Primavera 1996
Quando ero piccolo e andavo alla scuola media...perché nel frattempo ero stato promosso dalle elementari alle medie...mi davano molti soprannomi. Anche agli altri lo facevano, però si arrabbiavano meno di me.
Mi chiamavano “professore” perché sapevo cose, “Er poeta” perché scrivevo versi e anche “Er manzo” perché ero un bambino tranquillo, non mi irritavo e non offendevo le ragazzine. Anzi, erano loro stesse che mi chiamavano così ma non per offendermi. I bambini invece lo facevano per quel motivo e mi facevano piangere.
Una volta, quando un professore supplente chiese il mio nome, tutta l'aula gridò "Er Manzo!”. Tutti risero, anche le bambine. Anche il maestro rise, nonostante non avesse capito nulla, e questo mi offese un po’. Ma anche gli altri ragazzini avevano soprannomi: Mariusz Hadzovic era di etnia rom e quindi lo chiamavano “Lo Zingaro”; Marco Gurro invece era tondo come una patata, e quindi lo chiamavano “Er Patata”. Alcuni invece lo avevano in base al cognome, tipo Emanuele Cocchini, detto "Er Cocco". Anche le bambine avevano dei soprannomi, come ad esempio “La Fontana” per quella molto sensibile, “La Spilunga” per quella più alta, quella più bassa invece veniva chiamata “La Nana”. Giuseppe Magliulo aveva i capelli rossi e quindi lo chiamavano “Er Roscio”. Tutti ci eravamo abituati ai soprannomi, tranne me.
Io non volevo essere “il professore” o “er poeta” o “er manzo".
Ma ecco che cosa successe una volta: la professoressa, nonostante sapesse tutti i nostri nomi, ci chiamava per cognome. Quando uno rispondeva correttamente a una domanda diceva, ad esempio, “Bene Lisa” o “Oggi voglio fare i complimenti a Marco” e noi apprezzavamo questo. Sapevamo che Carla Di Maio non faceva i complimenti invano o metteva in punizione così tanto per ed era una persona molto giusta. Ed ovviamente non le piacevano i soprannomi.
Un giorno ci disse:
-Io so che in classe tutti avete i vostri soprannomi e considero una sciocchezza dare un soprannome a una persona per il semplice fatto di essere basso di statura o avere i capelli rossi. Perché vi mancate così di rispetto?
E noi promettemmo non farlo più. Durante qualche tempo mantenemmo la nostra parola, finché in classe si sentirono di nuovo volare nomi tipo “Er Roscio” o anche “A Zingaro!”. Allora Carla Di Maio dovette prendere provvedimenti. Nel consiglio di classe, di cui era coordinatrice, disse:
-Ed ecco il rendimento scolastico dei vostri figli: "La Spinosa” va bene in tutte le materie ma parla molto; “Er Patata” va bene in matematica, ma mi preoccupa la situazione riguardo alle altre materie dato che fa molti errori. “La Spilunga” risponde molto bene, ma quando fa i compiti lascia a desiderare. “Er Roscio” è il miglior disegnatore della classe ma deve praticare di più la lettura a voce alta. “La Fontana” e “La Bella Addormentata” risolvono male gli esercizi: devono fare un ripassino di matematica. Io le farei studiare con “Er Sordo”.
-Non capisco!- fece il rappresentante dei genitori. -Chi è “Er Sordo”? E chi sono “la Spilunga” e “la Spinosa”?
-Non dovete chiedere a me A tutte queste risposte sapranno rispondere i vostri figli, che sono gli autori di questi sciocchi soprannomi. Fintantoché continueranno a chiamarsi in quei modi, da me non sentirete i loro veri nomi.
I genitori tornarono a casa molto meravigliati: provavano vergogna per noi. Dissero che Carla Di Maio voleva lasciare la classe, e questo ci fece molto effetto. Ci spaventiamo e non ci chiamammo mai più con i soprannomi. Solo a me continuarono a chiamarmi “Er Manzo” e in questo caso nemmeno la prof poté evitarlo. Mi abituai poco a poco e ancora adesso permetto ai miei vecchi amici di chiamarmi “Er Manzo”, specialmente alle ragazze che sono state le vere inventrici di quel nome.

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Un papà in miniatura
General FictionUn padre racconta un aneddoto della sua vita da piccolo per la figlia malata di covid. Dopo che la narrazione ha avuto un effetto quasi analgesico su di lei, il padre decide di raccontarle altri aneddoti su come è stato lui da piccolo in un periodo...