"L'amore"

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Stringo più forte il bastone della scopa quando la vedo. I suoi occhi bui schivano di fretta i miei, quasi come se avesse paura di guardarmi, e le sue gambe si muovono svelte, pronte a sfuggirmi.
Rosa Ricci è un enigma, un pericolo. Un mix letale di emozioni non richieste che ti spaccano lo stomaco in due a causa della forza che esercitano. Dovrei scollarle gli occhi di dosso e continuare a pulire, ma come un imbecille finisco per poggiare il mento sulle mani unite in cima alla punta del bastone, imbambolandomi.
Mi farò male se non la smetto immediatamente. Molto male.

«Di Salvo, non mi riconosci? Sono Rosa Ricci, la sorella di Ciro», sputa la mia bocca, accompagnata ancora dai miei occhi che seguono ogni suo movimento.

Maddalena, la guardia, la tira a sé per l'avambraccio, impedendole di ritornare indietro e reagire alla mia provocazione.
«Sta' attento, Piecoro.»
Stavolta ho tutta la sua attenzione.
La maniera in cui stringe le labbra è magnetica, così come l'adorabile punta del naso che si arriccia infastidita.

Un momento... l'ho davvero definita adorabile? È pur sempre una Ricci, devo smetterla di dimenticare questo importantissimo particolare.

«Li tengo bene aperti gli occhi, Tarantè.»
...e nei tuoi c'è il caos.
Nel tuo sguardo c'è un mare in tempesta, piccola tarantella. Potresti spostare il mondo, se solo te lo imponessi. Tu, sì. Proprio tu. Tu che sei così fragile e così maledettamente piccola.
Hai il fuoco dentro. Hai una fiamma accesa che potrebbe incendiare tutto... me compreso.
Ma forse dovrei solo aprire davvero gli occhi e accettare che mi hai già incendiato. Che il calore che sento all'altezza del petto, ogni volta che il mio pensiero corre a te, è colpa tua.

Sei un veleno, forse.
Un veleno che mi hai iniettato nelle vene e che ha un aspetto ingannatore, talmente dolce da rendere fottutamente piacevole una simile contaminazione.

Stai occupando i miei sogni, i miei pensieri, tutto.
Non potresti lasciare un po' di spazio?
Neanche ora che il mio cuore ti supplica di smetterla, mi dai pace.
Cammini all'indietro, fissandomi con astio e alzando il dito medio nella mia direzione perché capisca che, quello che io sento, per te non è lo stesso.

«Vaffanculo, Di Salvo.»

È quello l'ultimo commento che sento. Potrebbe essere più facile, potremmo andare d'accordo, parlare. Essere due ragazzi qualunque che scambiano i loro pensieri, ridono... due ragazzi normali.
Normali... Fa ridere, eh?
Per tanti anni ho pregato di essere normale. Per troppo tempo ho sperato di appartenere a un mondo diverso da quello che mi tiene incatenato. Sono schiavo di mia madre, delle sue decisioni, di quello che crede sia giusto per me.
Quante volte ho desiderato urlare affinché mi capisse. Poi, però, nonostante le mie urla lei si è dimostrata sorda.
A chi importa, in fondo?
Sono solo un figlio che chiede un po' di pace, che spera di poter mettere a tacere il rumore che gli riduce in brandelli il cervello.

«Di Sà, ma che credi? Che i pavimenti si puliscano da soli?»
Gennaro richiama la mia attenzione con uno schiocco di dita che mi risveglia dai miei pensieri costanti.

Sono ufficialmente Carmine 'O Pazz.

«Gennà, ho quasi finito. Non mi stare col fiato sul collo», mi lamento, beccandomi una sonora pacca sul collo che causa la risata di Cardiotrap, fermo immobile dall'altro lato della stanza.

«E tu che ridi? Vuoi uno schiaffo pure tu, così ti risvegli, Bella Addormentata?»
Lo raggiunge a passo veloce perché Gianni si mette subito in allerta e scappa, divertito dagli insulti della guardia. «Vieni qua, disgraziato!»

Scuoto il capo, guardandoli, poi saggiamente mi rimetto a lavoro. Non ho alcuna intenzione di trascorrere la notte qui a pulire.

Chissà dov'è adesso Filippo.
Chissà se lui e Nad sono davvero felici. Mi mancano.

L'IPM mi ha letteralmente cambiato la vita. Ne sono uscito nuovo, con un'esperienza indelebile sulla pelle e degli amici veri.
Sorrido a quel pensiero, tornando di buon umore come se non fossi in un mare di guai. Per un attimo regna solo la pace in testa, e l'unico rumore sono le dita del mio Chiattillo che sfiorano i tasti del pianoforte insieme a quelle della donna che ama.
C'è una melodia dolce nell'aria, ha il profumo dell'amore. Un profumo delicato, quasi impercettibile.
Un profumo per pochi.
Cardio canta con tutto il fiato che ha dentro, Pino invece balla come un cretino.

Sì, è la pace.
Dovrei immaginare un po' più spesso per sentirmi bene. Forse non sarà sano, ma almeno mi aiuterà a superare i momenti bui che ne verranno. Stavolta potrò essere io quello sordo quando mia madre parla. Potrò guardarla negli occhi e non sentire altro che delle cuffiette invisibili che sparano musica a un volume illegale.

Magari così lo capisci, mamma.
Io non ne voglio guerre. Non voglio avere paura, né vomitare alla vista di altro sangue. Voglio sentirmi pulito, libero. Voglio avere il diritto di fare ciò che mi pare e di non sentirmi giudicato quando passerò sotto il giudizio di qualcuno.
Voglio sentirmi normale nel portare il mio cognome, non vedere gente che si inginocchia al mio cospetto o che mi sputa addosso come se fossi feccia.
Mi chiedo come fai a sopportarlo.
Ti piace davvero questa vita?
Ti piace avere paura? Sentir tremare tutto e fingere che vada tutto bene?
Ti piace essere guardata così da me?
A me no. Non riuscirei a sopportare uno sguardo come il mio da Futura. Vorrei mi guardasse sempre con l'innocenza, l'ammirazione, l'amore di un figlio per un genitore.
E credimi che nonostante tu creda di avere il potere su tutto... non è così. Non avrai mai potere su di me. Non sceglierai mai il suo futuro. Mia figlia crescerà nell'amore, rimarrà all'oscuro dell'odio, dello schifo che c'è in questo mondo di merda. Saprà riconoscere il bene dal male, e mai, mai, confonderà le due cose.
Perché sarò io a crescerla, sarò io a insegnarle cos'è che conta davvero.
Tu potrai solo decidere di perderla... o di cambiare.

A un passo da te |Carmine x Rosa| (MARE FUORI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora