2. Unfairness

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Marco e Lorenzo sono seduti su una staccionata di ferro battuto che recinta un parco non lontano dal centro dell'Urbe, fa freddo ma loro continuano a rimanere lì imbacuccati nei loro cappotti pesanti, con i capelli schiacciati dai berretti di lana e il collo protetto da una sciarpa della Roma, le mani guantate nelle tasche imbottite al riparo dal gelo.

Non parlano da qualche minuto e Marco capisce che c'è qualcosa che non va, conosce troppo bene l'amico e sa che quando si mette a contare le chewing gum incollate sul marciapiede allora è successo qualcosa.

-Lorè – lo chiama, sfiorandolo con il gomito per attirare la sua attenzione, ma l'altro risponde solo con un "mmh" scocciato e torna a fissare il cemento sotto i loro piedi.

- Lorè, che c'è che non va? – gli chiede allora, cercando di spillargli una confessione che non arriva.

- Mi piacciono le tue scarpe Ma', sono nuove? – chiede Lorenzo, alza lo sguardo e gli sorride, ma di un sorriso spento e finto.

Marco s'incazza. Deve smetterla di trattarlo così, non lo sopporta per niente.

- Si, sono nuove. Se mi dici che succede te ne compro un paio uguale – sbuffa quindi, ma Lorenzo non si scompone.

- Non mi serve la tua carità, riccone! – ribatte, con una sonora gomitata perchè è troppo pigro per tirar via la mano dalla tasca e dargli un pizzicotto di quelli che danno seriamente fastidio al moro, e poi sentirebbe troppo freddo pensa.

Marco al suo fianco borbotta qualcosa di non proprio carino massaggiandosi il braccio – Stai diventando violento ultimamente, lo sai? –

Il biondo ridacchia e gli passa una mano sul braccio a mo' di scherzo – Scusami fiorellino – gli dice volontariamente offensivo, con un bel ghigno sul volto chiaro – La prossima volta il tuo principe sarà più delicato, ok? –

L'altro, al suo fianco, neanche risponde e si limita a sorridere ironico, fissando la cartoleria dall'altro lato della strada.

- Lorè – gli dice poi, senza distogliere lo sguardo – Non ti fidi più di me? È per questo che non mi vuoi dire niente? –

Sembra che Lorenzo stia per rispondere, ma il rombo di un motorino truccato che passa davanti a loro copre le sue parole.

- Mi ha riempito i polmoni di fumo quel bastardo –

Lorenzo ha una smorfia contrariata sul viso, Marco sa che se c'è qualcosa che l'amico odia sono proprio i gas di scarico degli autoveicoli e il fumo delle sigarette.

- Lorenzo, sono serio –

-Ahi, ahi. Quando la mammina mi chiama con il mio nome di battesimo allora mi devo preoccupare –

Marco sbuffa esasperato mentre Lorenzo ride, quindi fa per alzarsi dalla staccionata scomoda che gli sta letteralmente congelando il sedere – Me ne vado, oggi la serietà te la sei venduta tutta – si volta e lo saluta con una mano alzata, ma Lorenzo lo afferra proprio poco prima che svolti l'angolo della piazzetta.

- Aspetta –

La sua voce sembra rotta e Marco si volta a guardarlo, ha gli occhi lucidi e il respiro che si condensa nell'aria fredda dell'inverno.

- Ho aspettato fin troppo, non credi? Ora sputa il rospo –

- Cra

Lorenzo sorride e Marco gli tira un pugno amichevole in testa, poi si riappoggiano al muretto e osservano una Circolare fermarsi dall'altro lato del marciapiede, scendono un'anziana signora accompagnata da una donna – probabilmente la figlia – e una bambina allegra, un ragazzo con il cappuccio calato sulla testa e un uomo in completo con una ventiquattro ore sotto il braccio, perchè è intento a girare un cucchiaino di plastica nel bicchiere che profuma di caffè, per ultimi scendono una coppia di ragazzi che discutono di calcio ridendo.

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