abitato da una fauna molto varia, ed è lì che mi sto dirigendo. Ci sono animali acquatici, tra cui due cigni, alcune anatre e finanche delle tartarughe.
Li ammiro tutti, estasiata, mentre nuotano. I più belli sono senz'altro i cigni: bianchi, possenti e ricchi di grazia nel loro placido nuotare. Mi piacerebbe essere aggraziata come loro, in realtà sono soltanto un essere umano non esente da una certa qual goffaggine. Poco me ne cale, in fondo adoro essere semplicemente me stessa, specialmente in circostanze come questa. Mi abbandono allo spettacolo leggiadro e rigenerante della natura che mi circonda.
Mi crogiolo felice in questa sorta di piccolo paradiso. Per un po’ quasi mi dimentico del fatto che devo andare a scuola. Appena mi rendo conto di che ore sono, torno con i piedi per terra e mi incammino a passo spedito verso l'uscita del parco. Assaporo ancora per qualche minuto l'incantevole magia di questo luogo.
A malincuore, mi lascio alle spalle il Parco Ducale e mi avvio verso la fermata degli autobus. Devo prendere il 4. Intanto che aspetto, mi torna l'ansia. In ogni caso la decisione ormai è presa e indietro non si torna. Oh, eccolo il 4! Come al solito è pieno. Salgo, timbro il biglietto e mi siedo in un punto del bus scarsamente affollato.
Ho voglia di star lontana da tutti. Per estraniarmi, mi metto ad ascoltare musica. Dopo una decina di minuti arrivo in zona centro. Piazza Garibaldi è enorme ed è stracolma di gente. È molto bella: ci sono diversi bar, nonché negozi di vario genere. La mia boutique preferita è il negozietto delle fate: quando sono triste, ci faccio una capatina e mi lascio avvolgere subito dalla atmosfera misteriosa e magica che lo contraddistingue.
A volte giurerei che quelle creature magiche esistono per davvero! Oggi, purtroppo, niente negozio delle fate: sto aspettando il 7 per andare al Giordani, la scuola dove mi aspettano. Incredibile, l'autobus è già qui! C'è una marea di studenti. La loro chiassosa esuberanza un po’ mi spaventa, ma d'altronde ho fatto trenta, tanto vale fare trentuno.
Man mano che mi avvicino alla meta, mi sento sempre più inquieta; per certi versi trovo tutto questo un po' alienante, ai limiti del surreale. Comunque ormai ci sono: praticamente sono arrivata. Scendo dal bus e faccio un respiro profondo. Entro. Mentre aspetto, mi guardo intorno. La scuola è magnifica. Mi è stato detto che qui non si studiano solo materie collegate al settore turistico e alberghiero; in realtà hanno istituito anche corsi professionali che preparano gli studenti al lavoro nell'ambito dei servizi sociali, in primis l'attività da svolgere nei nidi d’infanzia.
Io devo andare al pian terreno, dove si studiano le materie umanistiche. Guardo ancora una volta la fotografia che ritrae insieme me e il mio ragazzo. È una foto che mi infonde coraggio. Mi chiamo Adelina e sono pronta ad affrontare questa nuova avventura. Mi accingo a raccontare la mia storia, senza tralasciare nulla.
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Amore o gioco?
ChickLitAdelina è una ragazza bulgara, che per sfuggire alla povertà si trasferisce in Italia, contro la volontà dei suoi. La sua meta è Parma: lì trova un lavoro e una casa tutta sua, oltre al conforto di nuove amicizie. Il carattere dolce e accogliente de...