Rumori

2 0 0
                                    

Il mio cuore prese a battere all'impazzata non appena sentii la voce di mia madre al telefono. 

"Merda". Fu l'unica cosa che riuscii a pensare in quel momento. Megan era spaventata quanto me, ma non riuscivo a non smettere di pensare al fatto che quel pazzo avesse il mio telefono in mano: con un semplice click sarebbe riuscito a trovare la posizione di tutti i miei contatti e  questo non me lo sarei potuta perdonare. La persona davanti alla porta rimase apparentemente immobile, poi sentimmo dei passi allontanarsi. Quando fummo certe che l'individuo non fosse più nelle vicinanze cominciammo a parlare:

"Merda, ora conosce la voce di mia madre, cosa faccio???"

"Non lo so, dobbiamo trovare un modo per riuscire a recuperare il tuo telefono prima che possa accadere qualcosa di brutto"

D'un tratto qualcuno bussò alla porta. Io e Megan smettemmo immediatamente di parlare e  ci guardammo negli occhi; vidi un lampo di pura paura negli occhi di Megan e in quel momento mi resi conto che entrambe non sapevamo cosa fare

Bussarono una seconda volta

D'un tratto qualcosa mi scosse, e pensai che almeno dovevano provare a lottare: non potevo abbandonare tutto quello che avevo passato in quel modo

No, la mia ora non è ancora arrivata.

Presi Megan tra le mani e le dissi: "Megan non possiamo morire ora, dobbiamo almeno provarci". Lei mi osservò per alcuni istanti poi, seppur tremante fece come le avevo detto. Demmo un'occhiata veloce all'aula, poi rapidissime, posizionammo lo scatolone che conteneva tutti gli strumenti del professore di musica tra l'incavo della porta e quello del muro portante, poi ci armammo di penne e forbici. L'assalitore cominciò a dare colpi violenti sulla porta, con l'intento di sfondarla. Io e Megan aspettammo il momento più opportuno per poi avvicinarci alla serratura e sbloccare la porta: la scatola lo colpì in pieno e io ne approfittai per procurargli un taglio con le forbici all'altezza del polpaccio, in modo tale che avessimo più tempo per fuggire. Mentre fuggivo intravidi di scatto due occhi scuri serrati intenti a fissarmi minacciosi. Ad occhio e croce poteva avere massimo tra 16-17 anni, ma la cosa che mi sorprese più di tutte fu quando lo ferii al polpaccio: il ragazzo non emise alcun gemito di dolore, pareva silenziosamente insofferente a tutto ciò che lo circondava. Rimase a fissare per un po' di tempo il sangue color rosso scuro colare dalla ferita aperta, poi si voltò e mi rivolse un inquietante sorriso che mi fece raggelare il sangue nelle vene

Superammo il corridoio e ci chiudemmo nella classe di italiano, a quell'ora illuminata solo da un raggio di luna piena che giungeva attraverso la finestra. L'unico rumore percepibile era quello dei grilli; dopo esserci leggermente calmate, cominciammo a discutere a bassa voce per escogitare un piano di fuga

"Megan non c'è più tempo, dobbiamo trovare un modo per uscire di qui oppure domani non saremo più in grado di vedere la luce del giorno"

"Lo so, è quello che ti stavo per dire"

D'un tratto feci una considerazione che prima non avevo fatto

"Senti ma se mia madre è riuscita a chiamarmi prima, significa che internet allora c'era no?"

"Sì ma è durato 2.5 secondi, come speri di riuscire ad avere abbastanza tempo per uscire?" Megan fece una pausa, poi si arrestò di colpo

...

"Livrea ho bisogno che tu torni nell'aula professori"

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Dove gli occhi del lupo trovano le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora