Estate 1998
Voglio raccontarvi cosa mi successe durante l’estate del 1998. Avevo 14 anni e mi trovavo a fare campo estivo con gli scout. Avevamo scelto un bosco a pochi chilometri da Firenze. Lì vicino c'era un fiume che finiva con una piccola cascata. Sotto la cascata il fiume proseguiva, ma era poco profondo.
-Secondo me non salteresti da lì!- disse un giorno Dario a Danilo.
-Perché, tu sì?- chiesi io.
-Io sì, voi forse no!- rispose Dario.
-Che vorresti dire!?- chiese Alessandro sdegnato. -Guarda che io mi sono buttato da un aereo col paracadute!
-Forse ti sarai buttato dall’aereo, ma non salteresti da qua!- lo provocò Dario.
Solo che non c’era tanto da fidarsi di Alessandro Mancini. Sparava balle così grosse che, se fossero state mattoni, sicuramente avrebbe avuto una brillante carriera come palazzinaro.
-Ma perché devo farlo?- fece Danilo. -Se ci fosse un’emergenza, lo farei!
-Allora io ti inseguo con un coltello e tu ti butti, ok?-
A parlare era stata Paola Marchisio, la più coraggiosa delle ragazze.
-Salta! Salta!- gridarono i ragazzi.
-Ma perché non lo fa lei?- domandò Danilo.
-Salta! Salta!- gridarono i ragazzi, questa volta a Paola.
Io però vidi come Paola diventava pallida in volto e si mordeva le labbra.
-Lei salterà!- esclamai. -Ma secondo me è una cavolata…
-I broccoli siete solo voi, cagasotto!- disse Paola.
-Pure io sono un broccolo?- chiese Danilo.
-Te sei il più broccolone di tutti!- gli rispose Paola.
Danilo arrossì e, molto offeso, le disse:
-Va bene! Sarò anche un broccolone e un cagasotto…ma chi salterà sarò io e non tu!
-Non ci provare!- fece Paola.
Danilo andò verso la cascata. Si levò la camicia restando a petto nudo.
-Allora? Lo faccio?
Tutti risposero di sì, anche Paola. Io cercai di farlo desistere.
-Danilo!- feci. -Ti credevo più intelligente!-
-Eccome se lo è!- ribatté Paola. -Dai, non aver paura, che tanto non salta!
-Certo che lo sono!- ripeté Danilo. -Ascoltatemi! Adesso salto! L’unica responsabile della mia morte sarà Paola Marchisio! E uno…e due…
Io chiusi gli occhi sentii solo Danilo dire che stava saltando ascoltare con attenzione e senti qualcuno che stava prendendo la rincorsa e qualcosa di pesante cadde con un tuffo. Ci fu un silenzio di Tomba si sentivano solo gli uccelli cinguettare quando aprì gli occhi vidi tutti che stavano ridendo a crepapelle tranne Paola Danilo era seduto sulla riva del fiume e disse ridendo.
-Ti avevo detto che avrei saltato e l’ho fatto ma non ho specificato dove.
-Lo sapevo! Fanfarone!- disse Paola quando le risate finirono.
Dopo aver detto qualcosa andò sulla cascata quel momento lo ricordo come fosse ieri questa ragazzina magra dai castani capelli ricci che indossava una maglietta smanicata, dei calzoncini corti beige e delle scarpe da ginnastica blu in piedi davanti alla cascata senza dire niente prese la rincorsa e saltò il salto fu magnifico ma le gambe non la sostenevano e cadde nell'acqua in quel momento si sentiva un urlo e tutti tranne io e Danilo andarono verso il fiume. Danilo si sedette su un sasso ed abbasso lo sguardo io lo guardavo in silenzio rimanemmo in silenzio per un po’ . Per varie volte Danilo apri e chiuse la bocca senza dire una parola alla fine ne pronunciò solo ora.
-Ha saltato!
-Ha saltato sì…- gli feci eco.
Sul fiume sottostante i ragazzi aiutarono Paola a rialzarsi e cominciarono a coccolarla lei felice diceva:
-Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!
-Lei non ha avuto paura. Tu invece…
Danilo non diceva nulla. Era convinto di aver fatto una figuraccia, ma io non ero arrabbiato con lui. Anzi, per sostenerlo, dissi che nemmeno io lo avrei fatto. Mi alzai per vedere quanto era profonda quella cascata, ma non pensavo di buttarmi: volevo solamente sapere come mai Danilo si era spaventato e Paola no. Però la ragione prevalse e volli scendere. Stavo per farlo quando, a un certo punto, si materializzò Fabio Cossu, il Capo Reparto il quale, vedendomi lì, si spaventò e urlò:
-Che cavolo stai facendo!? Scendi da lì!
E credetemi, avrei voluto farlo. Ma vuoi perché il terreno era scivoloso, vuoi perché avevo fatto un movimento brusco, scivolai e caddi dentro la cascata. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a non rompermi né una gamba, né un braccio essendo caduto in quella cascata. Ricordo solamente che qualcosa mi aveva trascinato e mi aveva provocato solamente contusioni e graffi.
-Gagliardo!- esclamò Paola.
Quando mi rialzai e ripresi fiato, notai come tutti mi stavano applaudendo. Nessuno volle credermi quando io mi spiegai dicendo che era stata una caduta involontaria, e non credettero nemmeno a Danilo quando vide come ero scivolato.
-Dai, riconoscilo!- fece, sorridendo. -Anche tu potevi saltare sull'altra riva del fiume, ma adesso ne ho la prova: tu e Paola siete molto coraggiosi. Avete saltato per principio. Lei aveva ragione: sono un cagasotto.
Il giorno seguente Fabio fece a tutti una lavata di capo per quello che era successo ieri pomeriggio. Quella sera stessa, i ragazzi mi presero e mi portarono quasi in trionfo. Nonostante per loro fossi una specie di eroe, io dentro non mi sentivo tale. Consideravo infatti di non essermelo meritato e infatti dicevo:
-Ma no! È stato un incidente, non volevo saltare!
Ma nessuno degli altri mi credeva. E mentre mi portavano in trionfo, capii una cosa: quando ti puniscono per qualcosa, entra la voglia di giustificarsi. Ma se ti elogiano, no. E in quel momento mi stavano elogiando, nonostante dentro mi sentissi come il peggiore dei criminali.Da allora sono passati molti anni e in varie occasioni mi hanno lodato e punito, ma credetemi...Non c’è niente di più offensivo di ricevere un elogio per qualcosa che non si è fatto. A questo punto, meglio essere puniti!
Ricordate questa morale e, per cortesia, non saltate da nessuna altezza, neanche minima.

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Un papà in miniatura
General FictionUn padre racconta un aneddoto della sua vita da piccolo per la figlia malata di covid. Dopo che la narrazione ha avuto un effetto quasi analgesico su di lei, il padre decide di raccontarle altri aneddoti su come è stato lui da piccolo in un periodo...