Estate 1990
Quando ero piccolo, ricordo che mi portarono una volta al circo. Fu molto interessante: mi piacque soprattutto il domatore di tigri, che aveva un costume molto bello e tutti i felini avevano paura di lui. Aveva una frusta in una mano e una pistola nell'altra, ma non ne faceva mai uso. Diceva che tutte le belve gli ubbidivano, e in effetti nel momento in cui il domatore posava il suo sguardo su una delle tigri, questa improvvisamente diventava docile come un micetto: si posizionava su un piedistallo, si rotolava, faceva persino il morto. E l’orchestra suonava, il pubblico applaudiva, tutti guardavano il domatore e lui faceva inchini da tutte le parti. Era magnifico.
E fu in quel momento che mi prese l’idea di essere anch’io un domatore.
Certo, per cominciare dovevo richiamare lo sguardo di una bestia non tanto grande, dal momento che io ero ancora piccolo. Capivo che bestie così grandi come un leone o una tigre erano ossi troppo duri per me. Mi serviva qualcosa di semplice, ad esempio un cane, ma non molto grande, perché un cane di grossa taglia è una specie di leone in miniatura.
Sarebbe andato bene un cagnolino.
E l'occasione non tardò a presentarsi.
Vicino casa mia c'era un giardinetto che adesso è diventato un centro commerciale. Ma all’epoca ci passai con mia madre. Io giocavo, mamma leggeva un libro e dall’altra parte c'era una signora vestita in modo elegante con un cagnolino. Anche la signora leggeva un libro.
Il cagnolino era una specie di volpino, bianco, e aveva occhi grandi e neri. Con quegli occhioni neri, guardava come se volesse dire “Ti prego, domani! Sono in tuo potere”.
E allora io attraversai il giardino per andare a domare il cagnolino. Mia mamma continuava a leggere, stessa cosa la padrona del cagnolino, quindi non vedevano niente. Il cagnolino era steso sotto la panchina e mi guardava con uno sguardo enigmatico. Io camminai molto lentamente, pensando: “Perché non teme il mio sguardo? Forse avrei dovuto cominciare da un leone, forse ci ha pensato e non vuole essere domato!”.
Faceva molto caldo e io portavo solamente una maglietta smanicata, dei pantaloncini corti e delle ciabattine di gomma. Io camminavo e il cagnolino mi guardava senza abbaiare, ma quando io mi avvicinai del tutto lui fece un salto e mi morse ad un braccio.
Allora si sentì un grande parapiglia in quel giardino. Io che gridavo, mia mamma che gridava e così faceva anche la padrona del cagnolino.
-Ahi! Mi ha morso!
-Lo ha morso!
-Forse perché lui gli ha dato fastidio, dal momento che non morde mai.
Vi lascio capire quanto stesse abbaiando il cagnolino!
Alcuni passanti, incuriositi da quella scena, andarono a vedere. Venne anche un carabiniere che disperse tutti e poi mi prese da una parte.
-Dimmi…gli hai dato fastidio?
-No signore!- risposi. -Lo stavo domando.
-E come ci riuscivi?
-Guardandolo negli occhi…Ma adesso vedo che non può temere lo sguardo dell'uomo.
Il carabiniere si mise a ridere.
-Vedete?- fece la signora. -La colpa è del bambino. Chi gli ha detto di venire a domare il mio cagnolino? In quanto a lei, signora, bisognerebbe multarla dal momento che non si è presa cura di suo figlio.
Scene di pancinismo canino con vent’anni di anticipo.
-Lei non l'ha visto il cartello, signora? I cani non possono entrare. Se fosse stato scritto “I bambini non possono entrare”, avrei fatto una multa alla madre del bambino. Adesso, la multa se la prende Lei e le chiedo di andarsene con il suo cane. Il bimbo gioca, il cane morde. Qui si può giocare, ma non si può mordere. Ma bisogna anche sapere come giocare: il cagnolino non sapeva che intenzione avevi, forse aveva paura che lo mordessi tu. Lui non può saperlo, capisci?
E in un batter d’occhio tutte le mie aspirazioni per essere un domatore erano svanite. Anche grazie a tutte le iniezioni di antirabbica che mi fecero.
Un altro giorno, sempre al parco, mi misi a giocare con un ragazzino che diceva di aver provato a domare un cane di media taglia. Lì però il cane non gli morse il braccio ma le guance. Era comunque più evidente però le iniezioni gliele fecero lo stesso sul braccio.
Adesso indovinate cosa fa?
Bravi: l’addestratore cinofilo!
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Un papà in miniatura
General FictionUn padre racconta un aneddoto della sua vita da piccolo per la figlia malata di covid. Dopo che la narrazione ha avuto un effetto quasi analgesico su di lei, il padre decide di raccontarle altri aneddoti su come è stato lui da piccolo in un periodo...