Sogni

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I sogni sono come le ali,
spicca il volo e li realizzerai.

Adelina

Eccomi finalmente nella scuola che cercavo: per prima cosa voglio avere un colloquio con la professoressa di igiene. Appena localizzo la segreteria, busso alla porta, che peraltro è accostata alla parete. Una signora bassa e dagli occhi verdi mi sorride. «Sí, posso aiutarla?» «Salve, mi scusi il disturbo. Io sono Adelina, sto cercando la professoressa di igiene. Avrei un appuntamento con lei. Abbiamo programmato un incontro con le classi.» le rispondo ansiosa. «Prego, aspetti qui. Gliela chiamo subito.» Mi metto in paziente attesa, finché dopo un paio di minuti arriva la professoressa.

Ha un sorriso smagliante, che mi tranquillizza. È piccola di statura, e per come è vestita sembra più una studentessa che non un'insegnante. La saluto con garbo. Lei mi viene incontro e mi dà un bacio, per poi accompagnarmi in una delle varie aule. Come entriamo in classe, noto subito lo sguardo degli studenti, fisso su di me: mi sento osservata, e questo mi crea un certo disagio.

Vorrei scappare ma non posso. La professoressa mi stringe la mano infondendomi coraggio. Faccio un bel respiro e attendo che parli lei per prima. «Buongiorno, cari allievi, lei è Adelina: vi racconterà la sua storia molto particolare, a tratti anche triste. Siete pronti per ascoltarla?»

Gli studenti restano in silenzio. Paradossalmente, questo loro silenzio mi viene in aiuto: ho modo di concentrarmi e ripassare mentalmente il succo del mio discorso. Mi metto di fronte ai ragazzi e incomincio: «Buongiorno! Come vi ha già detto la vostra professoressa, io mi chiamo Adelina. Sono bulgara ma ormai vivo in Italia da molto tempo; mi piace vivere nel vostro paese, perché qui ho potuto realizzare una buona parte dei miei desideri. Purtroppo, alcuni miei sogni nel cassetto sono rimasti tali. A proposito, voi credete nei sogni?» I ragazzi mi guardano perplessi, come se avessi chiesto loro qualcosa di proibitivo.

Forse ho esagerato, o forse sono solo tutti un po' timidi, in ogni caso mi piacerebbe molto sentire la loro opinione. Nessuno mi risponde, e proprio quando sto per rassegnarmi a questa generale scena muta, noto una ragazza dai capelli color verde scuro. Ha gli occhi vivaci, di un bell'azzurro intenso e ha appena alzato la mano.

«Sì?» le chiedo fiduciosa.

«Per me i sogni sono come le bolle di sapone! Si rompono da sole, o scompaiono al minimo tocco e non esistono più.» Questa riposta, di per sé, suscita tristezza, eppure - ora che ci penso bene - la ragazza non ha tutti i torti. «Cari studenti, io invece penso che i sogni siano come le ali: voi dovete semplicemente servirvene per spiccare il volo e andare incontro alla realizzazione dei vostri desideri. Tuttavia, dopo quello che mi è successo, capisco bene anche il punto di vista della vostra compagna di classe. Tu come ti chiami?» chiedo alla allieva che ha parlato.

«Sono Marika. Di carattere sono sempre piuttosto triste.»

In effetti il suo sguardo malinconico mi fa un po' tenerezza. Chissà che cosa le passa per la testa: ho idea che abbia già sofferto molto, se dice certe cose. «Qualcun'altro la pensa come la vostra compagna di classe?» chiedo speranzosa.

Un ragazzo, seduto accanto alla finestra, si fa coraggio e prende la parola: «Per me, è solo tutta una finzione. I sogni sono roba per i deboli! I forti, invece, non hanno bisogno di sognare: loro si prendono la scena e arraffano quello che vogliono. Nella vita bisogna essere concreti. Punto.» Lo guardo meravigliata.

Questa classe è composta di giovanissimi che hanno smesso di amare la vita; sembra quasi che tutti loro abbiano rinunciato a realizzarsi e a stupirsi. «Vi vedo un po' spenti, come se aveste perduto ogni entusiasmo. Anch'io ero come voi, quando sono tornata a Parma: a quell'epoca, per me, era come se il mondo fosse andato in pezzi e con lui si fossero dissolti tutti i castelli in aria che mi ero costruita. Ma adesso mi potrò riscattare, raccontando a voi il mio vissuto personale. Voi ragazzi dovete assolutamente tornare a credere in voi stessi! Dovete tornare ad amare e farvi amare. Ve lo dico col cuore in mano!» li esorto convinta, rivolgendomi a tutta la classe.

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