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La sacra triade era composta da un andrologo, un urologo e un ginecologo. Questi si muovevano simultaneamente come fossero una figura mitologica, saggia per metà e malevola dall'altra.

Anche le loro voci sembravano una sola.

Enrico deglutì.

Sandra e Ivano persero un battito.

La tensione era alle stelle, nonostante la finestra mostrasse il riflesso di un mondo meraviglioso. Vivo, pulsante. A spezzare il silenzio fu l'andrologo: «Giovane, tu hai le mestruazioni».

«Le mestruazioni?» Enrico era incredulo.

«Si, le mestruazioni» ripeté l'andrologo.

«Le mestruazioni! Mamma, papà, ho le mestruazioni!» l'incredulità si trasformò in isteria. Cominciò a ridacchiare.

«Signore e signora De Luca, sono il dottor Gasparìn, da questo momento in avanti mi occuperò di fare ulteriori accertamenti a vostro figlio ma la situazione sembra essere abbastanza chiara».

«Dottore ma com'è possibile?» chiese Sandra, anche lei sconvolta.

«Non lo sappiamo signora ma abbiamo cominciato a studiare il suo caso».

Dopo quelle parole, in un certo senso, la calma tornò nella stanza.

Enrico si era ammutolito mentre i suoi genitori parlottavano fra loro. I medici invece si erano dileguati nel nulla, come se non fossero mai apparsi.

Nessuno osò più dire una parola.

Passò dunque anche il pomeriggio ed Enrico rimase nuovamente solo con i suoi compiti, il suo telefono, il suo tablet e i suoi pensieri.

«Giovane, tu hai le mestruazioni».

Quelle parole gli rimbalzavano in testa senza dargli tregua. Si aspettava qualcosa di molto peggio? Ovviamente. L'ultimo dei suoi pensieri era di ritrovarsi in un letto d'ospedale con il ciclo, lui, che era un ragazzo. E non una ragazza.

Aveva lievi dolori alla pancia e alla schiena, le gambe gli facevano sempre male. La testa non tanto. Doveva cambiarsi l'assorbente ogni 6 ore. Il dottor Gasparìn, dopo che i suoi genitori erano andati via, era tornato consigliandogli di annotarsi i sintomi.

E che doveva farci lui con i sintomi?

Giocarseli e vincere? Forse sarebbe stato fortunato.

Mandò un messaggio a Gaetano, e passò la serata così. Si immaginò la sua vita da quel momento in avanti: cosa avrebbe fatto per nascondere quei giorni del mese? Non poteva dire a tutti che aveva il ciclo, nessuno lo avrebbe preso più sul serio!

Poi delle infermiere passarono davanti la sua stanza, lo guardarono e ridacchiarono.

Ci mancava solo questa, borbottò Enrico.

Nel dormiveglia venne assalito da crampi dolorosi ed ebbe una paralisi del sonno: Enrico, terrorizzato, chiuse gli occhi ma continuava a sentire un respiro sulla sua faccia. Il cuore andava a mille e il suo corpo era ricoperto da brividi. Respirò, ed espirò. Ancora. Poi aprì gli occhi e si trovò una strana creatura rossa che sembrava un assorbente.

Gridò e le infermiere accorsero per sedarlo.

Prima di cadere vittima di un sonno innaturale Enrico pensò che quello fosse un incubo bello e buono. Altro che realtà, cos'era quella realtà se non un incubo?

Si svegliò, diverse ore dopo, forse in giorno dopo, nella sua stanza. A casa sua. Con Pillola che dormiva sulla sua pancia. Tirò un sospiro di sollievo «Cazzo, l'ho detto che era un incubo». Coccolò un po' il suo gatto che cominciò a fare le fusa. Lì per lì non ci badò molto ma si sentì stanco.

Doveva fare pipì.

Spostò Pillola che si intrufolò sotto le coperte al calduccio mentre Enrico raggiunse il bagno e lì si rese conto che aveva il ciclo e che l'esperienza in ospedale non era stato un incubo.

«Porca puttana, ho davvero il ciclo».

«Enrì sei sveglio?».

Sua madre bussò.

«Si, posso pisciare in pace?».

«Ragazzino modera le parole e vieni a mangiare qualcosa».

Sbuffò.

«Mamma?».

«Si?».

«Dove sono gli assorbenti?».

«Nel secondo cassetto sotto il lavandino. Se hai il flusso leggero prendi quelli da giorno invece se hai il flusso abbondante prendi quelli da notte».

«E come li distinguo?».

«Basta che leggi le confezioni Enrì».

Enrico aprì il secondo cassetto sotto il lavandino e si trovò uno scrigno di assorbenti e tamponi neanche si trovasse in un supermercato. I tampax li escluse a priori per poi cominciare a leggere le confezioni. Salvaslip, notte, notte con ali, giorno, giorno con ali. Forse giorno? Che significa con "ali"? Si chiese.

Scrollò le spalle imbarazzato. Era imbarazzato da se stesso.

Un po' cominciò a capire le ragazze in quel momento, i loro repentini cambi d'umore e le loro crisi di pianto. Solo pochi mesi fa aveva chiuso con la sua ex proprio mentre lei era in pieno ciclo, quel pensiero lo riempì di sensi di colpa.

Andò in cucina e sgranocchiò una merendina, poi guardò l'ora: erano le 17:32.

Poi cominciò a ricordare a pezzi la sua permanenza all'ospedale, i pasti tristi e il suo tornare libero e spensierato a scorrazzare per il mondo. Con un problema in più. Ogni mese avrebbe dovuto contattare il dottor Gasparìn.

Quello era il suo terzo giorno di mestruazioni.

«Ma' sta sera esco».

«Te la senti di uscire?».

«Si, sto benone».

Enrico ha il ciclo [MOMENTANEAMENTE SOSPESO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora